Finanziamenti europei tra semplificazione e rischio infiltrazioni. Caterina Chinnici: "Fondi da spendere bene e in assoluta legalità"

“Nel nostro paese abbiamo gli strumenti sia normativi che operativi per mettere i finanziamenti europei al riparo dalle infiltrazioni criminali: occorrono la volontà e la collaborazione di tutti perché questi strumenti possano efficacemente funzionare. I fondi europei devono essere utilizzati bene e rapidamente, in assoluta legalità e trasparenza. Lo dobbiamo ai cittadini, che attraversano una fase storica tra le più difficili, e lo dobbiamo a chi, come mio padre, per la lotta alle mafie ha dato la propria vita, perché memoria vuol dire continuità, cioè prosecuzione dell’impegno”.
Lo ha detto l’eurodeputata Caterina Chinnici oggi al seminario su “I programmi di finanziamento europei, tra semplificazione amministrativa e rischi di infiltrazione della criminalità”, che si è svolto 
a Palermo presso l’aula magna della Corte di Appello, nel palazzo di giustizia, in occasione del 39° anniversario della strage mafiosa di via Pipitone Federico in cui il giudice Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo e ideatore del pool antimafia, perse la vita
insieme a due carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e al signor Stefano Li Sacchi, portiere del palazzo in cui il magistrato abitava.
“Semplificazione e accelerazione delle procedure – ha detto ancora Caterina Chinnici – devono andare di pari passo con il mantenimento di un’attenzione massima alla prevenzione e al
contrasto nei confronti delle infiltrazioni criminali. Semplificare deve cioè significare riduzione delle zone grigie e garanzia di certezza, non certo rinuncia ai controlli o abbassamento della
guardia pur di fare presto. Che le organizzazioni criminali guardino ai fondi europei come occasione di arricchimento non è una novità e ne sono ben consapevoli magistratura e forze
dell’ordine, impegnate da anni su questo fronte. A rendere oggi di massima urgenza la questione sono l’eccezionalità del momento che attraversiamo, il più difficile della storia europea dal dopoguerra, e la dimensione senza precedenti dello stanziamento disposto dall’UE in seguito alla pandemia, circa 1.800 miliardi di euro in totale tra Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e NextGenerationEU. Da qui l’idea di una riflessione comune e multidisciplinare su un tema che
chiama ciascuno alle proprie responsabilità. L’esperienza italiana è per molti versi un modello esportabile: basti pensare, per esempio, all’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, struttura interforze istituita nel 2020 e poi replicata a livello europeo con il NextGenerationEU - Law enforcement forum”.Il seminario, organizzato dalla Fondazione Rocco Chinnici in collaborazione con l’Associazione nazionale magistrati e con BCC Don Rizzo, è stato introdotto dall’avvocato Giovanni Chinnici,
presidente della fondazione stessa, e dagli altri saluti istituzionali, affidati al presidente della Corte di Appello Matteo Frasca, al procuratore generale Lia Sava, al questore Leopoldo Laricchia, al generale Rosario Castello, comandante della Legione Carabinieri Sicilia, e al generale Riccardo Rapanotti, comandante regionale Sicilia della Guardia di Finanza.

Molti gli spunti offerti l’incontro, dalla sottolineatura del legame tra il lavoro di Rocco Chinnici e l’antimafia moderna, su scala nazionale e sovranazionale, all’analisi degli scenari attuali.

Dal procuratore europeo delegato Calogero Ferrara il punto sul primo anno di attività della Procura Europea, primo organo dell’UE con autonomi poteri di indagine penale. “La sua
istituzione – ha detto – è stata un’autentica rivoluzione. Opera in 22 paesi che contano circa 300 milioni di abitanti e agisce a tutela degli interessi finanziari dell’UE anche quando il finanziamento europeo è minoritario. In dodici mesi sono stati analizzati oltre quattromila casi e sono state
avviate più di 900 indagini, con circa 250 milioni di euro sottoposti a sequestro. Con il 20% l’Italia esprime la quota maggioritaria di queste indagini, e 50 fanno capo alla sola procura di Palermo. È straordinario poter dare corso a un provvedimento di perquisizione in un altro paese UE
trasferendolo per via telematica a un collega che poi lo esegue. C’è però ancora un problema con cui tale rivoluzione si scontra: i tempi della giustizia italiana, incapace dopo un anno e mezzo di arrivare a sentenza, diversamente da quanto avviene in altri paesi dell’UE che pure hanno aperto
meno fascicoli di indagine”.

Dal vicepresidente e assessore all’Economia della Regione Siciliana, Gaetano Armao, il monito sulle criticità legate non solo al rischio di infiltrazioni criminali nei finanziamenti europei ma anche ai rapporti regioni-stato e comuni-stato nella gestione del Pnrr: “L’integrazione delle competenze
multilivello – ha detto – non ha funzionato bene. Il Pnrr ha rilevanza cruciale, va garantita la sua integrità e anche la sua efficacia, finora non percepita dai cittadini”.

“Dove la criminalità organizzata ha un peso maggiore – ha ricordato Carlo Amenta, commissario straordinario della Zona economica speciale Sicilia occidentale – ci sono mezzo punto di prodotto interno lordo in meno e un 10% in più di disoccupazione, perché le imprese, vero motore
dell’economia, sono portate a distogliere risorse dalla qualità del prodotto e dall’obiettivo di soddisfazione del consumatore per impiegarle in altri modi”.

Ricorrenti i passaggi sulla necessità di potenziare la lotta alla corruzione, di cui hanno parlato, fra gli altri, il sociologo Antonio La Spina e la presidente di Anm Palermo Clelia Maltese, che in tema di Pnrr si è anche soffermata sulla “scelta del legislatore di dare priorità alla prevenzione e
di arretrare, invece, sul fronte della repressione”.

Una panoramica del diritto finanziario europeo è stata tracciata da Laura Sauro, funzionaria UE, mentre Emanuele Alagna, direttore della sede palermitana della Banca d’Italia, ha indicato nelle Unità di intelligence finanziaria il perno del sistema europeo antiriciclaggio, ora in fase di
revisione.

Un tema, questo, ripreso nell’intervento finale dal presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo, che ha definito fondamentale l’istituzione dell’Autorità antiriciclaggio europea,
auspicando che possa avere sede in Italia. “Altro aspetto fondamentale – ha affermato – è l’armonizzazione normativa in UE sul fronte delle misure di prevenzione patrimoniale,
attualmente al centro di un progetto di direttiva comunitaria”. Infine un appello: “Il miglior modo per onorare la memoria dei magistrati caduti nella lotta alla mafia – ha concluso Balsamo sarebbe completare l’organico del Tribunale di Palermo: mancano 12 giudici su 113 che ne sono previsti”.

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