Polizia penitenziaria prima di tutto” Da “solo” - perché il personale di polizia penitenziaria è stato abbandonato al suo destino

E “incatenato” - perché i nostri colleghi svolgono il proprio lavoro in condizioni disumane con le catene della disattenzione, della sottovalutazione, del disinteresse politico- istituzionale – sarò a Catania martedì 3 settembre quale nuova tappa del viaggio del sindacato caratterizzato dallo slogan “la tutela della polizia penitenziaria prima di tutto”. Ad annunciarlo è Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria (SPP) riferendo che martedì 3 settembre in mattinata dopo la visita alle carceri di Catania e incontri con il personale terrà un sit-in davanti gli uffici della Procura Generale della Repubblica con conferenza stampa. Si pensi solo alle condizioni di lavoro di questa estate del personale della Casa Circondariale “Piazza Lanza” che – sottolinea Di Giacomo – hanno svolto il servizio di sentinella con 40 gradi e ai quali è stato negato persino il servizio di bar interno. I protocolli di intesa siglati nelle scorse settimane, presso la Direzione generale dell'ASP di Catania, tra l’Azienda sanitaria catanese e le Case circondariali della provincia di Catania, finalizzati  all’implementazione delle attività per la prevenzione del rischio suicidi nelle carceri, sia  chiaro buona iniziativa, invece, dimostrano che l'attenzione istituzionale è tutta indirizzata  alle condizioni dei detenuti e non certo del personale.  La nuova iniziativa del S.PP. - aggiunge - punta inoltre a riaccendere i riflettori sul fatto che  sul progetto del nuovo carcere Bicocca-Catania si rischia di passare dal danno alla beffa: se  l’amministrazione penitenziaria non darà corso al progetto dovrà pagare una pesante penale  al consorzio che ha avuto l’incarico di redigerlo. Stiamo parlando di 27 milioni di euro da  circa sei anni accantonati – evidenzia Di Giacomo – e 450 nuovi posti per detenuti, un  numero importante tenendo conto l’alto indice di sovraffollamento di tutte le carceri specie  siciliane, dove ci sono 6.500 reclusi, che consentirebbe di applicare la norma della  detenzione nella regione di origine. Soprattutto in Sicilia lo Stato ha un forte debito che  risale all’intesa con la Regione sottoscritta nel 2010 che prevedeva addirittura quattro nuovi  istituti di pena: oltre Catania anche a Sciacca, Mistretta e Marsala”.  “Noi che ci battiamo a tutela della piena dignità del personale della polizia penitenziaria –  continua il segretario del Spp – vogliamo far giungere da Catania un messaggio molto chiaro  alla politica affaccendata a risolvere la crisi di governo: pensate anche alla governabilità  delle carceri che in gran parte nel nostro Paese non sono più sotto il controllo dello Stato e  pensate a chi ci lavora”.

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