Colpo alla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio e al reggente Monti: 20 arresti. Commercianti denunciano

Colpo alla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. Sono 20 i fermi di indiziato di delitto eseguiti dai carabinieri. Le accuse sono a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, danneggiamento seguito da incendio, estorsioni consumate e tentate aggravate, danneggiamento aggravato, furto aggravato, ricettazione.
Avrebbero avuto un ruolo determinante lo scorso anno nell'organizzazione nelle celebrazioni della Festa di Sant'Anna che si tiene nel quartiere dal 21 al 28 luglio, avrebbero deciso quali cantanti neomelodici dovessero partecipare e il pagamento attraverso il metodo della "riffa" alla manifestazione, ma non solo risoluzione di litigi tra gruppi ultras per evitare scontri all'interno dello stadio Barbera. 

E poi il controllo del territorio attraverso le estorsioni, ritenute dagli investigatori un mezzo per mantenere le famiglie dei detenuti. Un'operazione di "resilienza" così come è stata battezzata l'operazione, che vedeva i diversi personaggi rivendicare una specifica “funzione sociale”, attraverso l’imposizione delle proprie decisioni per la risoluzione delle più diverse problematiche: dai litigi familiari per motivi sentimentali alle occupazioni abusive di case popolari o agli sfratti per mancati pagamenti di affitti al proprietario di casa. Attraverso i pedinamenti e altri strumenti investigativi sarebbe stato ricostruito l'organigramma della famiglia che comanda il mandamento e i diversi. Un ruolo chiave, hanno sottolineato dal comando provinciale dei carabinieri di Palermo l'aveva Angelo Monti che già nel 2007 insieme al fratello Girolamo aveva diretto il mandamento sino al loro arresto. Altre funzioni Monti le avrebbe affidate a Giuseppe Gambino che avrebbe avuto il compito di tenuta e di gestione della cassa della famiglia, di controllo dell’andamento delle attività illecite e di filtro tra lo stesso Monti e il gruppo operativo che materialmente si occupava della commissione dei reati fine dell’associazione. E poi ancora Salvatore Guarino, già condannato – in via definitiva – per associazione di tipo mafioso, che si sarebbe avvalso di Giovanni Zimmardi, Vincenzo Vullo e Filippo Leto per organizzare e commettere le attività estorsive, per conto della famiglia mafiosa, nei confronti dei commercianti e degli imprenditori operanti nella zona di riferimento. Infine Jari Massimiliano Ingarao (nipote di Angelo Monti)che sarebbe stato il referente della famiglia nel settore del traffico di sostanze stupefacenti. Questo si sarebbe avvalso dell'aiuto dei fratelli, Gabriele e Danilo.


Sempre Ingarao avrebbe incaricato alcuni complici di “invitare” i commercianti del quartiere a sponsorizzare un’esibizione canora di una cantante neomelodica, poi effettivamente avvenuta il 6 dicembre 2019, presso il teatro Don Orione di Palermo. Il provento di tali dazioni di danaro, ottenute grazie alle pressioni mafiose esercitate in danno dei pubblici esercenti, avrebbe contribuito al sostentamento economico di Igarao e, in parte, all’alimentazione della cassa della famiglia mafiosa.


Durante le indagini sarebbero emerse anche le relazioni dei mafiosi di Borgo Vecchio con un neomelodico catanese (legato da vincoli di parentela ad importanti esponenti apicali di quella criminalità organizzata), in solidi rapporti con Jari Igarao tanto da fargli visita presso la sua abitazione mentre questi era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.

Nello specifico, il cantante avrebbe dovuto esibirsi nel corso di una delle suddette serate, ma l’evento non si sarebbe realizzato a causa di polemiche susseguenti alla messa in onda, il 05.06.2019, di un noto programma televisivo, nel corso del quale venivano espressi commenti “infelici” sul conto dei Giudici Falcone e Borsellino.


L’intera vicenda e alcune successive esternazioni di vicinanza ad esponenti della criminalità organizzata, provocava una serie di divieti di esibizione nei confronti del cantante. Per quanto riguarda il "mondo delle estorsioni" ne sarebbero state ricostruite ventidue, aggravate dal metodo mafioso (6 consumate e 16 tentate), avvenute ai danni di commercianti e imprenditori operanti nel territorio di Borgo Vecchio, nonché due sarebbero state commesse attraverso il cosiddetto “cavallo di ritorno”.


"Il dato che maggiormente - dal punto di vista sociale conforta - sottolineano dal comando provinciale dei carabinieri di Palermo, deriva dal numero delle denunce spontanee da parte di imprenditori e commercianti: infatti, su un totale di 22 episodi specifici, ben 13 casi sono stati scoperti grazie alle denunce autonome degli operatori economici, mentre ulteriori 5 episodi sono stati ricostruiti autonomamente grazie alle indagini, ma poi confermati pienamente dalle vittime.

Infine sempre nel corso dell'attività investigativa sarebbe emerso il caso del tentato omicidio, commesso con un’arma da taglio il 12 dicembre 2018, da Marcello D'India e da Giovanni Bronzino nei confronti di Zimmardi (un appartenente alla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, dedito per conto della stessa a riscuotere il “pizzo”), avvenuto all’interno dell’autovettura della vittima (poi incendiata). Il movente sarebbe riconducibile all'accusa che Zimmardi fa ai due relativamente al pagamento di una cena con soldi falsi, accusa che avrebbe infastidito i due assalitori.

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