“Icone. Tradizione/Contemporaneità”, una grande mostra a Monreale con artisti greci e siciliani

L’esposizione sarà visitabile dal 4 aprile al 4 settembre per poi andare ad Atene. Conferenza Stampa e Preview per i Giornalisti Mercoledì 3 Aprile alle Ore 10,30. Un omaggio alla storia dell’arte e alla tradizione greco-bizantina sul tema delle icone, in dialogo con opere contemporanee ispirate all’iconografia di Cristo, della Madonna e dei Santi. Un confronto affidato a dodici artisti (sei siciliani e altrettanti greci) che si misurano con l’espressione artistica (l’icona, appunto) che maggiormente rappresenta la grecità e l’influenza reciproca tra i due popoli. Questo il senso della grande mostra “ICONE. Tradizione/Contemporaneità - Le Icone post-bizantine della Sicilia nord-occidentale e la loro interpretazione contemporanea”, in programma nell’Aula Capitolare di San Placido del Museo Diocesano di Monreale (via Arcivescovado 8), dal 4 aprile al 4 settembre 2019.
La conferenza stampa con preview per i giornalisti è in programma mercoledì 3 aprile, alle 10,30, presso il Museo Diocesano monrealese. Alla conferenza stampa parteciperanno, fra gli altri, i curatori Francesco Piazza e Giovanni Travagliato, la direttrice del museo diocesano di Monreale Maria Concetta Di Natale, il presidente della Comunita ellenica Trinacria, Haralabos Tsolakis, gli artisti siciliani e greci. L’inaugurazione sarà giovedì 4 aprile, alle 18.
La mostra, ideata da Francesco Piazza e Vassilis Karampatsas, è organizzata dalla Comunità Ellenica Siciliana “Trinacria”. La Grecia è rappresentata dagli artisti Manolis Anastasakos, Dimitris Ntokos, Nikos Moschos, Kostantinos Papamichalopoulos, Zoi Pappa, Christos Tsimaris, mentre gli artisti siciliani sono Giuseppe Bombaci, Sandro Bracchitta, Giorgio Distefano, Roberto Fontana, Antonino Gaeta e Ignazio Schifano.
Punto di partenza dell’esposizione è il dialogo tra storia e contemporaneità, a partire dalla conoscenza delle testimonianze culturali iconografico-liturgiche post-bizantine nella Sicilia nord-occidentale, e, in particolare, la produzione di immagini sacre da parte di maestranze veneto-cretesi, destinate alle comunità cattoliche di rito greco insediate sul territorio già a partire dal XV secolo. La Sicilia per lunghi secoli è stata Grecia: basti pensare ai notevolissimi monumenti, alle famose personalità artistiche e scientifiche che hanno contraddistinto la nostra terra, dove fiorì un importante, singolare, composito aspetto della civiltà greca. La Sicilia possiede antichità greche della stessa rilevanza di quella della madrepatria e presenta un ambiente culturale aperto alle più varie influenze delle zone del Mediterraneo. Senza dubbio, l’apporto e il dialogo culturale tra Grecia e Sicilia, mai interrotto nel corso dei secoli, ha conosciuto canali originali, soluzioni sempre inedite, risultati geniali.
La mostra ha l’obiettivo di evidenziare questo intenso e importante connubio culturale tra la Sicilia e la Grecia, tramandatoci nei secoli soprattutto nella sua componente più alta, ossia quella religiosa, anche nei delicati momenti che hanno segnato la storia delle comunità greche e albanesi nel XV e XVI secolo, a seguito della diaspora.
Simbolo di questo rapporto e apporto culturale sono le icone, che conservano al loro interno una molteplicità e complessità simbolica che le trasforma in “trattati di teologia”. Con grande forza concettuale, le icone raccontano un universo solo a prima vista leggibile e comprensibile, ma che si svela lentamente in una dirompente complessità di simboli e linguaggi. Il confronto tra artisti greci e siciliani può far emergere sia i punti di contatto, sia la diversa visione o distanza culturale tra due modi diversi di intendere l’arte sacra e la contemporaneità. Se nel Novecento si ricordano autori come Malevič, Klein, Klee, è solo perché è evidente la loro vicinanza teorica (e operativa) con l’universo delle icone, con la complessità che passa dalla tradizione iconica all’attestazione di uno stratificato senso simbolico dell’arte figurativa. In loro si evidenzia un essenziale momento teorico; cioè non sono i contenuti rappresentati ad essere essenziali per una genesi del simbolico, bensì, al contrario, l’indeterminatezza di tale contenuto, il momento teorico appunto, funge da medium verso l’invisibile, senza tuttavia abbandonare il legame estetico-sensibile con il reale e le sue composite forme.
Il patrimonio storico-artistico dell’Eparchia di Piana degli Albanesi rappresenta il punto di forza della mostra, che si propone come obiettivi una rielaborazione concettuale dell’iconostasi, la parete decorata da icone che separa il nàos dal bèma, lo spazio dedicato ai fedeli da quello riservato alla liturgia, la parte “sensibile” da quella “intelligibile”. L’allestimento evidenzierà il rapporto tra le icone antiche e i dipinti di nuova produzione, che ogni artista elaborerà secondo la propria poetica e cifra stilistica, mantenendo intatta l’iconografia originale pur attingendo al proprio background culturale, al proprio vissuto come bagaglio esperienziale, per raccontare, in forme nuove e attuali, il tema del sacro, una “nuova teologia”, che accoglie quelle sollecitazioni culturali etiche e sociali oggetto di un vivo dibattito nella Chiesa contemporanea. Per facilitare la comprensione dei contesti e testimoniare la prevalente finalità d’uso nel culto delle sacre immagini, le icone saranno esposte accanto a una selezione di preziose suppellettili liturgiche e di arredi antichi provenienti dalle chiese dell’Eparchia.
Storicamente, prima della nascita dell’Eparchia di Piana degli Albanesi (già “Piana dei Greci”), nel 1937, i centri di Mezzojuso, Contessa Entellina e Palazzo Adriano dipendevano dall’Arcidiocesi di Palermo, mentre Piana dei Greci e Santa Cristina Gela da quella di Monreale. Il progetto vuole anche porre l’attenzione sulle diverse contestualizzazioni locali, sulle scuole e gli iconografi del XVII secolo, come Ioannìkios Cornero (o Gornero) da Candia, pittore dotato di eccezionale forza e resistenza, alla tradizione iconografica, che nel piccolo centro di Mezzojuso avviò una pregevole produzione artistica post-bizantina. A lui sono attribuite alcune icone ancora esistenti nelle chiese di Mezzojuso, Piana degli Albanesi e nel Museo Diocesano di Monreale. Sempre della seconda metà del ’600 è da evidenziare la tavola illustrativa di un inno megalynarion mariano della Divina Liturgia di San Basilio, che accomuna cinque temi iconografici distinti: l’“Epi soi chairei” (= “In te si rallegra”) del ben noto Leo Mòskos, appartenente ad una famiglia di iconografi conosciuti a Venezia e nei territori della Serenissima. Le icone, sia quelle ereditate da generazioni passate, sia quelle prodotte in tempi più recenti, testimoniano una continuità di fede e di espressione artistica memore di antiche ed originali tradizioni figurative e liturgiche. Tra le icone storiche in mostra, si segnalano la “Epì soi chaìrei” (In te si rallegra)” di Léos Mòskos, conservata nella chiesa di San Nicola di Mira a Mezzojuso, e la Croce astile bifacciale attribuita al Maestro dei Ravdà della fine del XVI inizi del XVII secolo, conservata anch'essa a Mezzojuso presso Santa Maria di tutte le Grazie.
Per sottolineare i legami e i rapporti culturali fra Sicilia e Grecia, dopo l’esposizione a Monreale, la mostra “Icone. Tradizione/Contemporaneità” si trasferirà ad Atene, dove sarà allestita, grazie alla collaborazione fra le istituzioni diplomatiche, culturali e di promozione turistica dei due Stati.
La mostra, promossa dalla Comunità Ellenica Siciliana “Trinacria”, è accompagnata da un catalogo scientifico con saggi e schede, e ha la collaborazione dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, dell’Arcidiocesi di Monreale, del Museo Diocesano di Monreale, della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo della Regione Siciliana, dell’Università degli Studi di Palermo - Dipartimento di cultura e società, della Pinacoteca Nazionale di Grecia. Con il patrocinio di: Ambasciata di Grecia a Roma, Accademia di Belle Arti di Palermo, Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche in Italia (FCCEI), Fondazione Ellenica di Cultura Italia, Fondazione Orestiadi di Gibellina, Istituto Italiano di Cultura Atene, Istituto Italiano dei Castelli. L’evento è inserito nel Cartellone di Primavera dell’iniziativa “Tempo Forte Italia-Ελλαδα 2019”.
Mostra e catalogo a cura di Francesco Piazza (Arte Contemporanea) e Giovanni Travagliato (icone storiche).
Il Comitato organizzatore è composto da Don Enzo Cosentino, Stefania Bua, Vassilis Karampatsas, Francesco Piazza, Giovanni Travagliato.
Del Comitato scientifico fanno parte Michele Bacci, Università di Fribourg; Lina Bellanca, Soprintendente BB.CC.AA. di Palermo; Maria Concetta Di Natale, Università degli Studi di Palermo, Direttore Museo Diocesano di Monreale; Enzo Fiammetta, Fondazione Orestiadi di Gibellina, Direttore Museo delle Trame Mediterranee; Antonio Iacobini, Università di Roma “La Sapienza”; Pierfrancesco Palazzotto, Università degli Studi di Palermo; Lisa Sciortino, Museo Diocesano di Monreale; Emma Vitale, Università degli Studi di Palermo; Maurizio Vitella, Università degli Studi di Palermo; Mario Zito, Direttore Accademia di Belle Arti di Palermo.
Questo il Comitato onorario della mostra: S.E. Mons. Giorgio Demetrio Gallaro, Eparca di Piana degli Albanesi; S.E. Mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale; Don Vincenzo Cosentino, Eparchia di Piana degli Albanesi -Direttore BB.CC.EE. Arte Sacra ed Edilizia di Culto; Papas Giorgio Rosario Caruso, Parrocchia San Nicola di Mira di Mezzojuso; Don Nicola Gaglio, Arcidiocesi di Monreale - Presidente Fabbriceria Duomo di Monreale; Haralabos Tsolakis, Presidente Comunità Ellenica Siciliana “Trinacria”. Marina Lampraki – Plaka - Direttrice della Pinacoteca Nazionale di Grecia.
Questi i giorni e gli orari d’ingresso alla mostra: dal martedì al sabato dalle 9,30 alle 15,30. Chiusa domenica e lunedì. Biglietto 4 euro, comprensivo di ingresso alle sale espositive del Museo Diocesano.

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