Istruzione: Flc Cgil Sicilia chiede investimenti per colmare il gap col resto del paese e politiche di sviluppo. “Nell’isola dispersione scolastica al 24,8% e migrazione giovanile verso gli atenei del nord”. E’ un Paese diviso sotto il profilo economico e sociale ma anche sotto quello delle opportunità offerte dal sistema dell’istruzione, quello che emerge da un’analisi tracciata dalla Flc Cgil Sicilia nel corso di un convegno che vede, a Palermo, la partecipazione della segretaria nazionale della Cgil, Susanna Camusso. Mentre aumentano le disuguaglianze, con il 36,8% delle famiglie più povere residente al sud e nelle isole rispetto all’11% del Nord e al 14% del Centro, “sull’istruzione, che è uno dei cardini dello sviluppo- ha detto Graziamaria Pistorino, segretaria generale della Flc Sicilia aprendo il convegno- non si è investito e di questo ha fatto le spese soprattutto la Sicilia che scontava già un gap col resto del Paese e non è stata messa nelle condizioni di recuperare”. A conferma alcuni dati: il tempo pieno nell’Isola riguarda solo l’8% della scuola primaria contro il 48% di regioni come la Lombardia dove a Milano la percentuale sale al 91%. “In Sicilia - ha rilevato Pistorino- un bambino sta a scuola nel quinquennio 2.145 ore in meno, quasi due anni, rispetto a un coetaneo del Nord”. Nell’isola, secondo i dati della Flc, l’80% dei bambini non usufruisce della mensa. “Le regioni dove non è assicurato il servizio mensa- ha detto Pistorino- sono quelle dove si registrano i maggiori tassi di dispersione scolastica. Il 13,9% dei bambini del Sud non va a scuola e la punta massima è proprio in Sicilia con il 24,8% con picchi, secondo i dati di Save the children nelle province di Caltanissetta (41,7%), Palermo (40,1%), Catania (38,6%), Ragusa (37,1%)”. Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia “la scuola non statale supplisce alla cronica carenza della scuola di Stato”. E questo in un contesto che ha registrato in 10 anni 77.365 studenti in meno, 12.428 quest’anno rispetto all’anno scorso “diminuzione- ha sostenuto Pistorino- dovuta anche all’immigrazione di interi nuclei familiari, con una desertificazione anche sotto il profilo delle risorse umane”. Tesi confermata dai dati sull’immigrazione : dal 2001 al 2015 hanno lasciato il sud 900 mila giovani tra i 15 e i 34 anni , il 22% dei quali laureato. Per quanto riguarda l’Università, “quasi il 30% dei giovani meridionali che si iscrivono - ha detto la segretaria della Flc Sicilia- sceglie un ateneo fuori dalla propria regione, anche per le diverse opportunità offerte post laurea. A un anno dalla laurea 74 ragazzi su 100 lavorano contro i 53 su cento del sud”, “E’ un paese diviso- ha aggiunto Pistorino- anche per quanto riguarda i dottorati banditi, settore in cui tutti gli atenei hanno subito un crollo delle risorse: tra i 10 atenei che bandiscono più posti di dottorato 8 sono comunque concentrati al nord”. Per quanto riguarda, inoltre, il sistema di formazione professionale in Sicilia “vige il completo immobilismo e non si è ancora riusciti a ottenere un sistema di qualità”. A fronte di questo la Flc chiede “investimenti diretti in istruzione, ricerca e tecnologia assieme a politiche di sviluppo e dell’occupazione”. Per quanto riguarda la scuola, la Flc Cgil sollecita “un adeguamento del tempo scuola nelle aree a maggiore dispersione scolastica”. Ma anche di “realizzare corsi di specializzazione sul sostegno per i docenti che hanno chiesto il rientro in Sicilia, destinandoli per il prossimo anno ai 5 mila posti di sostegno disponibili”. Inoltre “di rivedere i parametri per il calcolo dei costi standard per studenti e di rifinanziare il fondo di finanziamento ordinario scorporando la quota premiale, che deve essere aggiuntiva”. “Serve una politica di sviluppo per il Mezzogiorno e la Sicilia- ha sottolineato Pistorino- che abbia come presupposto l’estensione dei diritti di cittadinanza a partire da quello all’istruzione per tutto l’arco della vita. E’ necessario riaprire una grande discussione pubblica sull’importanza di scuola, università e ricerca per lo sviluppo, cosa ancora più urgente di fronte alle sfide poste dalle profonde trasformazioni in corso del sistema produttivo”.

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