Enza Nardi: Adolescenti "annoiati"

Cari lettori, 
Ho scritto diverse volte di argomenti che chiamano in causa i bambini o gli adolescenti. Oggi vorrei soffermarmi a parlare di un aspetto significativo per trarne spunto di riflessione. È sicuramente un argomento molto delicato. Parlo di "adolescenti annoiati". Il cervello degli adolescenti è più suscettibile alla noia rispetto al cervello adulto. La causa sta nei differenti livelli di base di dopamina, un neurotrasmettitore implicato nei processi che spingono a cercare gratificazioni. Ovviamente questo non è il solo fattore che può contribuire ad aumentare il senso di noia. Sarebbe troppo riduttivo trincerarlo a questo motivo. Anche la mancanza di strutturazione del tempo può creare una sorta di apatia nei giovani. Prima dell'arrivo del Covid-19 le ore della loro giornata erano ben organizzate: scuola al mattino e spesso anche il pomeriggio, rientro a casa, compiti, attività pomeridiane programmate, incontro con amici, hobby. Tutto ciò teneva impegnati i ragazzi che non avevano il tempo di fermarsi a pensare.
Adesso l’organizzazione del tempo è stata sottoposta a notevoli cambiamenti. A volte anche non prevedibili. Durante la giornata possono esserci anche grandi spazi vuoti, di stasi o rallentamenti difficili da colmare. Tutto si ferma. Tanti ragazzi raccontano di non avere più voglia di fare niente, di sentirsi apatici, abulici, di non riuscire più a concentrarsi o di svegliarsi al mattino perché non hanno pronti programmi interessanti. La vitalità e l’esuberanza che contraddistingue gli adolescenti e la loro voglia di prendere il mondo a morsi, vengono inibite dalle restrizioni.
Tradotto in una sola parola: noia. Un pò come se fossero delle barche ferme in riva al mare in attesa del vento. Non sanno se arriverà e quando arriverà. La noia è comprensibile quando si viene privati delle consuetudini, ma non dev'essere assolutamente sottovalutata. Un adolescente annoiato è difficile da gestire. Soprattutto perché potrebbe usare la sua energia positivamente oppure negativamente, quindi in modo costruttivo o distruttivo. Nel mio ruolo di docente spesso mi capita di incontrare genitori che appaiono preoccupati. Quelli più responsabili vogliono intervenire, ma si sentono incapaci. Vedono i propri figli poco interessati e temono che la noia che li colpisce possa diventare un'abitudine nel tempo. Ancor più li inquieta il fatto di non essere in grato di distinguere la noia da una vera e propria tristezza, apatia, labilità dell’umore o peggio ancora da una vera e propria depressione o altre situazioni psicopatologiche. Gli adolescenti sono sottoposti a dei cambiamenti psicofisici importanti, vissuti da molti come delle "perdite": del corpo bambino, dell'onnipotenza infantile, dove tutto gli era concesso e del legame morboso con i genitori, loro punto di riferimento assoluto. Arriva per loro il momento di dover costruire il "nuovo sè".
Non è una cosa semplice per tutti. In questo processo è possibile che possano provare un senso di smarrimento. Se la loro giovane vita non viene costantemente riempita di momenti significativi ecco che si sviluppa in loro quel senso di vuoto. A loro modo cercano di colmarlo. Quando quel vuoto lo definiscono noia ecco che scatta in loro l'esigenza di trasformarlo in azioni che li "diverta". Spesso capita che il loro turbamento interiore venga inteso da loro stessi come ricerca di divertimento ovvero un susseguirsi di atti che possano ledere la sensibilità o la libertà dei coetanei. Non si rendono conto che con il tempo tutto ciò che fanno per "gioco" diventa motivo per distruggere e autodistruggersi. Quindi diventano piccoli delinquenti. Si pensa che la microcriminalità trovi terreno fertile nei contesti poco abbienti, in cui si evidenziano condizioni di degrado economico e familiare, con spaccati di vita disagiati e disastrati. In realtà una percentuale piuttosto alta di criminalità minorile afferisce a contesti in cui l’estrazione sociale è medio-alta. Adolescenti incensurati, provenienti da famiglie benestanti, annoiati nel benessere e che scelgono il gruppo per innalzare ulteriormente il proprio status. Diventano violenti, sadici e vessatori nei confronti dei più deboli. Il risultato dell’esperimento viene definito “effetto Lucifero”. Ragazzi essenzialmente buone, si trasformano in "mostri" capaci di atti disumani. Molti possono essere i motivi che spingono i ragazzi a tanto. Comincerei col pensare che una tra le criticità è spesso insita in un’educazione carente, povera di regole da rispettare, o addirittura in una totale assenza di orientamento socio-educativo da parte dei genitori.
In poche parole, crescono giovani analfabeti emotivi. Il passo per trasformarsi da ragazzi annoiati a ragazzi bulli è davvero breve. In soccorso a questa situazione problematica, sempre più in crescita, è stato creato uno sportello di ascolto per genitori e docenti. Si chiama "Parliamone insieme" ed è il primo punto d'ascolto gratuito istituito dalla Croce Rossa Italiana. Raccoglie segnalazioni e testimonianze delle famiglie e delle scuole e dà voce, ma anche supporto ai bambini e ai ragazzi che sono stati vittime ma anche autori di episodi violenti. A fornire gratuitamente la propria consulenza è un team di psicologi e psicoterapeuti specialisti dotati di una formazione psicodinamica sull’infanzia, l’adolescenza e il sostegno alla genitorialità.

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