Lumia: Riina Junior a “Porta a Porta”? Convinca il padre a collaborare

Il figlio del boss di Cosa nostra Totò Riina pubblica un libro sulla storia della sua famiglia e la tv di Stato gli dedica uno spazio d’eccezione.
Naturalmente il successo è assicurato, ne parlano tutti i giornali, la pubblicità è garantita. La libertà di informazione è sacra, ma mi auguro che anche la libertà di critica trovi spazio, per smascherare questi subdoli tentativi di manipolazione culturale orditi dalla mafia.

È così, in Italia le cose vanno in questo modo. Succede spesso. Tutte le volte che la mafia si trasforma in saga il danno è incalcolabile. Succede anche quando a scrivere testi su boss mafiosi sono autori rigorosi e credibili. Perché? Perché se non racconti la mafia attraverso le storie dell’antimafia, cioè le storie di chi l’ha combattuta (da Falcone a Borsellino, da Libero Grassi a Peppino Impastato …), la storia di Cosa nostra si trasforma in una pericolosa celebrazione. In questi casi si scatena un inevitabile fascino, che attrae e crea consensi.
Stasera assisteremo, quindi, al racconto della vita quotidiana della famiglia Riina. Ascolteremo aneddoti del Riina padre solerte, premuroso, che accudisce i propri figli. Il Riina tutto casa e famiglia.

Del Riina che ha ucciso decine e decine di persone, che ha dato il mandato di squagliare nell’acido un bambino di 10 anni, che dava i corpi delle vittime in pasto ai maiali, che ha ordinato le stragi … di questo Riina non ci sarà traccia.
È il racconto ipocrita che Cosa nostra tenta di dare di sé. Una narrazione fatta di luoghi comuni: “amore per la famiglia”, “rispetto delle tradizioni”, “fede in Dio”… .
Sappiamo, invece, quanto sia orribile e crudele la storia di Cosa nostra. Una storia intrisa di sangue e potere in cui i boss sono disposti a tutto, ad uccidere donne e bambini, a sottoporsi a lunghi periodi di carcere, a perdere qualunque tratto di umanità e dignità.

Una volta dissi ai figli di Provenzano che su di loro incombeva una terribile maledizione, che poteva essere scacciata solo se sarebbero stati capaci di trasformare il loro legittimo amore per il padre in una richiesta di collaborazione con la giustizia.
La stessa cosa dico adesso ai figli di Riina.
Ricordo ancora quando da presidente della Commissione antimafia mi trovavo presso il Centro di documentazione antimafia di Corleone per un’iniziativa. Lì mi aspettava con uno sguardo di sfida un giovane ben vestito con l’obiettivo di intimorirmi. Era proprio il figlio di Riina. Riina junior manifestava il suo dissenso nei confronti di quella manifestazione e della scelta fatta dalla comunità di Corleone, che nel frattempo aveva deciso di ribellarsi al potere di Cosa nostra. Naturalmente il suo tentativo non sortì l’effetto sperato.
Oggi Riina junior cerca di rilanciare il racconto mafioso. Sa bene che in questo modo può trarre in inganno molti, puntando sul falso mito della “mafia buona”, della “mafia giusta”

Per i figli di Riina non c’è altro modo di liberarsi da questa maledizione se non seguendo l’esempio di Peppino Impastato. Riina junior vada in carcere dal padre e lo convinca a collaborare con la giustizia. È questo l’unico finale della storia che tutti i cittadini onesti vorrebbero ascoltare da lui.

Giuseppe Lumia

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