Palermo 7 novembre 2015 – La Fiom Cgil oggi in Confindustria ha ribadito il suo no alla cassa integrazione ritenendola “ingiusta, ingiustificata e arbitraria”. Il sindacato ha motivato ampiamente le ragioni del dissenso, che non sono però state messe a verbale durante l’incontro. Lo rende noto la Fiom ai margini della firma dell’accordo sulla cassa integrazione, che i metalmeccanici della Cgil non hanno sottoscritto. La Fiom invierà una nota formale a Fincantieri, Confindustria e all’Inps, per rimarcare il fatto che le rivendicazioni della Fiom non siano state verbalizzate.
“La cassa integrazione è stata imposta - dichiarano la segretaria Fiom Cgil Palermo Angela Biondi e Francesco Foti, Rsu Fiom Fincantieri - L’azienda, in tutti gli incontri che abbiamo avuto, non ha mai spiegato perché non può portare carichi di lavoro a Palermo. Ha solo rilasciato dichiarazioni non documentate. E alle nostre obiezioni, non ha mai risposto in maniera esaustiva – aggiungono i due rappresentanti sindacali - tanto più alla luce del fatto che l’amministratore delegato del gruppo, dopo l’approvazione dell’ultimo trimestrale, ha più volte sostenuto che l’azienda ha conseguito risultati commerciali importanti: portafoglio ordini e carichi di lavoro sono giunti ai massimi storici, rispettivamente con valori pari a 23 miliardi e 19 miliardi di euro”.
Da qui le ragioni del no, ribadite anche attraverso le due giornate di sciopero indetto dalla Fiom, ieri e oggi, alle quali ha aderito il 75 per cento dei lavoratori. E ‘ “incredibile” per la Fiom – alla luce dei dati forniti i dall’azienda - che allo stabilimento di Palermo non siano stati assegnati carichi di lavoro che avrebbero potuto benissimo evitare la cassa integrazione. “La scelta della cassa è ancora più grave se si considera da un lato che i lavoratori sono stati già penalizzati dal taglio all’integrativo e dall’altro che molte aziende dell’indotto, avendo esaurito la possibilità di accedere a ulteriori ammortizzatori sociali, saranno costrette a operare con il licenziamento, con la distruzione di centinaia di posti di lavoro e il disastro sociale per i lavoratori e le loro famiglie”.
Giudizio duro della Fiom anche sulle trasferte annunciate, cui fa riferimento l’azienda, come contributo per diminuire l’impatto della cig. “Vogliono mandare i lavoratori palermitani all’Arsenale di Trieste, rimesso in funzione nel 2008, per fare riparazioni di navi che potrebbero essere destinate a Palermo - contestano Biondi e Foti - A Trieste impiegherebbero lavoratori palermitani in trasferta per fare quello che potrebbe essere fatto qui, per colmare le mancanze di quel cantiere”.
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