Confronto tra i ragazzi e le ragazze del Gonzaga Campus e i candidati a sindaci di Palermo

In che modo riuscirà la città di Palermo a rispondere ai bisogni e ai desideri principali dei giovani che la vivono ogni giorno? A partire da questa domanda, questa mattina nell'auditorium del Gonzaga Campus, ragazze e ragazzi si sono confrontati con tutti i candidati a sindaci della città. Il politico diventa uomo di Stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni (Winston Churchill).
Proprio a partire da questo pensiero forte, credo che ogni politico - sottolinea p.Vitangelo Denora, direttore generale del Gonzaga Campus - oggi debba rispondere concretamente ai
nostri giovani. Il Gonzaga vuole essere una risorsa aperta pronta ogni giorno a dare il suo contributo educativo e costruttivo per Palermo. Una proposta che lanciano i nostri
giovani è quella che si possano creare maggiori centri di aggregazione sociale e culturale nei diversi quartieri di Palermo.A dare subito un saluto breve, a causa di altri impegni, è stata la candidata Rita Barbera. ìCi tenevo lo stesso molto ad esserci perché è proprio da voi giovani che dobbiamo partire. Questa non è una città, purtroppo costruita per i giovani ma neanche per gli adulti, donne e anziani. Pertanto, il cambiamento reale deve partire proprio da una nuova visione urbanistica che cambi completamente la sua impostazione soprattutto sul piano degli obiettivi da portare avanti. I giovani devono ritornare ad avere fiducia in chi deve rappresentarli con una politica pulita e trasparente .Una volta diventati sindaci, qualcuno di voi - chiede Claudia D'amore - ha pensato a forme di integrazione e di partecipazione dei giovani dentro la macchina comunale?
Penso che alla base di tutto - dice l'eurodeputata Francesca Donato - il focus principale su cui concentrarsi sia il lavoro che dobbiamo ritornare a garantire a giovani. I giovani devono partecipare alla vita attiva della città attraverso l'organizzazione di tavoli tematici strutturali di confronto.
Per i giovani abbiamo negli anni potenziato molti aspetti organizzativi di tipo universitario - ha continuato Roberto Lagalla -. Una chiave vincente è sicuramente
quella di puntare a degli investimenti internazionali che possano attrarre principalmente proprio i giovani con lì'autoimprenditorialità.
I giovani meritano la giusta attenzione - afferma l'architetto Ciro Lomonte - proprio per questo occorre creare un gruppo di lavoro. Bisogna finalmente avere il coraggio e a capacità di valorizzare soprattutto le nuove generazioni affinchè non vadano fuori dall'Isola. Dobbiamo ripensare la nostra città per riuscire a fare sistema facendo emergere tutte le capacità, l'originalità e la creatività - dice pure l'architetto Franco
Miceli -. Rompere il modello del passato significa puntare verso forme di decentramento di potere valorizzando risorse, uomini e strumenti.
I giovani devono riuscire a rappresentarsi da sé diventando parte attiva senza bisogno di essere rappresentati da noi adulti - afferma Fabrizio Ferrandelli -. Ai giovani abbiamo scippato il presente che devono tornare a riprendersi. Per questo
abbiamo creato la lista under 25 rompi il sistema. Inoltre vorremmo realizzare una piattaforma InformaGiovani così come già esiste a Milano, in grado di fare conoscere
tutte le opportunità di lavoro ma anche sociali e culturali che ci sono nel territorio.
Quali sono i progetti per le periferie, per i senzatetto - e per trattenere noi giovani a Palermo?
Sono ben consapevole della gravità del tema sociale che riguarda Palermo - dice Francesca Donato -. Per i quartieri, invece, in ogni circoscrizione ci devono essere spazi di co-working e centri sportivi. Quello che dobbiamo fare - dice Roberto Lagalla - è un grande patto civico con e per la città che punti concretamente alla rigenerazione urbana. Ogni quartiere deve avere una sua autonomia valorizzata dalla
creazione di centri di aggregazioni dove giovani e meno giovani possano fare diverse attività. Importante deve essere pure l'impegno delle associazioni, del volontariato e
del terzo settore per rispondere alle povertà educative e anche alle persone in stato di grave marginallità sociale.
La Sicilia per anni è stata considerata solo una colonia - afferma Ciro Lomonte. Adesso è il momento di operare una rigenerazione urbana corretta e non fumosa della
città. Il tema importante e prioritario - continua Franco Miceli - è sempre il decentramento che ci porti a fare azioni concrete di vera rigenerazione urbana, attraverso forme di sussidiarietà urbana. I giovani sono cittadini del presente e
rappresentano la classe dirigente futura della città.


La macchina comunale è stata sfasciata da tempo e adesso dovremo ricostruirla - dice Fabrizio Ferrandelli -. Ben sappiamo il debito pubblico con cui dobbiamo fare i conti. Chiediamoci, però, cosa possiamo fare prima con quello che abbiamo in casa?

Intanto nei diversi quartieri dobbiamo riportare i Puc e cioè i piani di utilita collettiva. Certamente il debito del comune è un grave problema da affrontare - continua Francesca Donato -. Dobbiamo, nonostante tutto muoverci per priorità".
Per le scuole qualcosa è stato fatto - ribatte Roberto Lagalla - con 30 milioni già destinati agli istituti. La verità è che, i comuni hanno una pessima gestione del
decentramento. Tra i problemi nelle scuole manca spesso la manutenzione ordinaria e una progettazione adeguata.
Secondo Ciro Lomonte occorre fare un censimento e pianificazione adeguata affinchè le scuole funzionino h24.
Le scuole sono importanti presidi civici che devono essere sviluppati in chiave innovativa - dice Franco Miceli -. Il tempo pieno sarà determinante anche se Palermo arriva in una condizione di estremo ritardo.
Concordo che per le scuole sia mancata la manutenzione ordinaria - aggiunge Fabrizio Ferrandelli -. Dobbiamo utilizzare i soldi destinati per edilizia scolastica.

I giovani spesso sono stanchi della politica dice il giovane Antonio.Sicuramente c' è molta stanchezza a causa di una politica con la P maiuscola che non c' è più - sottolinea Roberto Lagalla -. La politica deve ritornare ad avere la funzione di sapersi raccontare come servizio.
La disaffezione alla politica è dovuta al comportamento dei politici - dice Francesca Donato -. Sono stati fatti tanti errori.

Dobbiamo agire per un cambiamento reale - afferma Fabrizio Ferrandelli -. La città cambia se ognuno di noi si assume la giusta responsabilità per essere attore diretto di un cambiamento vero e concreto. Bisogna andare nei quartieri, sporcandosi le mani per aprire le porte finalmente e togliere tutte le ragnatele. Il cambiamento non deve essere solo del sindaco ma deve essere collettivo di tutti noi.


Bisogna dire sempre la verità - continua Franco Miceli - come elemento per costruire un rapporto diverso. Occorre pure recuperare quel rapporto con la società civile che è andato
perso. Questo lo si può fare con la il recupero della partecipazione civile che rende attivo ogni cittadino e cittadina.


Il problema è che la gente non crede più nella
politica - dice Ciro Lomonte -. Bisogna, allora, ridare speranza ad una città che è profondamente sfiduciata. Siamo stanchi di scelte che derivano solo da compromessi.

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