Palazzo delle Aquile. I partiti sono fragili e l’autarchia fa il suo debutto fra i troppi aspiranti sindaci del centrodestra

di Giancarlo Drago
Ancora un duro colpo all’autorevolezza e alla credibilità dei partiti arriva dalla corsa alla poltrona di sindaco di Palermo.
Incapaci di raggiungere quello cui aspiravano, ovvero spartirsi equamente le candidature a Palazzo delle Aquile, a Palazzo d’ Orleans e a Palazzo dei Normanni, con sostegno reciproco, i partiti del centrodestra avevano ripiegato su una possibile intesa per il primo appuntamento alle urne, quello del 12 giugno. Ringraziando anche per il rinvio della data, prevista a fine maggio, che avrebbe dato più tempo per un accordo che non matura. Anche se, come nella tradizione, un ballottaggio in piena stagione estiva, finisca per favorire la sinistra, più impegnata nelle urne e meno vacanziera. Comunque sia c’é la data.
 Ma fra strategie occulte, veti, ripicche, ambizioni personali e velleitarismi, nessun partito ha finito per scegliere realmente un proprio candidato, ma si é trovato a dover avallare nomi resi pubblici dagli stessi protagonisti prima che qualcuno li designasse ufficialmente. 
E alcuni hanno già fatto affiggere propri manifesti senza neppure un partito di riferimento. Basta il nome.
Ha iniziato il prof. Lagalla, poi rivendicato dall’ Udc, poi Totò Lentini, con Mpa e i Popolari Autonomisti, ora arriveranno i manifesti dei “gemelli diversi” Francesco Scoma (Prima l’Italia/braccio siculo di Salvini) e Francesco Cascio (Forza Italia) nonché di Carolina Varchi (Fratelli d’ Italia).

Così il centrodestra sperimenterà le primarie, in liturgia ufficiale dentro le urne, sperando che al ballottaggio si crei quella compattezza che garantirebbe una vittoria elettorale.  Ma c’é una pericolosa incognita. Sarà una prova di forza più individuale che di bandiera, con parecchi scontenti all’interno di ogni schieramento e molti pronti a vendette personali.

E gli elettori, considerato il pragmatismo delle sinistre e dei Cinquestelle, continueranno ad astenersi, lamentarsi, ad attendere nuove leadership nel centrodestra capaci , come una volta …., di scegliere gli uomini giusti e rappresentativi.

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