Ricordati a villa Filippina i "genitori coraggio" Vincenzo Agostino e Augusta Schiera e la loro battaglia alla ricerca della verità

di Ambra Drago
Un ricordo di Vincenzo Agostino e Augusta Schiera si è svolto a villa Filippina a Palermo. I "genitori coraggio" così definiti per il loro impegno costante in giro per l'Italia per portare avanti la memoria di quanto accaduto trentacinque anni fa sul lungomare di Villagrazia di Carini dove l'agente Nino Agostino venne ucciso insieme alla moglie Ida Castelluccio e al bimbo che portava in grembo. Vincenzo e Augusta, morti a distanza di pochi anni  hanno atteso una verità e nel frattempo non si sono arresi, hanno parlato con intere generazioni. Viaggi lunghi e a volte estenuanti condivisi non solo con i "nipoti acquisiti" così li chiamava Vincenzo, ovvero i ragazzi che dal 2016 lo scortavano ma anche con il nipote Nino Morana Agostino (figlio di Flora).
Un'eredità che il giovane Nino, ormai studente universitario e a un passo dalla laurea in Giurisprudenza, vuole portare avanti con impegno e dedizione come racconta :"Certo la responsabilità l'ho avvertita sin da subito confida Nino. Ne ho avuto ancor di più consapevolezza nel 2019 quando è morta nonna Augusta e da quel momento ho accompagnato il nonno in tutta Italia. Poi quando lui è morto devo dire che di fatto è stato naturale ereditare il testimone. Loro, se si può dire così, mi hanno fatto trovare la strada pronta. Appunto perchè questa responsabilità è importante ed è giusto che non la porti da solo abbiamo pensato di organizzare questa serata insieme a tutti coloro che in questi anni si sono interfacciati con loro. Associazioni, amici,  Antimafiaduemila, Our Voice, il SIAP, la Biblioteca sociale Rossella Noviello, l'associazione Cassaro Alto (presente la presidente Giovanna Analdi) e poi la Casa di Paolo ( con Roberta Gaetani, figlia di Rita e nipote di Paolo Borsellino) e il Museo dell'Acciuga con Michelangelo Balistreri.
 Io mi sento di dire cosa mi dicevano loro: "Fin quando siamo uniti possiamo andare avanti . Se siamo soli non riusciremo ad avere verità giustizia non solo per i miei zii ma anche per tutte le altre vittime. "Abbiamo chiesto qual è il sogno di Nino Morana. " Oltre ad avere una verità sogbo una città libera dalla mafia nella speranza di consegnare una città migliore anche al mio nipotino che tra poco nascerà".
L'evento è stato moderato da Nino Morana Agostino e Marta Capaccioni. Diversi i momenti di ricordo avvenuti attraverso aneddoti e racconti di chi ha anche avuto la possibilità di conoscere Vincenzo e Augusto e chi ha vissuto quel momento storico.
Come il già sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, oggi europarlamentare AVS. " E' una storia familiare esemplare. Una famiglia unita alternativaa famiglie che sono state condizionate da una cultura mafiosa. Un esempio di chiamta a raccolta di quanto credono che sia importante avere una giustizia in uno stato di diritto e di quanto è importante avere la verità. purtroppio a quelllo che sta ancora emergendo è la conferma che non possiamo fare affidamento solo a nella giustizia dei tribunali. Chiediamo la verità storica e ovviamente pretendiamo giustizio. Bisogna non rinunciare al diritto alal verità che pretendiamo".
Presente alla manifestazione anche Renato Cortese, già Questore di Palermo, oggi Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato che ha voluto portare il suo ricordo:"Io credo che la forza di Vincenzo e Augusta sia stato quello di trasformare il dolore in speranza.Un ponte di vita. Vincenzo lo ricordo come un uomo composto nel suo dolore. Ha parlato con intere generazioni, non solo di siciliani però sempre implacabile nella denuncia di una Palermo che soffre. Con il suo esempio ci ha indicato la strada per la giustizia, che è una via che si percorre lentamente, passo dopo passo, con pazienza e tenacia.Lui è stato testimone di una rivoluzione gentile che passa attraverso cose piccole ma in realtà sono grandi.Vincenzo era un guerriero moderno, la sua era un'armatura che rappresentano le regole del vivere civile.Era quella antimafia sociale che serve per contrastare la criminalità.Serve che contatto con tutti gli attori sociali e istituzionali.
Io ricordo Vincenzo con la sua barba, quando nella mia vita precedente facevo l'investigatore.Dalla Squadra Mobile vedevamo questo uomo che ci stava vicino nei momenti in cui anche venivano a festeggiare i nostri risultati.Poi l'ho
conosciuto meglio quando sono stato Questore, le nostre lunghe chiacchierate.E non c'era una volta in cui non veniva a Roma e non ci vedevamo. Mi diceva devo salutarla perché altrimenti non ho il coraggio di andare avanti niente sapendo conclude Cortese che era lui con la sua tenacia a essere esempio Credo che Vincenzo ci abbia donato tanto".

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