I Cinquestelle in Sicilia Più che "diversi" , basta che siano "meno peggio"

di Giancarlo Drago
Non è stato sempre facile, per molti, accettare il concetto di diversità. Incultura, pigrizia mentale, arroganza, pressapochismo, molti i motivi che facevano privilegiare il mondo conosciuto, abitudini e certezze, su quanto ci era ignoto o non abituale.
Quanto tempo è passato da quando si è sostituito il termine “strano” con un politicamente corretto, “diverso”.
Eppure, dopo tanto tempo e fatica per accettare tutti la diversità – con più o meno convinzione - ci troviamo adesso a chiederci, almeno per quel che riguarda la politica, cosa significhi.
Certo, se a rivendicarla fin dalla nascita è quell’armata brancaleone che risponde al nome Cinquestelle, c’è davvero di che rimeditare. 

Dopo aver astutamente profittato degli spazi offerti dalla crisi dei partiti tradizionali, dei sistemi elettorali nazionale e locali , della situazione economica, di un’Europa sempre più sfilacciata, di un’immigrazione tracimante e quant’altro, i suddetti hanno cominciato a rivendicare e ricoprire ruoli di rilievo e a puntare sempre più in alto, addirittura alla guida del paese. 
Ma anziché organizzarsi e muoversi come un tradizionale partito politico (magari ammodernandone strutture e funzionamento) hanno preferito il ruolo di crociati, soli contro tutto e tutti.

Ma i pasticci combinati fino ad oggi, rivelano più che la diversità, incapacità e pochezza.
Nessuna democrazia interna, bensì un duo Grillo-Casaleggio che privo di qualsiasi consenso popolare e verifica interna credibile, domina tutto e tutti.
Nessuna capacità politica: senza dialogo, senza mediazione, esiste solo la dittatura, non certo la democrazia.
Ci sono poi derive che fanno davvero preoccupare , specie in Sicilia, dove dichiarano apertamente di puntare alla poltrona guida di Rosario Crocetta.
Secondo tradizione isolana c’è la figura del pentito. E’ Claudia La Rocca, deputata regionale che ha deciso nei giorni scorsi di dire ai magistrati tutto quel che sa sul caso delle firme false per la presentazione della lista grillina alle amministrative palermitane del 2012. E ha confessato di avere partecipato alla contraffazione delle sottoscrizioni, autoaccusandosi.
C’è poi il leader maximo, Beppe Grillo, che più che un comico sembra uno dei leader sovietici dei tempi cupi del dopoguerra, maestri della doppia morale, che afferma che il fatto in sé, la falsificazione o, meglio, la ricopiatura delle firme utili per la presentazione delle liste alle amministrative del 2012 non è un reato grave ma…… una sciocchezza. Ma naturalmentre pronto a mettere sotto accusa e a insultare pesantemente chi lo avesse eventualmente fatto nello schieramento contrario.
Il tutto mentre tacciono “omertosamente” gli altri principali protagonisti di questa vicenda: Claudia Mannino (deputata) e Samanta Busalacchi (collaboratrice del gruppo M5S all'Ars), entrambe indicate dall'attivista storico Vincenzo Pintagro come materiali falsificatrici delle firme, ma anche Riccardo Nuti, che nel 2012 era il candidato sindaco del Movimento. 
C’è poi il candidato “preannunciato” per la presidenza della Regione, il geometra nisseno Giancarlo Cancellieri, buon suonatore di chitarra e cantautore, che sta facendo pratica in questa legislatura all’ Ars, senza però brillare in un contesto già di suo “sordo e grigio”. 

Il movimento M5S potrebbe quindi più modestamente, anziché autoproclamarsi diverso, qualificarsi come “meno peggio”. A patto però che selezioni un po’ meglio la propria classe dirigente, faccia un po’ studiare i propri candidati, la finisca di fare la morale agli altri e credere che, per delusione o disperazione, i siciliani possano ancora coprirli di voti.

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