Si riattivano le Vie della seta: e tu Sicilia che fai?

di Germano Scargili
Si riattivano le Vie della seta: e tu Sicilia che fai? Poche parole, anzi tre, da parte del presidente Sergio Mattarella in Cina: “vie della Seta”. Chiamiamole così o ricordiamole, nel complesso, come vie delle Indie, delle spezie: percorsi che coinvolgono anche l’Africa, indicati anche come quelli delle antiche carovaniere…
Tutto ciò perse di valore e quasi scomparve dopo la scoperta
dell’America che spostò per mezzo millennio – neppure tanto nel
corso dell’intera storia, ma un periodo significativo per
l’evoluzione scientifica – dal Mediterraneo agli oceani. Primo fra
tutti l’Atlantico. Finalmente, insomma, c’è chi parla ufficialmente di ritorno della “via della seta”, un simbolo che indica il sovvertimento del “danno” provocato al Mediterraneo dai pur meravigliosi viaggi cui non furono estranei neppure i navigatori italiani, pur accettando Colombo come il Cristobal Columbus citato dagli spagnoli che fornirono al genovese (di nascita) le fatidiche 3 caravelle…
Abbiamo qualche volta citato un bellissimo articolo di Saverio
Vertone su Panorama di circa 20 anni fa. Il giornalista e scrittore
fava già per scontata l’alba di un Neo Rinascimento del
Mediterraneo”, conseguenza del riaprirsi delle vie delle Indie. In
anni recenti, chi scrive queste righe, nel corso di una conferenza a
Lampedusa ascoltò l’intervento di una professoressa della Bocconi
che ripeteva gli stessi concetti…
C’è anche chi parla di una netta rivincita della “civiltà
mediterranea” già in corso, che coinvolgerebbe la stessa
mentalità latina e, perché no, cattolica e musulmana, nei confronti
delle confessioni protestanti, il cui “spirito pratico” avrebbe
portato l’Atlantico e la Mitteleuropa ad un grado di benessere e
“modernità” superiore a quella del Mare Nostrum, inteso come
quello in cui si affacciano Spagna, Italia, Grecia, Nord Africa e
Medioriente. Il “colpo di timone” sul terreno “civile” avrebbe
anche una simbolica, ma ben precisa data di nascita: quella del
successo della Dieta Mediterranea. E’ apparso a qualcuno il colmo
che essa sia stata lanciata con tale nome da un americano, il
dietologo Ancel Keys, nato a Colorado Spring nel primo decennio
del 1900…
Parlando di dati più concreti, una sorta di rivincita del mondo
antico sarebbe in corso in conseguenza del boom che riguarda
oggi il Far East a partire dall’India. Il Giappone, avanguardia
tecnocratica del secolo scorso, non è più solo. Il progresso
coinvolge la Cina, dopo la revisione cui è stato sottoposto il
socialismo reale, ma anche tutti gli stati di quell’area. Singapore
ha forse il porto meglio attrezzato e organizzato del mondo, in
fatto di intermodalità e transshipment. Questo è il punto: anche
i trasporti via terra, soprattutto su ferrovia, sono in crescita. Infine
interviene il gommato. Il “trasbordo” da una nave all’altra, ma
anche da una modalità all’all’tra è ciò che cerchiamo sempre di
enfatizzare sulle nostre pagine: appunto l’intermodalità dei
trasporti Frattanto, il boom che coinvolse il cosiddetto occidente, Italia compresa dalla vigilia del 1960 (anno elle Olimpiadi di Roma) al 1990, vede in corso fenomeni siciliani nel terzo mondo, per cui su può spesso parlare di “ex terzo mondo”: il Kazakistan è lo stato con il maggio reddito pro capite del mondo, sia pur in base alla “statistica del pollo”.
Anche gli stati ex sovietici, che si affacciano sul Mar Nero, quindi,
crescono. E cresce il Medioriente, la Turchia, L’Iran, la Siria,
mentre ricchissimi risultano gli Emirati e l’Arabia Saudita.
Frattanto, la Nigeria supera nel Pil il ricco Sud Africa (ex Brics).
Non è stato un caso il raddoppio del Canale di Suez, che porta –
come ci faceva notare anche Peter Barbaro, erede della dinastia
di armatori e agenti marittimi palermitani – grandi navi, avanti e
indietro, in direzione dell’Oceano Indiano…
Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto pesca di Mazara del
Vallo, l’uomo definito come “l’ambasciatore del Mediterraneo”
esorta tutti a contattare e fare accordi con i tanti “già ricchi”
dell’Africa. Mentre molti anni fa Cecé Paladino, palermitano
esperto del Continente Nero, invitava tutti a considerare la “vera
grandezza” dell’Africa. Si pensi cha il solo Sahara contiene
l’intera Australia…
Anche via terra, però, tornando ai trasporti intermodali (mare,
ferrovia, aria, gommato) si tenga conto che sono in cantiere due
giganteschi assi stradali che si intersecano nientemeno che a
Milano: uno parte da Lisbona e giunge a Pechino (passa per la Tav
Lione – Torino) e l’altro parte dal Nord Europa e giunge a Cape
Town (passa per il Ponte sullo Stretto e si immerge in una galleria
fra Mazara del Vallo e Tunisi).
Calando sul tavolo questa vistosa scala reale, neanche un poker
d’assi può più salvare l’America da una situazione perdente. Da
qui le maldestre reazioni della gestione Obama, dietro la quale si
celano i grandi finanzieri e gli spiranti monopolisti di Washington
e Wall Street. Gli americani, che non a caso hanno perso la guerra
in Siria, dovranno muoversi in altro modo che mandando carri
armati con tutto il Commonwealth nei deserti come avvenne ad El
Alamein, oppure nelle storiche città di cui parlano già la Bibbia e
il Corano…
Dunque il riaprirsi dei commerci diretti con l’Oriente, tramite
Suez e il mar Nero sta già provocando quell’inarrestabile Neo
Rinascimento dell’area Mediterranea quale primario centro
d’imputazione di uno sviluppo che riguarda l’Eurasia e l’Africa. Si
parla per questo di Eurafrasia, che comprende il massimo blocco
continentale (terre emerse) del pianeta…
I nuovi sistemi irrigui e di reperimento dell’acqua (non c’è posto
in Africa dove non se ne trovi entro gli 800 metri di profondità),
l’uso di colture progredite in serra e a terra, l’aumento
esponenziale della redditività per ettaro, non sono certo fuori dalle
tecniche agricole di quello troppo a lungo definito come “vecchio
continente”.
Ma che cosa avviene all’indomani della felice battuta di Sergio
Mattarella in terra cinese. Il presidente castellammarese è stato
accolto con feste ed onori nel paese del Sol Levante.
Rappresentava uno stato amato per la sua immagine e la sua
storia: l’Italia, appunto che gli italiani spesso sottostimano.
Fomentati, in questo, da chi nasconde ad arte la propria ricchezza
e gli stessi successi…
Ma che cosa avviene all’indomani? Che, per accogliere il
transshipment e l’intermodalità dal Far East, concretizzato nel
“gigantismo navale” delle porta container, si “candidano” subito la
lontana Trieste e Venezia, la città della Laguna, una delle più
“turistiche del mondo, capitale italiana delle crociere. E’ arci noto
che il porto di arrivo in Italia, la “porta d’Europa”, sia per diritto
naturale Augusta: è, appunto, il porto “naturale” più grande
d’Europa, da anni è il maggiore per tonnellaggio dell’intera Italia
ed è stato nominato “porto core”, cioè di primissimo livello
europeo (lo è anche Palermo) dall’Ue, proprio in vista
dell’attrezzarsi, già in corso, per accogliere, oltre alle gassiere e
petroliere, soprattutto le gigantesche porta containers, che trovano,
dentro il suo grande alveo naturale, i fondali, altrettanto naturali,
antichi quanto il mondo e adatti ad accogliere qualunque nave.
Ma il grande manager del porto augustano, Aldo Garozzo, che si
batté presso l’Ue per ottenere il livello core (rilevanti le
conseguenze per la tempistica dei finanziamenti) è stato
praticamente esautorato, facendo leva sulla sua stessa signorilità…
Eppure l’attiva Augusta – veneranda, per il suo fondatore Federico
II – è rappresentata a Roma da personaggi di rilievo. Fra questi,
Stefania Prestigiacomo, figlia di un grande industriale del luogo.
Per non dire che la Sicilia può contare sul Presidente della
Repubblica, sul Vicepresidente e presidente del Senato, sul
ministro degli Esteri etc.

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