di Giuseppe La Manna
L’umanità è sempre stata colpita da epidemie e pandemie di ogni genere. Ma ce ne dimentichiamo facilmente. L’uomo super-tecnologico di oggi pensa di essere diventato onnipotente e di poter controllare ogni cosa. Poi un esserino così piccolo come un virus gli fa perdere tutte le sue sicurezze e improvvisamente si rende conto di essere fragile. La paura sopravviene. E’ quello che stiamo sperimentando in questi giorni. Delle pandemie che hanno stroncano interi popoli l’uomo di oggi sa ben poco. Quello che si sa delle epidemie è stato appreso soprattutto al cinema, dall’allarmismo dei telegiornali e ad un ricordo vago che viene dagli anni di scuola. Ricordiamo tutti il romanzo “I promessi sposi” e la terribile epidemia di peste che si scatenò nel Nord Italia tra il 1630 e il 1631, decimando la popolazione e infuriando con particolare virulenza nella città di Milano, allora tra le più popolose della regione: è descritta nelle pagine finali del romanzo, in particolare nei capitoli XXXI e XXXII.
L'epidemia si propagò facilmente anche grazie allo stato di estrema povertà e privazione in cui il popolo si trovava dopo due anni di terribile carestia. L'alimentazione durante quei secoli bui, era povera per lo sfruttamento dei signorotti che controllavano quelle popolazioni e imponevano tasse pesanti. Le malattie dei secoli scorsi nelle varie nazioni impestavano i soggetti soprattutto per l'igiene personale. Le acque da bere erano prelevate da acque di superficie, mentre nella campagna venivano prelevate dai pozzi. Gli scarichi delle fogne erano quasi sempre alla luce del sole. Il tifo, lo scorbuto, la tubercolosi, la malaria, malattie come sempre causate dalla contaminazione dell'acqua potabile delle città, dai cibi non adatti e per la mancanza di vitamine e minerali che generano immunodepressione.
I più anziani possono aver conosciuto la terribile influenza spagnola che secondo gli storici ha ucciso circa 50 milioni di persone dal 1918 al 1920. Oggi, nonostante gli allarmismi e nella consapevolezza che bisogna tenere sempre alto il livello di attenzione, i decessi causati da malattie infettive sono decisamente diminuiti nei paesi economicamente sviluppati. La "febbre spagnola" é ancor oggi ricordata come la più grave epidemia di influenza sofferta dall'umanità. Nessun paese fu risparmiato. Causata dal virus H1N1, il numero di decessi superò di gran lunga quello dei caduti provocati dalla Grande Guerra. I sintomi erano tosse, dolori lombari, febbre; successivamente i polmoni cominciavano a riempirsi di sangue e la morte poteva arrivare in pochissimi giorni. Il virus della spagnola era anomalo, molto simile secondo gli scienziati al virus dell'aviaria e a quello della influenza suina. La Grande Influenza, altro nome con cui veniva chiamata, partì dagli Stati Uniti. Nel corso dell’Ottocento a seguito della rivoluzione commerciale e industriale non solo le persone e le merci riuscirono a diminuire la durata dei viaggi, ma anche i microorganismi viaggiavano a velocità superiore rispetto a qualsiasi epoca del passato. L'Ottocento, infatti, rappresentò per l' Europa il secolo dello sviluppo industriale, che causò anche l'aumento demografico e l'accrescimento delle maggiori città che videro moltiplicare al loro interno rifiuti e germi, condizioni favorevoli per lo sviluppo di epidemie. Nel 1817 il colera iniziò a propagarsi dal Bengala, verso l'Europa, l'Africa e le due Americhe senza distinzioni. Il colera è definito, infatti, la malattia della “rivoluzione commerciale”. Le manifestazioni coleriche iniziavano con forte diarrea accompagnata da dolori addominali. Contemporaneamente si presentava anche il vomito e cessava l'emissione d'urina. Il corpo si disidratava e per il malato cominciava il tormento della sete. Quando il malato provava un'intensa sensazione di freddo la morte sopraggiungeva nel giro di poche ore. Un’altra malattia che sembra essere ritornata è la tubercolosi. Chiamata anche Mycobacterium tuberculosis o bacillo di Koch. La malattia attacca i polmoni. La tubercolosi è sempre ed ovunque una malattia grave, ma lo è soprattutto nei paesi in via di sviluppo, nei quali sono maggiori sia diffusione che mortalità. Negli anni Quaranta i farmaci anti-tubercolari ridussero sensibilmente l’incidenza di questo male, ma negli anni Ottanta l’emergenza è tornata prepotentemente grazie alla crescente resistenza del batterio ai farmaci. Infine vogliamo ricordare la lebbra che colpisce la pelle e i nervi periferici penetrando nel sistema monocito-macrofagico. Nel passato i lebbrosi erano considerati peccatori condannati da dio, vittime pertanto di persecuzioni. Concludo citando I Vangeli. Matteo 8. 8,1 Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. 2 Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi». 3 E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii sanato». Che questo possa accadere anche oggi a tutti quelli che sono stati contagiati dal Coronavirus.
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