Lettera al prefetto della Fillea Cgil in merito
alla situazione di grave crisi delle aziende della famiglia Virga
sottoposte a sequestro giudiziario. Con il fallimento dell'azienda
Acri, dichiarato una settimana fa dal Tribunale, i lavoratori sono
stati sospesi dall'attività lavorativa dall'amministrazione
giudiziario. Secondo il curatore fallimentare, in merito alla
gestione del personale della Acri e degli atti necessari per tutelare
gli operai, a decidere sulla sorte dei 16 dipendenti deve essere
l'amministratore giudiziario.
“Esprimiamo
forte preoccupazione perché in questo rimpallo di competenze i
lavoratori sono in un limbo e le azioni che dovevano portare
all'affitto dei rami di azienda sono in fase di stallo, con il reale
pericolo che tale opportunità sfumi col passare del tempo -
dichiara il segretario Filela Cgil Palermo – Abbiamo già chiesto
un urgente incontro al prefetto, alla presenza del curatore
fallimentare e dell'amministratore giudiziario, per affrontare i
problemi occupazionali e anche di prospettiva produttiva sorti dopo
il fallimento, aggravati da questa situazione di incertezza sulle
competenze”. I lavoratori
della Acri, ma anche quelli alle dipendenze delle varie aziende
oggetto del sequestro, vantano mediamente cinque mensilità arretrate
e devono percepire il pagamento da parte dell’Inps di un lungo
periodo di cassa integrazione. Il
fallimento ha per il momento interrotto il percorso di conferimento
in affitto delle attività della società Acri, reputata l’unica
opportunità per garantire la continuità produttiva e occupazionale
dei lavoratori dell’Acri e delle altre società che svolgono
attività complementari. I lavoratori dell’Acri hanno ricevuto da
parte dell’amministratore una lettera di sospensione dalle attività
lavorative e il curatore fallimentare a oggi non ha provveduto a
svolgere le relative pratiche amministrative per consentire ai
lavoratori di percepire il sostegno al reddito. “I
lavoratori vivono una condizione di assoluta precarietà rispetto
alla prospettiva occupazionale e per la mancanza di reddito –
aggiunge Piastra - Tale situazione ha determinato una forte tensione
e frustrazione dei lavoratori che si vedono negato il diritto alla
retribuzione e al sostegno al reddito”.
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