Tali
provvedimenti, senza incidere sull’ambiente né migliorare la qualità della
vita, determinano una lesione del diritto alla mobilità. I rimedi
approntati dall’Amministrazione, a mio avviso, sono infatti inadeguati: il tram
non serve le aeree all’interno del perimetro delle Ztl; l’acquisto di circa 60 autobus
serve solo a sostituire quelli vecchi (altamente inquinanti); il parco auto del
car sharing è formato da 40 macchine che non possono sopperire al
fabbisogno di circa 400 mila automobilisti; le piste e le corsie ciclabili
sono ad alto rischio e carenti). Il provvedimento finisce col favorire un esodo
verso le strutture commerciali esterne alle Ztl, in ragione del fatto
che all’interno dell’area è anche possibile che aumentino i costi dei
prodotti.
Artigiani
e commercianti, infatti, dovranno pagare i propri pass e probabilmente quelli
dei propri impiegati, ma altresì dovranno pagare più care le forniture
esterne, con costi che ricadranno ovviamente sul prezzo finale del
prodotto. In altri termini i beni venduti all’interno delle Ztl potrebbero
risultare più elevati e questo potrebbe determinare una migrazione della
clientela, sopratutto verso le grandi strutture, arrecando un gravissimo
danno a un intero assetto economico della piccola imprenditoria artigianale
e commerciale, già da troppo tempo in crisi e ulteriormente sacrificata da
queste scelte.
In
sintesi queste Ztl potrebbero creare delle disparità di trattamento,
con possibile vantaggio - nei fatti - per le attività esterne alle Ztl e per i centri
commerciali. Un’operazione inspiegabile perché frutto di
un’Amministrazione di centrosinistra che dovrebbe accompagnare e
agevolare proprio gli artigiani storici e in ogni caso le attività produttive
più piccole. Infine ritengo che i provvedimenti siano contraddittori:
se ci si preoccupa tanto della salute allora il transito dovrebbe essere
vietato del tutto. E invece il transito è consentito a pagamento e dunque la
salute non viene in alcun modo tutelata.
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