Confiscato il patrimonio di Francesco Abbate, detto “il monaco”. Il provvedimento definitivo di confisca ha colpito ben 42 immobili siti nei Comuni di Balestrate (PA), Palermo e Milano; 10 diritti di usufrutto e/o nuda proprietà di immobili; n. 1 autovettura; n. 15 tra conti correnti, carte di credito e polizze vita; oggetti preziosi, monili (bracciali, collane, orecchini, anelli e pietre preziose) e orologi di pregio il tutto per un valore complessivo di circa 17 milioni di euro.
Abbate è stato condannato una prima volta nel 1997 per due ipotesi di usura consumate a Palermo nel 1991 e nel 1992, e una seconda volta nel 2018, dopo il pronunciamento della Corte di Appello (sentenza irrevocabile a far data dall’ottobre 2019), alla pena di anni 7 di reclusione, per i reati di usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, oltre che trasferimento fraudolento di valori.
Si tratta di un provvedimento definitivo dopo che l'ultima indagine nel marzo 2013 aveva portato all'arresto del "monaco" e al sequestro del patrimonio.
Nel corso delle indagini era stato ricostruito il giro d’affari di Abbate, che aveva erogato prestiti ad almeno 30 vittime, le quali avevano poi riferito agli investigatori della Guardia di Finanza che la consegna del denaro avveniva parte in contanti e parte in assegni, con scadenze prefissate e tassi di interesse imposti che variavano dal 25% ad oltre il 250% annuo.
"Continua sottolineano dal comando provinciale della Guardia di Finanza, l’azione che la nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, a contrasto dei patrimoni di origine illecita con la duplice finalità di disarticolare in maniera radicale le organizzazioni criminali mediante l’aggressione delle ricchezze illecitamente accumulate e di liberare l’economia legale da indebite infiltrazioni della criminalità consentendo agli imprenditori onesti di operare in regime di leale concorrenza".
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