“Il ripensamento del Commissario della Provincia Regionale di Agrigento e la riconferma nel cda del CUPA di Maria Immordino restituisce un minimo di agibilità per avviare un immediato chiarimento tra i soci, sul futuro del Polo Universitario di Agrigento. Un ripensamento che contribuisce a fugare quelle perplessità suscitate dalle modalità con cui si era proceduto all’azzeramento del vertice del CUPA in un momento così delicato per la vita del Consorzio”. Inizia così una nota stampa del presidente della Camera di Commercio di Agrigento, Vittorio Messina, che prima della decisione del dott. Infurnari di azzerare il vertice del Polo universitario, tramite una lettera inviata anche al presidente della Regione e al Rettore dell'Ateneo palermitano, aveva chiesto un incontro per scongiurare l'ipotesi della chiusura di una infrastruttura così importante per lo sviluppo del territorio, a seguito della liquidazione dell'Ente Provincia.
“La mia sollecitazione – sottolinea Vittorio Messina - non trascurava certo le difficoltà finanziarie con le quali i soci devono fare i conti ne tanto meno le non esaltanti performances di una gestione del CUPA, che certo non si possono addebitare in toto alla gestione della professoressa Immordino, ma che hanno segnato un deterioramento della immagine del Polo agrigentino, mancando di esprimere un progetto più maturo, legato al territorio non solo per raccoglierne i bisogni, ma soprattutto per innalzarne il livello di domanda culturale”.
“Oggi – continua Messina - occorre un progetto serio e non rinunciatario, sul quale i soci devono fare fronte comune e dialogare con l’ateneo palermitano perchè Agrigento e la sua provincia non hanno bisogno di un Polo universitario che vivacchia degradandosi culturalmente e alimentando illusioni nei suoi studenti. Se questo è il futuro possibile, occorre il coraggio delle scelte. I nostri giovani, infatti, hanno diritto ad una formazione in crescita, le amministrazioni pubbliche hanno la responsabilità di assecondarne il percorso. Non è detto che tutto passi dall’università sotto casa, da difendere e sostenere solo se, come ora avviene, ha valore in sé”.
“Quindi i soci del CUPA – aggiunge il presidente della Camera di Commercio - hanno due strade percorribili: la prima, più congeniale alla recente storia locale, consiste nel cercare soggetti finanziatori anche alternativi tali da fornire garanzia di continuità del livello qualitativo dei corsi di laurea; la seconda, più ingrata contempla la chiusura di un'esperienza che ad oggi ha rappresentato l'espressione più alta di un'azione politica capace di guardare al futuro della nostra provincia. Nella prima ipotesi è indispensabile che la Regione faccia il massimo sforzo per assicurare un impegno finanziario adeguato dal quale dipenderà la presenza dell’Università in provincia di Agrigento, così come nelle altre realtà dell’Isola dove insistono sedi decentrate di corsi di laurea. Altre soluzioni reali non si intravedono – conclude Vittorio Messina - a meno di non ridurre un tema così complesso ad una questione di pura visibilità momentanea”
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