"Sciascia l'eretico-storie e profezie di un siciliano scomodo"di Cavallaro:"Un libero alla ricerca della verità"

di Ambra Drago
"Il mio interesse in questo libro-racconta Felice Cavallaro- giornalista e scrittore, è quello di far venir fuori la figura di Sciascia come uomo prima ancore che scrittore. Un uomo che ha combattuto le sue battaglie anche da "eretico" ovvero cercando la verità, anche una religione della verità. E' un libro che non si limita alla biografia del pensiero scosciano ma si apre a un dibattito, anche se nella sua grandezza anche lui fece degli errori, come tutti. Ecco ritengo che parlare di lui in modo laico gli rende giustizia. Poi è vero c'è un aspetto narcistico in questo libro, parlo della mia famiglia, di mio padre, della mia origine di Racalmuto, dove la mia casa era a pochi metri da quella di Sciascia. Devo anche dire che la prima stesura del romanzo era in terza persona poi a gennaio mi chiamò la casa editrice che mi invitò a trasformarla in prima persona. Spero che non sia stata una macchietta perché il mio intento come ho detto sopra è rendere omaggio a una figura intellettuale di inestimabile grandezza".In queste righe è concentrato il Cavallaro pensiero, giornalista del Corriere della Sera, che alla fine della sua carriera dopo altri lavori, ha concentrato i suoi sforzi in questo libro dal titolo "Sciascia l'eretico-storie e profezie di un siciliano scomodo" edito Solferino. 
Il testo è stato presentato in una sala affollata di villa Zito sede della Fondazione Sicilia, per l'occasione moderatrice degli interventi, Elvira Terranova, giornalista e responsabile della sede palermitana dell'agenzia di stampa AdnKronos accanto a lei l'ex presidente della Fondazione, il professore Gianni Puglisi, il sindaco Leoluca Orlando e la scrittrice Stefania Auci oltre lo stesso Cavallaro. 
E' la a stessa moderatrice, Elvira Terranova a definire il libro "Una biografia intellettuale umana"concetto sul quale si sono ritrovati via via tutti i relatori.
"Non lo ritengo infatti un libro di storia-sottolinea il professore Gianni Puglisi- ma un pamphlet di attualità e soprattutto un mosaico dove ogni tessera viene messa al suo posto, insomma un telaio visto dal destro dove si ritrovano i fatti italiani e dove tutti i personaggi sono calibrati con equilibrio. Il libro parla di Sciascia ma anche di un giovane Cavallaro ed è intrigante come abbia seguito la sua vicenda, anche familiare, facendoci scoprire come questo legame nella sua vita sia stato sempre presente soffermandosi su tematiche affrontate da Sciascia e che Cavallaro ha riscoperto nella sua attività. Un atto d'amore verso la sua famiglia e verso Sciascia che viene descritto dal punta di vista umano anche di fronte a una tragedia come il suicidio del fratello.La storia dei grandi personaggi passa anche nelle cose quotidiane. Sciascia aveva nel suo piano cartesiano due coordinate, la curiosità e la verità ma a me piace dire che il tutto era caratterizzato dall'icona della libertà".
E da una scrittrice , Stefania Auci, che ha parlato nel suo romanzo "I Leoni di Sicilia" di una delle famiglie più importante come i Florio, è arrivato puntuale un giudizio sul libro di Cavallaro."Voglio partire ricordando un passo del libro. Il momento in cui Sciascia stava per morire e dato il poco tempo rimasto decidono di proiettare il film "Nuovo Cinema Paradiso" ed alla scena finale, quella che per intenderci  riguarda i baci, Sciascia piange. Ecco questo è l'uomo nella sua dimensione veritiera. Lui che è cresciuto in mezzo a delle zie signorine, sposato e padri di figlie, riesce da sempre a far uscire il suo carattere e il suo pensiero spigoloso. Ebbene oggi l'onestà intellettuale non è facile da insegue ma Sciascia ci riusciva a costo di spezzare anche rapporti personali".

Sciascia è scrittore ma è anche l'autore del famoso articolo apparso il 10 gennaio 1987 sulle colonne del Corriere della Sera dal titolo "I professionisti dell'antimafia" dove oltre a essere citato Borsellino veniva fatto il nome di Leoluca Orlando, anche allora sindaco di Palermo. Si dice che i due dopo si chiarirono ma in quest'occasione il primo cittadino ha ricordato l'episodio e la figura di Sciascia così:"Voglio dire che l'eresia è soltanto sintomo di libertà, vale per me e vale Sciascia. Ognuno ha il suo Sciascia, ciò conferma che la complessità e l'ambiguità di una persona rappresenta l'alternativa a un unico pensiero. Per me Sciascia, Calvino e Pasolini sono la lingua italiana certo è vero anche che fra loro erano litigati a conferma che il dissenso è libertà.Passando all'articolo sul Corriere posso dire che indubbiamente Sciascia lanciava un pensiero e l'allarme che si potesse costruire sull'antimafia una speculazione. Ebbene abbiamo avuto gli "sciasciani2 di borgata che lo hanno strumentalizzato e gli "antisciasciani" di palazzo che hanno fatto dell'antimafia applaudita da certa borghesia palermitana. Ecco io e lo dicevo chiaro non andavo a convegni e dibattiti se c'errano determinate persone. L'ultima volta che vidi Sciascia era il 20 novembre 1989 sarebbe morto qualche giorno dopo e mi ricordai mentre ero in ascensore ciò ch emi aveva detto in occasione del premio Mondello del 1985 ( ero un giovane sindaco così mi battezzò Pippo Baudo e dovevo consegnare il premio proprio a lui) senza esitazione disse: " Consiglio che si faccia opposizione da solo" ebbene l'ho fatto ma non ebbi il tempo di dirglielo".
In diversi momenti del lungo pomeriggio sono stati letti dall'attore teatrale e anche televisivo, Sebastiano Lo Monaco diversi passi del libro di Cavallaro.
Infine un ricordo su Sciascia è stato proiettato in sala, in una videointervista che lo stesso Cavallaro fece in occasione della "Strada degli scrittori" al maestro Camilleri scomparso il 17 luglio 2019. Lo scrittore di Porto Empedocle dava il merito a Sciascia di esser intervenuto costantemente nei dibattiti politici e nei temi legati alla società italiana. E ciò che manca di più di tutto concludeva Camilleri erano proprio le sue risposte ma non solo il suo spirito critico e la sua acutezza.

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