Più di cinquecento persone hanno partecipato oggi all'assemblea sulla Carta dei Diritti Universali dei lavoratori che si è svolta dalle 8 alle 10, alla presenza del leader Cgil Susanna Camusso, all'interno del deposito del tram di via Castellana, nell'officina dell'Amat intitolata a Giovanni Mannino, l'operaio di 41 anni che perse la vita nell'aprile del 2013 mentre lavorava al cantiere del tram”. All'assemblea intercategoriale di Filt e Fillea erano presenti gli operai che lavorano al passante ferroviario (Sis) e i ferrotranvieri del trasporto pubblico locale. “Oggi è una tappa importante nel cammino per la condivisione con i nostri iscritti del nuovo Statuto dei lavoratori e delle lavoratrici. Siamo qui per parlare dei diritti dei lavoratori, che innanzitutto sono il diritto al lavoro e il diritto alla sicurezza sul posto di lavoro – ha detto il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo - Abbiamo scelto l'officina del Tram di via Castellana, a Palermo, perché è un luogo simbolico: siamo qui con Susanna Camusso per confermare la vicinanza della città ai familiari dell'operaio”. “E oggi – ha aggiunto Campo – lo vogliamo ricordare. Il 9 aprile del 2013 Giovanni Mannino, 41 anni, stava lavorando in via Leonardo Da Vinci per la realizzazione della linea tranviaria, quando il mezzo di trasporto, mentre faceva retromarcia, lo ha investito. E' morto schiacciato più volte all'intero di un'area del cantiere. Giovanni Mannino era una persona solare, splendida, che viveva per la moglie e per i due figli. Era stato assunto dalla Sis come manovale. Una vita di sacrifici, ma sempre col sorriso e la gioia di vivere. Così tutti noi lo ricordiamo. Abitava in via Palmerino: la quinta circoscrizione ha deciso di dedicare alla sua memoria l'aula consiliare.Un morto nel lavoro è un morto in più, che poteva non esserci”.
Momenti di commozione anche tra i lavoratori, che hanno raccontato le loro storie. Ha detto un delegato, Cosimo Riccobono, intervenendo per primo all'assemblea con Susanna Camusso, Enzo Campo, Michele Pagliaro e i segretari di Fillea e Filt, alla presentazione della carta dei diritti universali dei cittadini al deposito del Tram di Palermo: “Noi edili siamo visti come gli schiavi della società, come degli ignoranti. Siamo considerati un numero dalle imprese, che con noi non dialogano più. E invece amiamo e sappiamo fare questo lavoro bene, siamo certi di non essere peggiori di tanta gente istruita. Io faccio l'edile perché ci credo, perché ci credevano mio padre e mio nonno. Dopo di noi non ci sarà più nessuno. Perché io a mio figlio l'operaio edile non lo faccio fare. Alla Cgil chiedo di intervenire per togliere il marcio che esiste nel nostro settore. Vogliamo lavorare in imprese sane, che non falliscono, che non si prendono i nostri soldi”. E ha aggiunto Giuseppe Schillaci: “Ho 63 anni, sono un carpentiere, lavoro dal 1970. E per colpa dei 20 anni di crisi del settore dell'edilizia in Sicilia, mi mancano ancora venti anni contributivi. Così, tra 4 anni non avrò diritto a una pensione. Spero almeno di continuare fino a quel giorno a lavorare per la stessa azienda, la Sis. Alla mia età non ci prende più nessuno: le ginocchia mi fanno male a salire e scendere le scale. Spero che la Carta riesca a restituire dignità a tutti i lavoratori”.
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