Chiusura dell’Anno Giubilare Rosaliano, l'omelia dell'arcivescovo Lorefice: " Curare l'uomo nascosto nel cuore non in forma narcisistica. Giovani siate liberi e costruttori di futuro"

"In questo Giubileo Rosaliano, nel IV Centenario del ritrovamento delle Reliquie della Santa eremita qui a Montepellegrino 
quella di Rosalia De’ Sinibaldi non è stata una fuga egoistica e sterile dalla vita, dagli altri, dalle responsabilità umane, dalla città, in dispregio delle cose terrene. Ma la conoscenza di un amore più grande e irresistibile. Ammiriamola nelle parole di S. Paolo ai Filippesi ascoltate come seconda lettura biblica:«Per lui [Cristo Gesù, mio Signore] ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura (σκύβαλα, sterco), per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, […] perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti».
Quello di Rosalia è un atto dettato da una lucida scelta d’amore per Dio («L’amato mio!»: che comporta la libertà di rinnegare sé stessi, di decentrarsi per predisporsi all’offerta totale e definitiva di sé, di tutto il proprio essere, del proprio corpo – «in carne mea» –, cioè della propria vita, in tutte le sue dimensioni: fisica, spirituale, intellettiva, volitiva, emotiva.
Se è vero dunque che il martirio è «il segno più alto della carità verso Dio e verso gli uomini», allora anche quello di Rosalia è martirio, martirio anacoretico: dono di sé a Dio nella solitudine dell’eremo. Rosalia martire: testimone di una vita totalmente donata, di un “corpo offerto” anche dopo secoli dalla sua morte, corpo diventato dal 1624 antidoto ed energia di vita sullo strapotere mortifero delle pesti di ieri e di oggi. 
Rosalia, Martire dell’amore, aiuta a ridestare il fuoco dell’amore nei nostri cuori assopiti, pietrificati. Ritrovare, aprirsi a Dio, fondamento di vera speranza per una rinascita e una trasfigurazione della nostra vita personale, ecclesiale e civile.
La nostra Santuzza ci ha accompagnati in questo cammino Giubilare. Ci ha fatto ritrovare l’energia – la fede in Gesù Cristo (la relazione d’amore con il Crocifisso Risorto) – che ha segnato e determinato tutta la sua vita, che ha dato un’altra vitalità al suo corpo anche oltre la sua morte. S. Rosalia ci ha riconsegnato uno ‘sguardo nuovo’ per un lucido discernimento sulle realtà che viviamo giù, ai piedi di questa montagna, in Città, nelle nostre case, nei nostri quartieri, nelle nostre comunità cristiane, nei luoghi del nostro impegno quotidiano, del nostro itinerario terreno di pellegrini verso la patria celeste, verso «un nuovo cielo e una nuova terra» .
Un Anno Giubilare è sempre tempo opportuno di trasformazione, di trasfigurazione della nostra vita. Cosa ci lascia come eredità il Giubileo Rosaliano, il “martirio” di Rosalia? Prendersi cura di sé. Oggi viviamo nell’epoca dell’esasperazione della cura “dell’uomo esteriore” e abbiamo dimenticato la cura dell’«uomo nascosto nel cuore».  Occorre amarsi non in forma narcisistica bensì prendendosi cura di sé stessi e farlo prendendosi cura di Dio, coltivando e alimentando la Sua presenza in noi, per amarlo «con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,5). Per appartenere solo a lui, liberi dai falsi dèi che oggi ci schiavizzano. Se siamo idolatri non siamo cristiani!
Amare il prossimo e prendersi cura degli altri, amare il Creato, sentirne il gemito e prendersi cura di tutte le creature; amare la Casa comune che ospita l’unica famiglia umana e prendersene cura perché cresca come giardino fecondo e come casa fraterna che cresce nella pace.
Noi tutti conosciamo le ferite delle nostre Città e in esse delle nostre case, come anche quelle del Pianeta, della Casa comune.
Nella Città troppe sofferenze, troppe morti, le più assurde, come è assurda l’eliminazione di
uomini giusti per mano mafiosa o per violenza domestica. Per uscire dalla noia oggi si uccide o si appicca il fuoco, per emanciparsi si alza la mano contro quelli della stessa casa. Le vite dei nostri figli lluse, piegate e spezzate dalle nuove droghe; la diffusione di relazioni violente e aggressive tra le nuove generazioni, specialmente nei luoghi di ritrovo, di linguaggi avvelenati dalla menzogna e dall’odio.
Sopravanza una cultura del sopruso e della morte.
La Città, deturpata dalla perdita del senso civico, è incapace di trovare soluzioni e di far fronte all’emergenza rifiuti acuita a motivo di nefasti interessi speculativi e di equilibri politici. Tormentata da vecchie e nuove povertà, per il venir meno delle condizioni essenziali di una vita dignitosa (una terra,
una casa, un lavoro), produce “scarti umani”, specie nelle periferie urbane ed esistenziali.
Conosciamo la malattia mortale della Casa comune-Terra. Fenomeni atmosferici devastanti causati dal cambiamento climatico provocato dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse e dalla mancanza di cura ecologica. Carestie e pandemie, tempeste di calore, siccità, alluvioni, eventi estremi
che si moltiplicano. Anche la Creazione è sfigurata e attende la propria trasfigurazione .
Il Pianeta è sfigurato anche dai conflitti armati. Dalle assurde guerre che deturpano il volto dell’umanità, seminano lacerazioni, distruzione e morte, annientano infrastrutture, radono al suolo ospedali e scuole, il patrimonio culturale, artistico e religioso. Conflitti che provocano nuovi esodi e
migrazioni. Il Mediterraneo si è trasformato in un grande e anonimo cimitero".
Poi un invito a tutti i fedeli e ai giovani. 
"Rosalia in questo Anno Giubilare ci ha parlato e ci ha chiesto di cambiare sguardo, di vegliare su di noi stessi, di essere intelligenti, di avere la sapienza del cuore e una fede cristiforme “che opera per mezzo della carità” 
Rosalia ci invita ad essere custodi dei nostri fratelli e sorelle in umanità e custodi delle ‘con- creature’ con le quali ‘con-viviamo’. Il corpo di Rosalia in mezzo a noi ci provoca ad essere custodi di fraternità, custodi della Città e della Terra. Animatori della cultura della vita. A voi giovani per primi Rosalia si rivolge. Siate come lei! Liberi nel Signore. Costruttori di futuro!".

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