Al World Press Photo prima lecture di Gentile."Lo scatto di Falcone e Borsellino ma tanto altro.Tecnologia aiuta"

Palazzo Drago, il giornalista Gery Palazzotto e il fotoreporter Tony Gentile
di Ambra Drago
Tutti per caso o per conoscenza diretta hanno visto quello scatto. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono seduti dietro al tavolo del convegno. A un certo punto Falcone si avvicina a Paolo Borsellino e fa una battuta. Borsellino ride e anche Falcone sembra felice. Quell'istante diventa l'immagine più celebre ed è lo scatto del fotoreporter palermitano Tony Gentile). 
“Era il 27 marzo del 92’ quando feci lo scatto a Falcone e Borsellino a Palazzo Trinacria. Avevo una macchina analogica- racconta il fotoreporter Tony Gentile- ricordo che in quel momento non vidi subito la foto, la selezionai in un momento successivo. Non immaginavo che poi la storia sarebbe cambiata diventando uno scatto di tale importanza, tale da esser utilizzato in diversi luoghi: dalle scuole, ai tribunali di Italia, nei cortei e nelle caserme di polizia, giusto per fare un esempio”.
Inevitabile nel parlare all’ampio pubblico presente nell’atrio di Palazzo Drago di corso Vittorio Emanuele, del diritto d’autore.
“Ricco non sono diventato - prosegue Tony Gentile- non che lo volessi diventare prima ma c’è una questione importante che vale per questa foto e per tutte le altre per l’appunto il diritto d’autore. Qui si tratta di un tema legato al concetto insito di legalità, non rispettando le regole e le norme ecco guardate io a quel punto non mi fermo e vado fino in tribunale. Tutti mi conoscono  per questa foto che è diventata pubblica, ma la gente non la protegge abbastanza come dovrebbe, le norme sul diritto d’autore valgono per le foto ma anche ad esempio per la musica. Certo è pur vero che molti pensano che hai fatto solo quella foto, ma non puoi essere solo quello, nella mia vita professionale ho fatto tantissimi scatti”.
Tra le curiosità mosse dalle domande da Gery Palazzotto- editorialista de La Repubblica e direttore della comunicazione del Teatro Massimo di Palermo - quella relativa alla tecnica che un elemento fondamentale in fotografia. E soprattutto quanto abbia inciso nel modo di lavorare il passaggio storico dal rullino all’istantaneità del prodotto. 
“Nell’ambito del mestiere - continua Gentile - la tecnologia lo ha trasformato ma lo ha anche aiutato. La tecnologia è funzionale a un mondo che cambia. Per 30 anni ho fatto un mestiere di velocità e quando hai la tecnologia che ti permette di arrivare prima degli altri ti permette di svoltare, ma ti aiuta anche nelle cose più semplici della vita, ad esempio puoi anche andare prima a casa. Ricordo il giorno della strage di Capaci, dovetti andare fare velocemente degli scatti che poi avrei dovuto sviluppare e spedire via posta. Non rimasi li ad aspettare troppo, non potevo farlo. Oggi se si dovesse verificare un fatto analogo avrei, proprio per l’ausilio della tecnologia, rimanere fino alal fine ad aspettare personalità ecc...Adesso ho la possibilità di essere rilassato e di essere presente allo stesso tempo. Il digitale è una svolta. Forse il vero problema oggi è un sovraccarico di immagini”.
Pubblico nell'atrio di Palazzo Drago durante la prima public lecture del fotoreporter Tony Gentile
 Troppi scatti e il fattore tensione chiede Palazzotto al suo interlocutore.
“La tensione rimane alta anche con il digitale, per cui è come se le foto non le avessi fatte e ne scatti sempre più. Chiaramente con l’esperienza maturi un’attitudine a capire la foto migliore e la cerchi subito nella tua scheda”.
La fotografia è un insieme di scatti, tecnica e di essere al posto giusto al momento giusto.
“Io sono stato molto fortunato- sottolinea Tony Gentile - già a fare il mestiere che volevo fare, anche a lavorare con le agenzie internazionali come la Routers. Inutile negare che ci vuole quel pizzico di fortuna”.
Tra gli scatti proiettati alla platea arriva la foto sul Time che ritrae l’arresto di Giovanni Brusca avvenuto  il 20 maggio del 1996.
Il giornalista Palazzotto insieme al fotoreporter palermitano Gentile commentano lo scatto dell'arresto di Brusca
“Fare una foto per il Time ed essere un fotografo italiano è una bellissima soddisfazione. Ricordo che presi tutte le copie che giravano a Palermo e li quel giorno a immortalare quel momento non dovevo esserci. In quegli anni - prosegue Gentile- insegnavo e mi dividevo con il lavoro di freelance. Brusca venne arrestato di notte e io come tuti gli altri colleghi ci recammo sul posto la stessa notte, ma ci dissero potete andare via la “ pupiata” gergo con il quale indichiamo l’uscita degli arrestati sarà domani. Intorno alle 6, comunque presto, andammo alla Mobile, ma a una certa ora , proprio perché insegnavo, dovetti andare via molto a malincuore. Arrivato però gli alunni per la gioia del risultato investigativo avevano pensato di manifestare. Tornai indietro e vidi un primo capannello di persone, ebbene il caos era per l’arresto di tre persone, vedo una montagna di gente e mi infilo. Passando anche sotto le gambe delle persone, in mezzo alla polizia, finisco al centro della porta in prima fila. Esce il fratello di Brusca e inizio a scattare senza fermarmi, poco dopo arriva Giovanni, ricarico la macchina fotografica, e scatto 36 foto.Per dirvi che io quel giorno sarei dovuto essere altrove ma non è stato così ( scherzando ringrazio i miei alunni dell’epoca) e che quindi c’è una dose di fortuna, ma non ti capita se stai a casa. Ecco bisogna sempre muoversi, state in giro”.
Scatto di Tony Gentile mostrato al pubblico durante la prima public lecture in occasione del World Press Photo 2019
Scatti significativi quelli di Gentile, che hanno come personaggi, il Papa, politici, personaggi del mondo dello Sport. A chi gli chiede qual è stato il soggetto più facile da fotografare ecco la risposta.
“Nell’analogico è bene dire che spesso c’erano problematiche tecniche ad esempio mettere a fuoco, ma quando fai questo lavoro con un alto senso di responsabilità posso dire che non c’è uno scatto che ritengo facile. A livello di adrenalina l’hai sempre, dinanzi a qualsiasi situaIone che sei chiamato a raccontare attraverso l’ immagine”.

Durante l’incontro sono state mostrate tante foto “ storiche” foto di cronache giornalistiche.
“Quello che ti preoccupa di più è quando hai un solo scatto e non puoi fallire, non puoi permettertelo. Insomma quando hai il “crop” significa “Taglio”e mi riferisco ad esempio al saluto tra papa Benedetto e Francesco. Una foto che devo fare perchè so che i due non si vedranno spesso e non posso perdere quell’occasione.Pur apparendo una foto semplice in realtà non lo è, devo essere concentrato ed è necessario che io sia nella posizione migliore per vedere il momento”.

Momenti ma anche attese il lavoro del fotografo è anche fatto di questo. “ Ne ho fatte attese, ricordo le elezioni del Papa sotto la pioggia battente o arrivare presto per posizionarti nel miglior modo possibile per il funerale di papa Giovanni Paolo II. Non attese di concentrazione ma ugualmente snervanti.
Credo che non esistano fotografie che parlino da sole. Sono famose le regole delle 5 W, alla base del giornalismo, ebbene non c’è una foto giornalistica che può spiegare il “perché” dello scatto, c’è bisogno sempre della didascalia, ovviamente non mi riferisco a quelle astratte”.
 
Questo incontro ha rappresentato  la prima public lecture per il World Press Photo, la mostra internazionale di fotografia del più grande concorso di fotogiornalismo al mondo che, per il terzo anno, fa tappa a Palermo. La mostra sarà visitabile fino al prossimo 6 ottobre. 
























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