Castelvetrano e Campobello: 35 avvisi di garanzia

Castelvetrano. In 34, da varie parti della Sicilia, andavano a rifornirsi di droghe da smerciare nei loro comuni di residenza dal 32enne calciatore palermitano S. M., ma individuati dai carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia, al termine di una complessa indagine, nei giorni scorsi i 35 pusher sono stati tutti raggiunti da informazioni di garanzia emesse a loro carico dalla Procura della Repubblica di Marsala che gli ha contestato il reato di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.
I militari dell'Arma hanno pedinato, osservato le mosse e intercettato per due anni, dal 2008 al 2010, i 35 indagati, che hanno un'età compresa tra i 23 e i 49 anni, raccogliendo una serie di elementi di prova a loro carico e sequestrando circa tre chilogrammi di droga tra hashish, eroina e cocaina
Adesso la Procura lilibetana, dopo avere esaminato i faldoni delle indagini e avere concordato con le conclusioni alle quali sono giunti tre anni fa circa gli investigatori, ha emesso gli avvisi di garanzia finalizzati a smantellare la rete di spacciatori che agiva in parte in provincia di Trapani, a Castelvetrano e Campobello di Mazara, in parte in provincia di Agrigento, a San Giovanni Gemini, Cammarata, Licata e Santo Stefano di Quisquina oltre che a Pietraperzia, in provincia di Enna, a San Marco D'Alunzio, in provincia di Messina e a Palermo.
Nel corso delle investigazioni i carabinieri del Norm hanno accertato che a rifornire gli spacciatori, nel capoluogo siciliano, era sempre la stessa persona: S. M., all'epoca dei fatti calciatore della squadra palermitana "Stella d'Oriente", nome che poi è stato dato all'indagine. Secondo una stima il volume di affari realizzato dall'atleta con l'illecita attività si sarebbe aggirato intorno ai diecimila euro a settimana.
Dalle indagini dei militari dell'Arma è anche emerso che i pusher castelvetranesi che andavano a rifornirsi da S. M. facevano a loro volta da "grossisti" per altri spacciatori del territorio, quelli che poi cedevano le sostanze stupefacenti direttamente ai tossicodipendenti. Ma vi è anche di più. Nel centro belicino è stato registrato un fatto prima di allora mai rilevato. In pratica i pusher smerciavano pure farmaci considerati droghe, tra cui il "Subutex", medicina che produce effetti simili a quelli della morfina e che da qualche anno viene fornita dai Sert ai tossicodipendenti in alternativa al metadone.
Margherita Leggio (LA SICILIA)

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