Strage di Licata, omicida con tre pistole, investigatori:"c'è la premeditazione". Sarà proclamato il lutto cittadino

La comunità di Licata, dopo il quadruplice omicidio, è ancora incredula per quanto accaduto. Intanto sarà  proclamato il lutto cittadino,  volontà espressa sia dal sindaco, Pino Galanti che dal suo vice sindaco Antonio Montana. “Personalmente non riesco a trovare una ragione per la tragedia che si è verificata, ma in questi casi non ci sono ragioni razionali per giustificare – ha aggiunto Montana – conosco dei parenti delle vittime e so che sono gente perbene, grandi lavoratori. L’unica spiegazione che si può dare è quella di un raptus di follia”.I carabinieri di Licata - coordinati dal capitano Augusto Petrocchi, dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto Paola Vetro - hanno cercato di ricostruire i motivi che hanno determinato la tragedia, interrogando diversi familiari. Per investigatori e inquirenti, il fatto che Tardino si sia recato a casa del fratello minore, Diego, con tre pistole non lascia dubbi sulla premeditazione. Si perchè Angelo Tardino, si sarebbe presentato la mattina presto a casa del fratello munito di una calibro 9 e due rivoltelle (regolarmente detenute). Poi avrebbe messo in atto il suo disegno criminoso. Prima l'uccisione del fratello, con il quale aveva dei dissidi legati ai terreni ( entrambi gli uomini erano agricoltori). Poi avrebbe cercato, stanza per stanza, tutti gli altri componenti della famiglia. Con la stessa pistola ha freddato la cognata, Alessandra Ballacchino, 30 anni, e con un'altra rivoltella ha ucciso i due nipoti, Alessia di 15 anni e Vincenzo di 11 ritrovato dagli inquirenti sotto il letto, in segno di protezione dalla furia omicida dello zio. Angelo Tardino uscito dalla casa di via Riesi avrebbe chiamato la moglie per confessare l'atroce gesto. E proprio quest'ultima ha telefonato ai carabinieri che dopo essersi precipitati sul luogo dell'eccidio si sono messi immediatamente alla caccia dell'omicida. Il fuggitivo è stato raggiunto telefonicamente dai militari dell'Arma che hanno, provato a convincerlo a costituirsi. L'uomo, in un primo momento era sembrato propenso a presentarsi in caserma, poi però - mentre era ancora al cellulare con i militari - si è sparato alla tempia. Quando l'auto dell'agricoltore è stata ritrovata, e sono giunti i sanitari del 118, Angelo Tardino era agonizzante ma respirava ancora. E' stato chiesto l'intervento dell'elisoccorso, i sanitari hanno intubato il ferito, che era già in coma, e lo hanno trasportato all'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta. Ma i medici hanno spiegato che non c'era nulla da fare.

Nessun commento:

Posta un commento