Blitz a Bagheria con 8 arresti e sventato un omicidio.Alla guida del clan Massimiliano Ficano

di Ambra Drago
I carabinieri hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 8 persone, emesso su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Sono ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e vendita di armi clandestine, estorsione, lesioni personali aggravate, reati tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.L’indagine “Persefone”  ha sventato il progetto di un omicidio e assestato un duro colpo al riassetto della famiglia mafiosa di Bagheria.
Il posto di comando è stato assunto da Massimiliano Ficano, 46 enne, uscito dal carcere e ritenuto uno dei favoreggiatori della latitanza del boss Provenzano.Sarebbe stato Ficano la persona che ha acquistato la macchina da scrivere del boss corleonese con la quale scriveva i famosi "pizzini". Ficano al comando avrebbe tentato di ridimensionare il ruolo di  Catalano relegandolo in posizione subordinata, con compiti esclusivamente connessi alla gestione del traffico di stupefacenti.I due capi famiglia, nonostante il travagliato avvicendamento al vertice, si sarebbero impegnati nel mantenere il controllo del territorio, imponendo la commissione di estorsioni e, soprattutto, assumendo la ferrea direzione delle piazze di spaccio di stupefacenti. Tali scelte operative sarebbero state il frutto di una precisa strategia delineata da  Massimo Ficano. Quest’ultimo infatti, nel corso di una conversazione intercettata con un suo stretto collaboratore, affermava che in questo momento le attività più remunerative per la famiglia mafiosa di Bagheria erano costituite dalla gestione di centri scommesse e dal traffico di sostanze stupefacenti.Nonostante tale scelta strategica di puntare su scommesse e stupefacenti, non sarebbe comunque venuto del tutto meno l’impegno estorsivo. L’attività tecnica degli investigatori infatti, ha permesso di accertare una condotta estorsiva di Catalano nei confronti dei titolari di un panificio, colpevole di produrre dolci che, considerata la vicinanza dell’attività ad un bar gestito da un soggetto vicino alla famiglia bagherese di Cosa Nostra, danneggiavano economicamente il titolare. Inoltre le indagini hanno scoperto la centralitá di Ficano, che si sarebbe imposto sul territorio  anche con metodi violenti.Inoltre 
 poteva contare su una nutrita compagine di sodali (fra i quali gli indagati ‘Gino’ CATALANO (ex reggente), Bartolomeo SCADUTO, Giuseppe CANNATA, Salvatore D’ACQUISTO, Giuseppe SANZONE e Carmelo FRICANO) dediti al  controllo criminale del territorio.
 L'autoritá del boss FICANO era però stata messa di recente in discussione da Fabio Tripoli, apparentemente estraneo al contesto mafioso. Sempre Tripoli era stato violento verso la compagna e il padre (per tali maltrattamenti in famiglia è stato, anche lui  arrestato). La reazione del sodalizio all’atteggiamento sfrontato di Tripolo e alla sua ritrosia a sottostare ai ‘divieti’ imposti dai mafiosi per riportare ordine nel territorio da loro controllato non è tardata ad arrivare. Su mandato di Ficano, sei soggetti (tra cui gli indagati Scaduto e Cannata ) lo avrebbero  selvaggiamente picchiato, cagionandogli un trauma cranico ed un trauma alla mano. Tripoli, avrebbe deciso di armarsi di una accetta e diffondeva in giro di essere intenzionato a dare fuoco a un locale da poco inaugurato dal boss Ficano. Visto il pubblico affronto, Ficano e Scaduto sentenziavano l’eliminazione di Tripoli, pianificandone nel dettaglio l’omicidio.
Ficano, subito dopo aver dato ordine si sarebbe allontano dal territorio sottolineano gli investigatori  sia per costituirsi un alibi che per darsi alla fuga per il pericolo di essere arrestato.Nell'operazione è stato arrestato anche Carmelo Fricano, quest’ultimo è un imprenditore edile ritenuto vicino al clan, ritenuto prestanome del  padrino bagherese, l’ergastolano Leonardo Greco.  




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