Crisi: Cappello “se l’Italia brucia, la Sicilia e’ in cenere”

Se la situazione e’ pesante al Nord, al Sud il grido d’allarme e’ ancora più’ forte. “Andremo a Torino per riprenderci la nostra dignità  di imprenditori. Se l’Italia brucia, la Sicilia e’ in cenere”. E’ quanto afferma Giorgio Cappello, presidente della Piccola Industria di Confindustria Sicilia, in un’intervista al Sole 24 Ore. L’industria per eccellenza in Sicilia, dice Cappello, e’ la Pubblica amministrazione, che non paga e che ha difficoltà  pesanti. C’e’ il rischio, spiega, che si possano perdere a breve 1.600
posti nel campo della formazione. Solo nell'edilizia nel 2012 ne sono stati persi 75 mila. “In teoria dovremmo essere al centro del Mediterraneo, ma non ci sono strutture di collegamento, per spedire un container a Tunisi dobbiamo mandarlo a Genova”, continua Cappello. “Anche il turismo, che potrebbe essere un grande volano, non decolla. E le aziende sono penalizzate sotto tanti punti di vista, per esempio -, dice Cappello -, con l’Irap, che in Sicilia ha un’aliquota del 4,85%, tra le più  alte d’Italia. Un’imposta rapina, che colpisce chi ha più  lavoratori e più  interessi passivi. Vogliano, che il governo senta, che prenda decisioni. Per evitare che l’Italia, ancora oggi il secondo paese manifatturiero d’Europa, si avvii a perdere questa sua grande ricchezza che ha permesso sviluppo e occupazione”.
 (ITALPRESS)

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