Li guidano ragazzi, spesso giovanissimi poco più che bambini, ma anche adulti che credono – e peggio ancora, si comportano come se fossero – al di sopra delle regole. È l’idea tossica che la legge valga per gli altri, mai per sé stessi. Non è solo un problema di sicurezza: è una questione morale e civile. L’innovazione non può diventare l’alibi del disordine, né la coperta dietro cui nascondere l’illegalità quotidiana. Una società che accetta questo atteggiamento smette, un pezzo alla volta, di credere nelle regole e nella comunità. Da rappresentanti delle Istituzioni abbiamo il dovere di dire basta a questa deriva. La libertà non è anarchia, la modernità non può coincidere con l’assenza di responsabilità. Palermo è e deve essere una città dove il rispetto delle regole è sinonimo di civiltà, dove la legalità non è un optional ma il fondamento stesso del vivere comune. Il contrasto a questo fenomeno di degrado però non può essere demandato solo ai Comuni: servono regole chiare ed un deciso intervento normativo, mezzi targati e con obbligo di assicurazione, strumenti per rendere i controlli e le sanzioni realmente efficaci. Serve cambiare approccio, non affrontandolo come un tema di mobilità ma come un serio problema sociale e culturale. Perché la vera innovazione non è quella che sfreccia senza limiti: è quella che insegna a fermarsi quando è giusto farlo, è quella che non sacrifica l’ordine, le regole, la sicurezza e il rispetto sull’altare del progresso". Domenico Bonanno, capogruppo della Democrazia Cristiana al Consiglio Comunale di Palermo
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Motorini elettrici e il senso smarrito delle regole
"C’è un’invasione silenziosa che attraversa le nostre città. Non è fatta di rumori, ma di biciclette elettriche - che nulla hanno di biciclette - che sfrecciano ovunque: sui marciapiedi, contromano, tra la gente, in barba ad ogni regola. Sembrano simbolo di modernità, ma in realtà raccontano qualcosa di più profondo e preoccupante: un’involuzione culturale ed un senso di impunità che si è insinuato nel nostro vivere quotidiano. Questi mezzi, senza targa e senza assicurazione, spesso modificati per ovviare ai limiti di velocità, sono il riflesso di una cultura che si sta abituando al “tutto è concesso”.
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