Bambini e mogli pusher. Blitz dei carabinieri allo Sperone, 57 arresti

Blitz antidroga dei carabinieri nel quartiere dello Sperone diventato un supermarket della droga a cielo aperto. Ben trentasette persone sono finite in carcere, venti ai domiciliari, è scattato pure un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per i tre ragazzi, (ormai maggiorenni) la procura per i minorenni ha disposto invece un avviso di garanzia, che contesta l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Le indagini dei carabinieri di San Lorenzo sono durate da febbraio a luglio 2018 e nel corso delle quali sarebbe emersa un'organizzazione criminale dedita allo spaccio. Tra gli aspetti di rilievo vi è il coinvolgimento negli illeciti traffici di interi nuclei familiari, pronti ad avvalersi anche di minorenni per la cessione di stupefacenti. Le indagini avrebbero svelato  come gli spacciatori usassero, indistintamente, gli inospitali meandri degli edifici, le strette vie del quartiere, le abitazioni dei promotori e, addirittura, le camerette dei figli minori, con funzioni di stoccaggio, lavorazione e spaccio di stupefacenti.

"Sempre secondo, sottolineano dal comando provinciale dei carabinieri sarebbero emersi gravi indizi". In particolare 
l’attività di spaccio sarebbe avvenuta nei pressi della scuola del quartiere (aggravante riconosciuta nel provvedimento cautelare eseguito), in favore di innumerevoli acquirenti che accorrevano anche da altre province siciliane. 
Gli investigatori sono riusciti a risalire  ai due canali di approvvigionamento degli stupefacenti, gestiti da 3 degli odierni indagati, con precedenti penali e gravitanti nell’orbita della criminalità organizzata. I carabinieri sarebbero riusciti a delineare l’organigramma dell’associazione, con un vertice che gestiva il rifornimento, le strategie di spaccio e raccoglieva i proventi dell’attività, da cui dipendevano ben tre distinte compagini criminali, ognuna con a capo una famiglia che organizzava autonomamente la propria “piazza di spaccio” e impartiva precise direttive ai propri pusher.  Mentre un ruolo fondamentale è stato riconosciuto alle madri, alle mogli e alle conviventi dei capi delle compagini, le quali collaboravano nella direzione delle attività criminali, nei contatti con i fornitori e nel tenere la contabilità delle ‘piazze di spaccio’, pronte anche a subentrare, all’occorrenza, garantire continuità allo spaccio in caso di arresto di uno dei promotori. Il presunto sodalizio criminale aveva a disposizione magazzini e interi appartamenti, in cui i sodali si riunivano per decidere le strategie dell’organizzazione, spartirsi i proventi o rifornire i pusher. Questi erano organizzati su turni per garantirne la piena attività anche in orario notturno. piazze di spaccio garantivano ai tre sodalizi consistenti profitti, stimati nell’ordine di 1,5 milioni di euro su base annua. "Nel corso dell’attività sottolineano dal comando provinciale dei carabinieri- sono già state arrestate in flagranza di reato 37 persone, segnalate alla locale Prefettura quali acquirenti 56 soggetti e sequestrati circa 3 kg di stupefacente e oltre 6.000 euro in contanti."




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