Via al ciclo di incontri sul fenomeno violenza di genere: proteggere vittima "rieducando" anche il maltrattante

di Ambra Drago
La violenza di genere un fenomeno complesso che va analizzato, studiato al fine di mettere in atto strategie preventive e repressive a tutela di chi subisce una violenza ma tenendo conto l'altra parte della medaglia ovvero il maltrattante. Per la maggior parte delle volte, un uomo violento torna a commettere lo stesso reato”.
In questa ottica ha preso il via al Centro di Accoglienza Padre Nostro di Brancaccio (Ex Mulino del sale, via San Ciro un ciclo formativo rivolto a operatori del sociale, forze di polizia e magistrati per la prevenzione e gli interventi per gli uomini autori di maltrattamenti.Il percorso formativo “Un altro me”, questo è il suo nome, prevede ben sette incontri che hanno come feel rouge il tema della violenza di genere accanto al “trattamento intensificato” per responsabili di violenze sessuali.
Interessante la considerazione in apertura di giornata di Marina Altavilla- dirigente distrettuale di Esecuzione Penale Esterna:" Da tre anni ha avviato la sperimentazione della presa in carico dei maltrattanti autori di reato in esecuzione penale esterna in tutti gli otto uffici presenti in Sicilia, con una supervisione centrale che ha accompagnato negli anni l’operatività regionale; oggi, grazie a nuovi progetti, abbiamo ritenuto importante aprirci anche all’aspetto della prevenzione primaria nelle scuole e a chiedere una collaborazione a tutte le agenzie non solo di controllo, ma anche sociali e sanitarie”.Al primo incontro ha partecipato il Questore di Palermo, Renato Cortese, che ha evidenziato come progetti del genere che vedono insieme scuola, operatori specializzati, rappresentanti della magistratura e nel caso specifico la Polizia, con la sua Sezione Minori e Reati Sessuali della Squadra Mobile diretta dalla Dott.ssa Maida insieme ad altri rappresentati della polizia, saranno una ventina, quelli che parteciperanno ai vari appuntamenti, siano fondamentali e lodevoli.


"In questo tipo di tematiche è importante capire l'escalation di violenza - ha esordito il questore di Palermo- e cogliere a che punto è arrivata per poter intervenire. Allora nel racconto che le vittime ci fanno è importante capire quando è avvenuto il primo schiaffo o il primo piatto rotto perchè in realtà sono appartentementi fenomeni irrilevanti ma per un investigatore attento oltre che sensibile sono sintomatici perchè ci fanno capire in quel momento il maltrattante a che livello è arrivato. Noi stiamo intervenendo da anni sul fenomeno, in tempi non sospetti, era il 99' quando l'amministrazione ha istituito la sezione dedicata alla violenza di genere nelle Squadre Mobili e abbiamo raggiunto un livello di informazione elevata. Ascoltare una donna che ha subito violenza, non è lo stesso di ascoltare chi ha subito ad esempio il furto di uno stereo, l'approccio dev'essere diverso, raccontare quelle emozioni è già per la vittima un primo passaggio terapeutico che non va interrotto, sta a noi cogliere i dati per risalire al'escalation del fenomeno".
E il questore ha un potere "amministrativo" che consiste nell'ammonimento del maltrattante: "Stiamo avendo grandi risultati - sottolinea il Questore - su questo fronte e i soggetti ammoniti che sono i violenti in qualche modo con questo atto facciamo anche capire loro che sono seguiti dai nostri uffici. Sempre più nel tempo ci rendiamo conto che i soggetti dopo le indicazioni dell'autorità di pubblica sicurezza spesso si tengono lontani dal commettere nuovamente il reato. Inserire il maltrattante in un progetto di recupero è un'iniziativa bella alla quale abbiamo aderito, portando i nostri referenti della provincia esperti per materia a partecipare. Riteniamo che sia fondamentale la prevenzione e deve riguardare anche il maltrattante e deve essere fatta in una cornice inter istituzionale . Stiamo mettendo in piedi un protocollo con gli operatori della provincia perchè anche noi suggeriamo dopo l'ammonimento ad esempio di seguire dei corsi e quindi anche noi possiamo dare il nostro supporto".
E accanto alle Forze di Polizia un ruolo fondamentale svolge la magistratura. Sul tema è intervenuta il procuratore aggiunto con delega ai reati delle Fasce deboli o delle vittime "vulnerabili" così desidera definirle Annamaria Picozzi."Da un anno, da quando mi occupo di questa tematica ho maturato la consapevolezza che l'azione repressiva non era sufficiente così come ho capito che la prevenzione così come la potevo realizzare io (ad esempio dando attenzione verso quei reati che definiamo "sentinella") non era abbastanza. Più di cento richieste di misure cautelari nell'arco di nove mesi, è una cifra elevata. Anche questi tipi di provvedimenti hanno un approccio relazionale e individuale ma il maltrattante non è completamente inibito. Ecco bisogna bloccare la capacità offensiva del maltrattante. L'altro aspetto che mi preme evidenziare è il ruolo della scuola, dove io cerco di andare per parlare del fenomeno. Bisogna educare i giovani a imparare a gestire un conflitto che può andare dal bullismo alla violenza di genere.Bisogna insegnargli a gestire la potenza di questi sentimenti così come le ragazze devono esser in condizione di autoproteggersi senza riversare esclusivamente tutto sulle spalle di un ragazzo".
E proprio sul ruolo della scuola e sull'attività di prevenzione e di "educazione culturale" è intervenuta Fiorella Palumbo, referente dell'Ufficio Scolastico Regionale: "Il percorso che ci è stato proposto che si intitola "Messaggio Corretto" ha una grande valenza per la scuola che si confronta giornalmente con situazione di disagio, violenza, aggressività è da questi segnali che si colgono anche casi di origine risalenti a fenomeni ampi e celati quali possono essere una violenza sessuale o di violenza in famiglia. La scuola diventa il luogo dove spesso viene chiesto aiuto, assumendo un ruolo che non le è proprio e non sempre è pronta a intervenire ecco che in questo senso l'Ufficio scolastico regionale ha bisogno di essere coinvolto in percorsi formativi. Gli insegnanti necessitano di conoscere le procedure in modo da potersi confrontare con il diverso personale anche della giustizia .
Il fenomeno della violenza di genere non riguarda alcuni strati sociali o alcuni quartieri ma può davvero emergere a tutto campo e in diversi contesti sociali.
"Spesso nei quartieri degradati magari emerge di più, perchè solo a volte dove c'è maggior degrado c'è difficoltà dell'utilizzo della mediazione . Noi le problematiche le ritroviamo in tutti gli ordini di scuola- continua Fiorella Palumbo- e in tutte le le zone. E' tutto il sistema che ha bisogno di supporto".
Ecco che fare "rete" tra le diverse parti sociali diventa fondamentale. E' importante la collaborazione e agire in modo non individualistico lo pensa il procuratore aggiunto del Tribunale di Palermo, Ennio Petrigni: "E' fondamentale innanzitutto la comunicazione, l'attenzione sul fenomeno è alta e non solo dal punto di vista mediatico ma perché la consapevolezza, la maggiore sensibilità hanno fatto si che persone "vittime di violenza" trovassero il coraggio di tirar fuori quanto subìto. Da parte di Anm l'attenzione è sempre massima al tema , è importante che tutta la "filiera" sia coinvolta. Da chi raccoglie la denuncia fino al momento di una sentenza che può riguardare il giudizio penale ma ricordiamo anche quello civile. Bisogna agire insieme e in modo coerente".
E' intervenuta anche Rosanna Provenzano, referente scientifico del Programma formativo. La formazione integrata a tutto campo aiuta quindi a ricostruire una capacità di lettura del fenomeno “a superare i limiti conoscitivi e operativi di chi, concentrato sul proprio compito rischia di non avere gli strumenti per andare oltre e vede e interviene solo su una porzione del problema.”
Il prossimo appuntamento formativo è previsto per il 28 novembre.

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