Pasqua fatale per Calvaruso ritenuto il nuovo reggente del mandamento di Pagliarelli. In manette altre 4 persone

di Ambra Drago
Fatale il rientro in Sicilia per qualche giorno prima di ripartire per il Brasile. E così gli uomini del comando provinciale di Palermo hanno bloccato Giuseppe Calvaruso, 44 anni, per anni braccio destro del boss arrestato Gianni Nicchi e ritenuto dagli inquirenti colui che ha preso il posto di Settimo Mineo (arrestato nel 2018 nell'operazione Cupola 2.0) nel controllo del mandamento di Pagliarelli. Insieme a lui sono state arrestate altre quattro persone si tratta di Giovanni Caruso, 50 anni, Silvestre Maniscalco, 41 anni, Francesco Paolo Bagnasco, 44 anni, Giovanni Spanò, 59 anni, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, lesioni personali, sequestro di persona, fittizia intestazione di beni, tutti reati aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose. Il provvedimento è stato emesso dai pm Federica La Chioma e Dario Scaletta, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. In particolare Calvaruso durante il periodo di lontananza da Palermo avrebbe individuato come uomo di fiducia Giovanni Caruso. Un sostituto che avrebbe gestito affari, avrebbe messo apposto eventuali controversie, insomma sarebbe diventato il punto di riferimento nel mandamento. Gli investigatori in particolare ritengono invece che Calvaruso
avrebbe mantenuto, attraverso il continuo scambio di contatti, riunioni ed incontri anche in luoghi riservati, un costante collegamento con esponenti apicali dei mandamenti mafiosi di Porta  Nuova, Noce, Villabate, Belmonte Mezzagno per la trattazione di affari mafiosi; risolto litigi ma non solo avrebbe assicurato “l’ordine pubblico” sul territorio, ad esempio autorizzando e prendendo parte a un violento pestaggio ai danni di autori di alcune rapine non autorizzate dai vertici
mandamentali. E poi ancora avrebbe garantito iil mantenimento delle famiglie mafiose in carcere e gestito gli affari con dei prestanome.
E proprio in tema di interessi economici Calvaruso avrebbe allacciato dei contatti con un imprenditore di Singapore interessato ad acquistare degli appartamenti nel centro storico. Il reale oniettivo del presunto reggente di Pagliarelli sarebbe stato il settore della ristrutturazione. Con condotte
estorsive, tutte finalizzate a costringere la proprietà degli immobili da acquistare e ristrutturare, si costringeva alle imprese edili riconducibili a Calvaruso.
Per quanto attiene al controllo del mandamento e del territorio sarebbero emersi diversi episodi, com il ricorso di commercianti e imprenditori per ottenere autorizzazioni all’apertura di attività commerciali . Un modo di gestire le diverse situazioni caro a Cosa nostra volendo di fatto sostituirsi al ruolo dello Stato.
Secondo quanto raccolto nelle indagini la famiglia mafiosa di Pagliarelli veniva infatti investita, fra le altre cose, per: punire gli autori di più rapine in danno di un esercizio commerciale; di rinvenire e restituire ai legittimi proprietari un’autovettura rubata; autorizzare l’apertura di nuovi esercizi pubblici.
Infine le indagini avrebbero messo in luce un episodio abbastanza cruento.
Il titolare di una rivendita di detersivi, dopo aver subito due rapine nell’arco di 5 giorni, si
sarebbe rivolto, entrambe le volte, agli uomini di Cosa nostra per identificare i responsabili e
per riappropriarsi delle somme di denaro sottrattegli.
L’imprenditore avrebbe chiamato in causa Giovanni Caruso (consegnandogli anche le riprese
video della rapina), ritenendolo il referente sul territorio per conto di Cosa nostra; che si sarebbe attivavo per risolvere la questione. Dopo aver rintracciato i presunti autori delle rapine questi sarebbero stati rinchiusi in un garage dove sarebero stati trattenuti sino all’arrivo dell’ideatore, che a sua volta veniva “pestato a sangue” alla presenza di Calvaruso, nel frattempo sopraggiunto.
Inoltre sempre Caruso si sarebbe occupato, dopo una i richiesta di un commerciante di rintracciare in 24 ore un’autovettura rubata.

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