Lorefice a "Una Marina di Libri": "Don Puglisi un martire della fede. Con la sua morte la mafia ha fatto autogoal. Grigoli e Spatuzza si sono convertiti"

di Ambra Drago
Come é cambiata questa cittá a 30 anni dall' omicidio del Beato Puglisi. Un riflessione si é svolta sul palco Elenk'art di Villa Filippina in occasione della manifestazione "Una Marina di Libri". Un momento culturale condotto dalla giornalista dell' agenzia Adnkronos, responsabile della sede palermitana, Elvira Terranova con l' Arcivescovo del capoluogo Corrado Lorefice. Si parte da un preciso spunto la lettura di una parte dell' interrogatorio di Salvatore Grigoli, uno dei killer di Don Puglisi che si é pentito dopo aver visto lo sguardo della sua vittima." É un ' illusione di felicità la mafia esordisce l' Arcivescovo di Palermo. Se penso anche al papá di Giulio Zavatteri che conosce il dolore e la sofferenza di un figlio che dai 13 ai 19 anni consuma il crack. Dico questo perché la mafia fa leva sulla mancanza di risposte da parte delle Istituzioni. Se manca la cultura, il lavoro, i ounti di riferimento sani è chiaro che la mafia prospera. Ma voglio ritornare al nostro Don Pino. A me costa personalmente perché sacerdoti che hanno accompagnato Spatuzza nel suo percorso che lui sia non solo diventato un collaboratore ma che sia anche un convertito a Dio. E questo mi é stato confermato anche dai magistrati e direi che é il senso più vero .Ascoltando l' audio di Grigoli ritengo che li c'è un' interpretazione e a partire da un messaggio vangelico. Don Pino con il suo sorriso quando diceva " me l' aspettavo" voleva dire che lo attendeva.In Pino Puglisi cogliamo la consapevolezza di un uomo che é lucido ed ha messo in gioco la sua vita. So che é riduttiva l'immagine di prete antimafia. Puglisi non si capirebbe senza il Vangelo. Non si capirebbe se non si parte da Godrano, da dove lui incominciò nel 1970, ecco dove anche li c'erano le faide, non era un territorio facile. Anche lì capisce che c'é una sfida culturale. Pino Puglisi é un prete. Pino Puglisi non pensa solo al suo ministero se non collocandosi nel contesto sociale e antropologico. Il Vangelo per lui é una visione della storia. Io da seguace di Gesù che spende la sua vita in questo modo per me in quell' evento é la fecondazione l'intera storia umana dove c'é pienezza di libertá. Quando l' istanza evangelica si fa Vangelo si fa antimafia.Si riesce così a dare una risposta concreta". Don Pino Puglisi dopo la strage di Capaci organizzò una prima marcia antimafia a Brancaccio nel dominio dei fratelli Graviano una sfida in quel quartiere mal digerita dalla mafia.

"Vorrei raccontare una mia esperienza continua Lorefice. Mi colpì durante il mio percorso leggere il versetto del Vangelo di Giovanni che dice : " Nessuno ha un amore più grande che donare la vita per i suoi amici" che si trova sulla tomba di Romero e citato anche in quella di Don Pino ecco vuol dire che c'è una coscienza chiara. É un uomo che ha una istanza vangelica che lo rimanda dentro con la stessa intensità e dello stesso trasporto di decidere della propria vita affinché altri decidano della loro. É un versetto del Vangelo in cui Gesù é la vite e gli apostoli i tralci e credo che sia la chiave di tutti . Don Pino ecco che arrivato a Brancaccio ha saputo leggere il territorio.Lui ebbe a dire "Attenzione dobbiamo fare le manifestazioni ma qui la sfida é un altra. Dobbiamo partire dai giovani perché gli adulti sono strutturati ". Quel taglio pedagogico di Don Pino l'aveva dentro, un educatore ispirato dal Vangelo, entrato in seminario a 16 anni con la scelta anche di frequentare il magistrale.
L' arcivescovo Lorefice si é recato a Cracovia oer la Giornata della Gioventù con l' opportunità di incontrare dei giovani italiani li. " Ho preso spunto da una Palermo che aveva avuto dei martiri della fede sottolinea l' Arcivescovo. Ho condiviso con loro l' idea di un Vangelo che abbraccia la fede.Pino Puglisi non ha mai pensato di essere un eroe. Un vero martire non lo sa che é una persi a che sta facendo qualcosa di straordinario. Un altro pungolo per me é stato dal primo momento oltre al ricorso delle tante vittime come Borsellino, gli agenti delle Scorte anche la figura di Biagio Conte. La cifra che dovremmo scoprire tutti é che nessuno si deve mettere una maschera. Una nota essenziale di Don Pino un uomo colto e lui che aveva l'istanza di formare leggeva tanto e se andate nella sua dimora trovate tanti libri anche di stampo antropologico". Io ho lavorato con lui dal 1988 al 1990. Noi lo pregavamo di rimanere ma ricordo la mitezza di questo uomo ma era convinto di andare via. " Non posso rimanere diceva perché Brancaccio é una realtá che mi richiederá un impegno totale". E la proposta di Don Pino era una proposta di libertá e per questo la mafia lo ha eliminato". Don Pino e Biagio Conte cosa hanno lasciato a Palermo ha chiesto la giornalista di AdnKronos, Elvira Terranova. " Negli ultimi giorni di vita di Biagio Conte qualcuno mi chiedeva di ordinarlo diacono.Una proposta che non ho condiviso. Quando si dice Biagio Conte é un missionario laico significa che lui é un cristiano che ha preso coscienza di capire cosa significa essere cristiano e ha avuto coscienza con il suo battesimo. Sia Biagio Conte ma anche altri penso ad esempio a Piersanti Mattarella vivono la loro chiamata nell' impegno del loro lavoro. Conte vedete non era un chierico e non doveva diventarlo. Biagio Conte fa la scelta di rinunciare alla sua ricchezza essendo figlio di imprenditori. Lui é accomunato a Don Pino, entrambi dal basso arrivano a provare tutto quello che l'uomo é capace di eliminare il giusto dalla sua visione. Una visione della storia dal basso in unione con quel Gesù che ha dato la vita. Il loro amore immenso per Gesù Cristo". Ritornando all' omicidio di Puglisi la giornalista chiede all' Arcivescovo se l'eliminazione del prete di Brancaccio sia stata per la mafia un autogoal ( per usare una metafora calcistica).
 "Contestualizzo storicamente afferma Lorefice. Im quegli anni sappiamo che la mafia doveva dare un segno di forza intanto nei confronti dello Stato e poi anche delle Istituzioni.Nel 93' Giovanni Paolo II va ad Agrigento e dopo aver incontrato i genitori di Livatino si sposta davanti il Tempio della Concordia dove il diacono dice " andate in pace" e li il Papa disse la famosa frase. Poi le Stragi continentali e si capisce così che probabilmente si voleva dare un segnale di forza della mafia nei confronti dello Stato e quella frase " ma qui i preti stanno cambiando" nel senso che non pregano solo ma si occupano di altro senza dimenticare alcuni passaggi poi si arriva a settembre al giorno dell' omicidio alla reazione della mafia. Penso che sia stato da parte della mafia un autogol. Spatuzza oggi è un convertito a Dio, significa che la morte di Puglisi é stata feconda. Puglisi é stato ucciso in " odio alla sua fede in Gesù Cristo" questa era la motivazione e della Beatificazio di Don Pino. E significa però che la fede dei mafiosi non é quella cristiana". Successivamente si é parlato dell' arresto di Messina Denaro richiamando la frase del Procuratore De Lucia sull' aiuto della cosiddetta borghesia nella copertura della sua latitanza. "Intanto si capisce che in questi 30 anni ci sono state contiguità e responsabilità. La prima percezione che ho concluse l' Arcivescovo é che questo fiume di sangue ha dato una nuova consapevolezza alla cittá. C' é però ancora una zona grigia e quando ci penso contestualmente mi torna in mente il fatto che qualcuno ha dato la vita. Questo é lo stimolo che quotidianamente mi da forza ad andare avanti. Perchè potete immaginare quanto é difficile essere vescovo di Palermo. Dobbiamo coltivare una grande lucidità di idee e pongo come riferimento i martiri della fede. Quando sono arrivato a Palermo non dovevo conquistare la folla ma nel primo discorso ho nominato figure come Peppino Impastato o Piersanti Mattarella. Oggi c'é una grande crisi di responsabilità. Un grande educatore deve svezzare i propri figli e bisogna farli crescere. Chi vuole rimanere invece in una fase magmatica vuol dire che ancora deve maturare un senso adulto della vita. Questa città ci viene affidata perché Don Pino e altri hanno capito che oltre alla responsabilità personale si ha anche quella della propria comunità". L' incontro é stato salutato da un lungo go applauso. Presenti in platea il Comandante provinciale dei carabinieri De Liso e il Questore di Palermo Laricchia.

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