Medesima sorte è toccata ad un’altra azienda attiva nella fabbricazione di insegne elettriche, operante in uno stabile adiacente alla precedente impresa, che aveva impiegato 1 lavoratore “in nero” su 3 complessivamente individuati.I successivi sviluppi investigativi avrebbero poi permesso di rilevare che tra i 12 operai “in nero” individuati, 3 risultavano inseriti in un nucleo familiare percettore del reddito di cittadinanza.
Per tale motivo, i Finanzieri hanno proceduto a sequestrare le tre carte prepagate sulla quale venivano corrisposte le somme indebitamente percepite per il Reddito di Cittadinanza e destinate all’intero nucleo familiare, denunciando i responsabili alla Procura della Repubblica di Palermo in quanto risultati beneficiari grazie all’omessa comunicazione della variazione della posizione lavorativa (seppure effettuata in forma irregolare).
I finanzieri hanno dato immediata comunicazione all’Istituto Nazionale di Previdenza Statale per la revoca del beneficio ed il recupero delle somme indebitamente percepite, risultate pari a quasi 10 mila euro.
Per i datori di lavoro, invece, si procederà all’applicazione delle maxi sanzione previste per l’impiego dei lavoratori “in nero” (sanzione pecuniaria da un minimo di 1.800 euro ad un massimo di 43.200 euro).
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