Le conversazioni di Mari Albanese e Angelo Sicilia con Felicia Impastato in un libro presentato in anteprima ai Cantieri Culturali della Zisa

di Ambra Drago
Una donna dall'apparenza esile, Felicia Impastato, vestita di nero, pronta ad accogliere giovani provenienti da tutta Italia e da altre nazioni nella sua Cinisi per fare memoria e raccontare del suo Peppino. Un uomo, un giornalista, un'attivista, un coraggioso che aveva detto no alla mafia rinnegando la figura del padre Luigi e pagando tutto questo con la morte. Peppino venne ucciso nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978 con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Ma la voglia di verità non fermò mai questa donna che aveva un diploma di scuola elementare di cui andava orgogliosa. E un libro le è stato dedicato da chi ben 19 anni fa ebbe l'opportunità di conoscerla. Ebbene Mari Albanese e Angelo Sicilia, i due autori, hanno riaperto il cassetto dei ricordi e riavvolto il nastro di tutte le conversazioni che a distanza di tempo ebbero con Felicia. "Nasce così "Io Felicia" racconta Ottavio Navarra- editore- come se fosse un bambino. È la storia di Peppino Impastato e di sua mamma. Il libro di oggi riporta la storia con una però chiave inedita e particolare".E la presentazione è avvenuta ai Cantieri Culturali della Zisa. A parlare di questo testi insieme agli autori, Luisa Impastato (figlia di Giovanni e nipote di Felicia) e Antonella Di Bartolo dirigente dell'ICS Sperone- Pertini di Palermo.Ha moderato l'incontro il giornalista Roberto Greco.
La presentazione prende vita da una riflessione lanciata da Greco ovvero il provare a pensare al concetto laico di mater dolorosa soffermandosi sul fatto che è davvero innaturale che una madre seppellisca i propri figli . Ma è accaduto a Felicia, a tante altre donne come ad esempio Augusta Schiera mamma del poliziotto Nino Agostino ucciso dalla mafia il 5 agosto 1989 insieme alla moglie e al figlio che portava in grembo. Diciamo che mafia e terrorismo ha sottolineato il moderatore hanno inferto ferite "innaturali " a molte madri.
E il dolore seppur espresso solo dal lutto degli abiti ha accompagnato la vita di Felicia che amava essere diretta che usava anche espressioni dialettali e che toccava il cuore di chi aveva il privilegio di passare del tempo con lei. E il libro ha proprio la caratteristica di lasciare intatti certi passaggi dei dialoghi di Felicia, nessun artificio stilistico.
Gli autori hanno infatti spiegato alla platea presente negli spazi si Arci Tavola Tonda, la scelta di restituire in modo intatto le parole di Felicia al lettore.
 
"Le conversazioni risalgono a 19 anni fa. In realtà noi ci trovavamo a Cinisi a vivere il momento del Forum sociale antimafia ricorda Mari Albanese. Chi ha avuto la fortuna di passare da lì la vera gioia era proprio la scoperta di Felicia. La sua casa era aperta a tutti. Lei aveva una missione laica, ovvero quella di raccontare suo figlio e se stessa. Era un patrimonio umano vivente".
Angelo Sicilia racconta qualche aneddoto che ha portato proprio alla scelta di una figura come Felicia. "E' accaduto che con i Pupi Antimafia già avevamo raccontato di alcune donne come Lea Garofalo che combattevano la 'Ndrangheta e allora mi sono detto occorre fare altrettanto con chi combatte Cosa nostra e con chi se ne dissocia. Ecco la scelta di Felicia. Poi per me cresciuto negli anni 80' già la figura di Peppino impegnato in democrazia proletaria aveva rappresentato un punto di riferimento. E poi la bella sorpresa è aver trovato sua mamma".
Per un periodo ha raccontato Angelo Sicilia di aver abitato nella casa con Felicia. E durante alcune chiacchierate sarebbe nata da li l'idea dei Pupi antimafia. Felicia infatti confidò a Sicilia la passione di Peppino per i paladini di Francia e che spesso i srecava a vedere qualche spettacolo. E da qui Sicilia decide di raccontare da li in poi anche la storia di Peppino attraverso i suoi paladini.
 
La prefazione del libro è stata curata da Luisa Impastato, presidente dell'associazione Casa memoria di Felice e Peppino Impastato).
"Sono nata 9 anni dopo la morte di Peppino racconta Luisa Impastato. È stata mia nonna a farmelo conoscere. Lei invece mi ha lasciata quando avevo 17 anni e in realtà avevo tanto bisogno della sua presenza. Era un momento particolare mi ero affacciata all'attivismo e alla politica l'avrei voluta ancora vicina. Per me è stata una donna fortissima, era ironica, lungimirante".
Poi la ragazza richiama una frase di Pino Manzella, un compagno di Peppino che racchiude la figura di Felicia. " Nel suo racconto , continua Luisa Impastato, parla di mia nonna come una donna che non aveva mai pianto e che esprimeva il dolore solo attraverso il lutto negli abiti ma che aveva saputo trasformare il dolore in impegno. Nonostante il dolore riusciva a dimostrare questa forza. Ebbene oggi io, insieme ad altre ragazze ho la responsabilità di questo percorso di memoria. Mi piace pensare che il direttivo di Casa Memoria sia formato solo da donne, come se fosse un passaggio diretto da parte di mia nonna".

E sull'importanza della memoria e del dovere di farla crescere e curarla in un terreno che preventivamente è bene preparare ne ha parlato il dirigente scolastico, Antonella Di Bartolo.
"Leggendo il libro e ascoltando le testimonianze precedenti sembra davvero di ascoltare questa donna . Lei non era solo la mamma di Peppino sottolinea Antonella Di Bartolo ma era lui figlio di Felicia. Lei era Felicia Bartolotta e dentro di se aveva il seme dell'educazione che intatta aveva voluto trasferire a Giuseppe ( così so che amava chiamarlo).E anche i bambini presenti oggi sono figli di Felicia. Siamo noi che abbiamo quindi il compito di portare avanti l'impegno di Peppino, un uomo coraggioso, figlio di una madre altrettanto coraggiosa e incredibilmente all'epoca sola. Ma fortunatamente i tempi sono adesso cambiati".Un'anteprima per questo libro che ha visto la postfazione curata da Vincenzo Pinello.Nel corso della serata sono stati letti dei passi del libro da Enzo Rinella e da Egle Mazzamuto. Il tutto intervallato dalla chitarra e dalla voce di Nancy Lupino.

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