"Una Marina di Libri". Cortese: "Mafia senza consenso è più vulnerabile, ma ognuno deve fare la propria parte"

di Ambra Drago
“Era una città impaurita, era in ginocchio, la paura era tangibile dopo le Stragi, ho trovato tutto questo quando sono arrivato a Palermo- racconta Renato Cortese- questore di Palermo.C’erano i processi ma erano a gabbia vuote e tutti i capi erano liberi, erano presenti sul territorio e comandavano. C’era la consapevolezza che bisognava dare una risposta. Noi come apparato investigativo abbiamo dato il massimo. Avendo la consapevolezza che la mafia era appoggiata dal consenso sociale, il modo migliore per interromperlo era recuperare credibilità da parte dello Stato che aveva le sue colpe. Era inutile pensare alle complicità del terzo livello quando avevamo i quartieri abitati dai capi delle famiglie. Dopo che abbiamo catturato tutti i latitanti è iniziato il vero cambiamento. Oggi dobbiamo dire che la mafia è in difficoltà ma dobbiamo stare attenti, la vera azione antimafia è quella di stare vicino ai cittadini. In questo momento storico  i clan hanno perso il consenso sociale infatti i cittadini al momento denunciano, si rifiutano di pagare il pizzo tutto questo è importante ma non basta. Occorre che la polizia ma anche gli altri settori devono fare sempre la loro parte. Perché c’è il pericolo che in presenza di vuoti e qualora tutti gli apparati dell’amministrazione e dello Stato non facciano la loro parte che possa ritornare il “mammasantissima” di turno.
Sono chiare e senza fraintendimenti le parole del questore di Palermo intervenuto alla festa dei dieci anni di LiveSicilia dal palco della manifestazione di “Una Marina di Libri” che si è svolta dal 6 al 9 giugno all’Orto Botanico.

E alla domanda posta dal direttore di LiveSicilia, Accursio Sabella, sulla ancora mancata cattura di Matteo Messina Denaro, il questore di Palermo risponde così:
” Ci sono tutti gli sforzi e continueranno a esserci per catturalo. Ma non bisogna confondere la lotta alla mafia con la cattura di un latitante. A volte è riduttivo pensare che prendendo un latitante la mafia finisce. Le vere priorità nella lotta alla mafia sono altre, non basta arrestare il latitante, la mafia è fatta di ramificazioni dell’economia inquinata nell’economia legale, la mafia è fatta di arroganza, di colletti bianchi, di grandi affari. Matteo Messina Denaro va catturato perché deve pagare i suoi conti con la giustizia e lo cattureremo, ma non è l’unica priorità”.
L’analisi fatta a ampio raggio è continuata all’interno di un ulteriore dibattito promosso dalla redazione del Giornale di Sicilia con il suo vicedirettore Marco Romano e il Capo cronista, Vincenzo Marannano, alla presenza delle alte cariche delle Forze dell’Ordine, tra cui il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Giancarlo Trotta, il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, Antonio Di Stasio e lo stesso questore di Palermo, Renato Cortese, univoco il pensiero come la criminalità sia in grado di rigenerarsi di cercare continuamente di introdursi nei vari canali dell’economia ecco che accanto alla continua azione repressiva occorre ben altro.
“Serve il contributo della politica, delle altre Forze, non solo dei cittadini ai quali chiediamo di collaborare, ma probabilmente sono gli interlocutori sbagliati-sottolinea Renato Cortese- perché loro già ci aiutano e noi lo vediamo dalle segnalazioni che ci arrivano.I cittadini sono le nostre sentinelle sul territorio e ne siamo contenti. Ma bisogna dire che la mafia nei quartieri  attraverso l’ arroganza incide sulla libertà del cittadino e di tutti, non solo di chi ha un compito istituzionale. Quindi gli arresti di 50 mafiosi liberano in quel momento il territorio ma il vuoto dev’essere riempito e quindi se non siamo presenti altri mafiosi entreranno di nuovo in gioco e ricominceremo sempre con la stessa storia. Quando parlavo di vuoto di libertà, intendevo dire che il vuoto che le forze delle polizia creano con gli arresti andrebbero colmati con le azioni sul territorio come la creazione di lavoro, la presenza punti di riferimento.E’ un richiamo ad altre forze sane della società di fare il loro dovere in questo momento storico soprattutto”.

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