Un incontro a due anni dalla scomparsa e l'idea di dedicare presto un luogo a Vincenzo Mineo l'anima dell'aula Bunker

di Ambra Drago
L' idea di dedicare un'aula o una camera di Consiglio del bunker a Enzo Mineo lanciata dal dott. De Gregorio e stata ampiamente sposata dal Presidente di Corte d' Appello Frasca e salutata da un lungo applauso. É iniziato così il pomeriggio di ricordo riservato a un gentiluomo amante del suo lavoro. Ad appena 33 anni chiamato a gestire da persona interna all'amministrazione giudiziaria un momento storico ovvero il Maxiprocesso. Prima di entrare a pieno nel tema del convegno non poteva mancare l'analisi del contesto sociale in cui si svolse il Maxiprocesso. Viene ricordato il ruolo centrale del primo Pool antimafia e che Rocco Chinnici insieme agli altri colsero l'importanza di lavorare in gruppo nell'analisi del fenomeno mafioso sino a quel momento ignorato. "Il Maxiprocesso iniziò con qualche difficoltà come ad esempio la scelta del presidente della Corte d' Assise. Dopo diversi rifiuti da molti presidenti di sezione fu il Presidente Giordano, proveniente dal civile ad accettare".  Una decisione e una scelta che come ha detto l'avvocato Stefano Giordano, figlio del Presidente, merita di essere ricordata a due anni dalla sua morte. Un legame quello tra il Presidente e Mineo forte fondato sulla stima come ha ricordato nel video messaggio l'avvocato Giordano. E nelle gabbie del Bunker erano 475 gli imputati e 200 i difensori che furono ospitati nell' "astronave verde" realizzata in meno di nove mesi con una rivoluzione da ogni punto di vista. Franco Donarelli che all'epoca collaborava nel giornale L'Ora riuscì tenendo a mente tutto e avendo come riferimento metrico una sedia a riprodurre in un eccezionale articolo di giornale nel quel vi era inserita la foto di quella che sarebbe stata l' aula Bunker. Un articolo che da Mineo non venne salutato con gradimento dato il momento storico e delicato ma che come ha avuto modo di sottolineare Donarelli dopo anni venne ricordato con più leggerezza.
E chiunque negli anni modo di varcare quella soglia a qualsiasi titolo incontrava il volto garbato e gentile di Vincenzo Mineo che fu definito dall' ex presidente del Senato e magistrato Pietro Grasso " l'anima del bunker".
"Ne era la memoria storica aggiunge il Presidente della Corte d'appello Frasca. Il suo spirito ironico, la sua competenza riusciva a risolvere tutte le problematiche . Non ostentata nulla, lui faceva il proprio lavoro anche anche quando invece il suo impegno andava oltre . Noi vorremmo digitalizzare gli atti del Maxiprocesso e questo credo sia un modo per perpetuare un ricordo".
Successivamente ha preso la parola il neo Presidente del Tribunale, Piergiorgio Morosini:" Io l' ho conosciuto come il "Virgilio dell'aula Bunker". Lo era con noi che provenivamo da altre parte di Italia. É stato importante per la decodificazione di questa realtá. Devo dire che come giudice che ha svolto diverse udienze in quell' aula, quello che apprezzavo di Enzo Mineo è mi aiutava era la sua capacità di presentare le cose in modo corretto e equilibrato. Sempre disponibile e costruttivo e questi sono doti molto importanti per chi opera nella giurisdizione. Lui ha dimostrato di credere nella giurisdizione in modo collettivo. L'organizzazione del Maxiprocesso é espressione dell'intelligenza di questa terra. E poi il valore della memoria di cui Enzo ne é stato portatore. Il fatto che a distanza di anni arrivavano nell'Aula bunker ragazzi anche stranieri e avevano una guida, Enzo, che era eccezionale. Una memoria per costruire il futuro e Enzo ne era parte".
La Presidente dell'Anm sezione e di Palermo, Clelia Maltese:" Io ho solo incrociato Enzo. E allora mi sono messa a cercare notizie a rileggere le interviste e sono d'accordo con quanto detto, ovvero Mineo era un "Virgilio dell'aula Bunker". Non oso immaginare quanto sia stato difficile organizzare il Maxi processo anche sotto il profilo della sicurezza. Quello che mi ha colpito é proprio questa sua saggezza. Lui non ostentava mai ne nel suo lavoro ne della stima che aveva da persone del calibro di Falcone e Borsellino". Un pomeriggio di ricordo voluto fortemente anche dal Presidente della Fondazione "Progetto Legalitá, il giá procuratore Lenardo Agueci." Enzo Mineo é stato protagonista di quella realtá del Maxi e anche dopo. Pensate cosa doveva essere per lui gestire quel Processo.É stato un ruolo silenzioso di Mineo. La sua presenza preziosa e costante. Consentitemi di aprire il cassetto dei ricordi. Io arrivai qui a Palermo nel 1992' precisamente a luglio e ho potuto dare un contributo al lavoro solo dopo le Stragi. Bisogna studiare, respirare questi uffici per riuscire a conoscere i fatti-reati ma anche per conoscere i colleghi. Non sempre é facile il dialogo, spesso ognuno vuole dare importanza al proprio ruolo ma io cercavo chi in modo discreto mi raccontasse quello che era avvenuto. Ecco che lo chiedevo a Enzo. Abbiamo parlato sempre più spesso ed il nostro rapporto é cresciuto. E posso dire che il nostro rapporto é andato oltre anche dopo il lavoro e ne sento tanto la sua mancanza. Lui non andava on TV, non sbandierata, era un testimone discreto e disponibile a far conoscere quello che era avvenuto e sfociato nel Maxiprocesso". L'intenso momento di ricordo é stato moderato dal giornalista Roberto Greco. "
Ho conosciuto Vincenzo Mineo di recente, sottolinea Greco, ma a un anno dalla sua scomparsa merita questo pomeriggio". Un incontro quello di Greco con Mineo ricordato con il lancio di un video con un'intensa intervista realizzata durante una trasmissione radiofonica. Un servizio da dove emerge la semplicità e nello stesso tempo il valore e la dedizione di Mineo per il suo lavoro". Da qui una carrellata di testimonianze e ricordi di giornalisti come Daniele Billitteri, Enzo Mignosi, Franco Nicastro. Il saluto commosso del giudice Leonardo Guarnotta per citarne alcuni. Dall' 8 novembre 1985 giorno del rinvio a giudizio per gli imputati del Maxi ad appena 33 anni Mineo con umiltà e passione é entrato nella memoria indelebile di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Una memoria che merita di essere tramandata alle future generazioni. "Quelli che seppur protagonisti non hanno mai ostentato di esserlo stato conclude il giornalista Greco, credo che questa frase racchiuda l'essenza di Mineo". Un momento di condivisione e affetto salutato con emozione dalla moglie di Mineo, Ester e dai suoi figli.

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