Arrestato l'avvocato Del Giudice ritenuto messaggero di un boss. Scoperto un giro d'usura e estorsioni, altri 9 provvedimenti

Un avvocato, Alessandro Del Giudice sarebbe stato il messaggero all'esterno di alcuni bigliettini di un boss di Misilmeri,  Formoso, attualmente detenuto. Questa mattina, il legale è stato arrestato dai finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria di Palermo e dai carabinieri della Compagnia di Bagheria. Gli viene contestata l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta di un'operazione congiunta, dei militari della Compagnia Carabinieri di Bagheria e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza che hanno arrestato complessivamente  10 persone, in esecuzione di un provvedimento applicativo di misura cautelare emesso su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, di cui 9 in carcere e 1 agli arresti domiciliari. Altre 11 persone sono indagate a piede libero. Inoltre gli investigatori avrebbero scoperto un giro d'usura.

Le vittime, tutte in evidente stato di indigenza, costrette a rivolgersi agli arrestati per poter ricevere dei prestiti con un tasso usuraio variante. Tassi che, a seconda degli episodi, variavano dal 143% annuo e raggiungevano anche il 5.400% annuo (a fronte di un prestito di 500 euro, la somma da restituire in soli 4 giorni diventava di 800 euro). Alle vittime, inoltre, la restituzione della somma di denaro prestata veniva richiesta mediante violenza o minaccia, a titolo di compendio estorsivo. Sarebbe coinvolta(attualmente indagata a piede libero) anche una funzionaria in servizio presso la società “Riscossione Sicilia S.p.A.” (che avrebbe fornito illecitamente notizie riservate circa le posizioni debitorie di numerosi soggetti), una volta individuate le potenziali vittime, assicurava loro la possibilità di ricevere dei prestiti ai tassi usurai. L'inchiesta porta alla luce anche alcune estorsioni, che vedono protagonista l'ex capomafia di Bagheria Giuseppe Scaduto e Atanasio Alcamo. Scattato anche un sequestro preventivo di quote di una società, sigilli pure a un locale commerciale e a un bar-tavola calda di Villabate, valore complessivo dei beni 500 mila euro. In manette sono finiti Giovanni Di Salvo, ritenuto il capo della banda di strozzini; Simone Nappini, intermediario ed erogatore dei prestiti: Antonino Troia, Giovanni Riela, Gioacchino Focarino e Antonino Saverino. Mentre ai domiciliari è andato Vincenzo Fucarino.

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