Sul corpo i segni di una violenza subita e sul volto l'amarezza per non esser riuscita a trovare una occupazione ora che esiste una legge regionale (la n.3 del 31 gennaio 2024) che consente all'Amministrazione di assumere le vittime di femminicidio.
Attualmente la legge è inapplicata, nonostante (è notizia di pochi giorni fa) la sua modifica ( nell'art.118 è stato inserita al primo comma il termine fino al 31 dicembre 2025 e comunque nelle more di una disciplina statale), così come richiesto dal governo nazionale, lasciando al momento in attesa molte donne vittime di violenza, deformazione o sfregio permanente. Una delusione che Barbara Bartolotti, sopravvissuta al suo aguzzino (un collega di lavoro di 29 anni all'epoca dei fatti impiegato nella stessa impresa edile)."Ventuno anni fa, era un sabato pomeriggio, quel 21 dicembre del 2004 incontrai quel collega, che da sempre ritenevo per bene e tranquillo, mi disse di salire in auto da li mi portò vicino l'autostrada. Cercai di fuggire ma mi colpì con un martello alla testa. Ricordo che mi urlava " Non ti posso avere meglio ucciderti". Poi mi cosparse di liquido e mi diede fuoco. L'unica cosa che pensai è che fare finta di morire mi avrebbe salvato e così è stato . Fui soccorsa da due ragazzi che mi portarono al pronto soccorso. I medici mi trasferirono alla Rianimazione del Civico di Palermo". Ma al dolore fisico si aggiunse quello del cuore, i medici le dissero che aveva perso il figlio che portava in grembo. Una notizia che avrebbe voluto festeggiare insieme al marito e alla sua famiglia a pochi giorni dal Natale.
"Ho fatto 27 interventi, continua Barbara Bartolotti, sino al 2014 poi ho detto basta. La cosa piú importante che ho cercato di ottenere è la dignitá lavorativa che mi hanno tolto. Il mio aggressore alla fine ha scontato 4 anni ed è libero ed è stato assunto in una banca.
Io invece ho cercato posto come segretaria, come commessa ma nessuno mi ha mai assunta e tesa una mano. Sono stanca di non essere considerata come essere umano.Spero che ci sia un cambiamento e che ci sia questa opportunità di lavorare per altre donne sfuggite al femminicidio. Voglio essere positiva come 21 anni fa, voglio credere che ci sarà un buon risultato e che tutte potranno veder riconosciuti i loro diritti".
E di diritti hanno parlato gli avvocati Francesco Leone e la sua socia Simona Fell che hanno difeso la signora Bartolotti e altre vittime per le quali hanno presentata un'istanza di assunzione ma sono state rigettate.
"Una norma di buon senso quella firmata dall'on.le La Vardera che da un anno non trova applicazione in questa Regione pur essendoci stata un'impugnazione". "Ci sono tante associazioni rappresentative di questi soggetti sottolinea l'avvocato Fell, che hanno avanzato proposte a livello nazionale faccio riferimento anche al consigliero Bresson di Verona. Se sotto il profilo penalistico sono stati fatti passi in avanti, come l'introduzione del reato di stalking o il Codice Rosso del 2019, sotto il profilo giuslavoristico e civilistico ci sono pochissime misure di sostegno e di indennità. C'è solo una semplice circolare Inail che prevede una decurtazione integrale per l'eventuale assunzione di donne che hanno subito sfregi o sopravvisute al femminicidio. Questa novità legislativa a livello regionale ci riempie di orgoglio e fiducia ed è grazie a diverse associazioni che si è raggiunto l'obiettivo".
Un risultato importante, che vede la legge regionale in vigore, ma che rimane di fatto inapplicata come ha voluto sottolineare il firmatario del testo il deputato Ismaele La Vardera, in conferenza stampa all'Ars.
"Da un anno a questa parte esordisce il deputato e fondatore del movimento Controcorrente c'è un "balletto" su questa legge dedicata all'assunzione di chi si è salvato da un possibile femminicidio e poi estesa anche ai figli delle vittime. Questa norma non è stata impugnata dalla Corte Costituzionale chierisce La Vardera così come gli avvocati Leone e Fell e quindi è in atto. Il Governo nazionale ci ha intimato che l’avrebbe impugnata se non avessimo modificato la norma. L’abbiamo fatto, quindi per quanto mi riguarda non vedo alcun motivo ostativo.
La cosa che mi fa rabbrividire è che queste donne siciliane, che spesso hanno giá affrontato un processo penale, dovranno affrontare eventuali prrocedimenti in tema di lavoro per vedere riconosciuto un loro dirittto. Questo Parlamento si è espresso positivamente su questa norma e non capisco perchè l'avvocato Bologna, dirigente dell'ufficio legislativo e legale della Regione mostra tanti titubanze anche su questa norma modificata, affermando su un quotidiano che i dubbi sull'applicazione non sono stati sciolti. Quando abbiamo una norma di buon senso si creano ostacoli. Chiediamo a distanza di un anno che questa norma sia applicata .Di fatto la leggge n.3 del 31 gennaio 2024 attualmente è pubblicata in Gazzetta ufficiale ma non è applicata e questo conclude La Vardera è inammissibile".
Di fronte a questo nuovo blocco istituzionale, lo Studio Legale Leone-Fell & C. annuncia una nuova battaglia legale per far rispettare i diritti delle vittime.
“Ripresenteremo immediatamente le istanze di assunzione e, se verranno nuovamente rigettate, ci rivolgeremo al TAR - dichiarano Francesco Leone e Simona Fell, soci fondatori dello studio legale - La legge esiste ed è in vigore: negarne l’applicazione significa compiere un atto illegittimo che non possiamo tollerare”.
Il ricorso non sarà solo una difesa delle vittime che hanno già presentato istanza, ma un passo fondamentale per garantire che la politica rispetti gli impegni presi. “Quando una legge viene approvata, deve essere applicata. Non possiamo permettere chel’inefficienza politica e burocratica privi i più deboli di diritti fondamentali – concludono i legali”.
Attualmente la legge è inapplicata, nonostante (è notizia di pochi giorni fa) la sua modifica ( nell'art.118 è stato inserita al primo comma il termine fino al 31 dicembre 2025 e comunque nelle more di una disciplina statale), così come richiesto dal governo nazionale, lasciando al momento in attesa molte donne vittime di violenza, deformazione o sfregio permanente. Una delusione che Barbara Bartolotti, sopravvissuta al suo aguzzino (un collega di lavoro di 29 anni all'epoca dei fatti impiegato nella stessa impresa edile)."Ventuno anni fa, era un sabato pomeriggio, quel 21 dicembre del 2004 incontrai quel collega, che da sempre ritenevo per bene e tranquillo, mi disse di salire in auto da li mi portò vicino l'autostrada. Cercai di fuggire ma mi colpì con un martello alla testa. Ricordo che mi urlava " Non ti posso avere meglio ucciderti". Poi mi cosparse di liquido e mi diede fuoco. L'unica cosa che pensai è che fare finta di morire mi avrebbe salvato e così è stato . Fui soccorsa da due ragazzi che mi portarono al pronto soccorso. I medici mi trasferirono alla Rianimazione del Civico di Palermo". Ma al dolore fisico si aggiunse quello del cuore, i medici le dissero che aveva perso il figlio che portava in grembo. Una notizia che avrebbe voluto festeggiare insieme al marito e alla sua famiglia a pochi giorni dal Natale.
"Ho fatto 27 interventi, continua Barbara Bartolotti, sino al 2014 poi ho detto basta. La cosa piú importante che ho cercato di ottenere è la dignitá lavorativa che mi hanno tolto. Il mio aggressore alla fine ha scontato 4 anni ed è libero ed è stato assunto in una banca.
Io invece ho cercato posto come segretaria, come commessa ma nessuno mi ha mai assunta e tesa una mano. Sono stanca di non essere considerata come essere umano.Spero che ci sia un cambiamento e che ci sia questa opportunità di lavorare per altre donne sfuggite al femminicidio. Voglio essere positiva come 21 anni fa, voglio credere che ci sarà un buon risultato e che tutte potranno veder riconosciuti i loro diritti".
E di diritti hanno parlato gli avvocati Francesco Leone e la sua socia Simona Fell che hanno difeso la signora Bartolotti e altre vittime per le quali hanno presentata un'istanza di assunzione ma sono state rigettate.
"Una norma di buon senso quella firmata dall'on.le La Vardera che da un anno non trova applicazione in questa Regione pur essendoci stata un'impugnazione". "Ci sono tante associazioni rappresentative di questi soggetti sottolinea l'avvocato Fell, che hanno avanzato proposte a livello nazionale faccio riferimento anche al consigliero Bresson di Verona. Se sotto il profilo penalistico sono stati fatti passi in avanti, come l'introduzione del reato di stalking o il Codice Rosso del 2019, sotto il profilo giuslavoristico e civilistico ci sono pochissime misure di sostegno e di indennità. C'è solo una semplice circolare Inail che prevede una decurtazione integrale per l'eventuale assunzione di donne che hanno subito sfregi o sopravvisute al femminicidio. Questa novità legislativa a livello regionale ci riempie di orgoglio e fiducia ed è grazie a diverse associazioni che si è raggiunto l'obiettivo".
Un risultato importante, che vede la legge regionale in vigore, ma che rimane di fatto inapplicata come ha voluto sottolineare il firmatario del testo il deputato Ismaele La Vardera, in conferenza stampa all'Ars.
"Da un anno a questa parte esordisce il deputato e fondatore del movimento Controcorrente c'è un "balletto" su questa legge dedicata all'assunzione di chi si è salvato da un possibile femminicidio e poi estesa anche ai figli delle vittime. Questa norma non è stata impugnata dalla Corte Costituzionale chierisce La Vardera così come gli avvocati Leone e Fell e quindi è in atto. Il Governo nazionale ci ha intimato che l’avrebbe impugnata se non avessimo modificato la norma. L’abbiamo fatto, quindi per quanto mi riguarda non vedo alcun motivo ostativo.
La cosa che mi fa rabbrividire è che queste donne siciliane, che spesso hanno giá affrontato un processo penale, dovranno affrontare eventuali prrocedimenti in tema di lavoro per vedere riconosciuto un loro dirittto. Questo Parlamento si è espresso positivamente su questa norma e non capisco perchè l'avvocato Bologna, dirigente dell'ufficio legislativo e legale della Regione mostra tanti titubanze anche su questa norma modificata, affermando su un quotidiano che i dubbi sull'applicazione non sono stati sciolti. Quando abbiamo una norma di buon senso si creano ostacoli. Chiediamo a distanza di un anno che questa norma sia applicata .Di fatto la leggge n.3 del 31 gennaio 2024 attualmente è pubblicata in Gazzetta ufficiale ma non è applicata e questo conclude La Vardera è inammissibile".
Di fronte a questo nuovo blocco istituzionale, lo Studio Legale Leone-Fell & C. annuncia una nuova battaglia legale per far rispettare i diritti delle vittime.
“Ripresenteremo immediatamente le istanze di assunzione e, se verranno nuovamente rigettate, ci rivolgeremo al TAR - dichiarano Francesco Leone e Simona Fell, soci fondatori dello studio legale - La legge esiste ed è in vigore: negarne l’applicazione significa compiere un atto illegittimo che non possiamo tollerare”.
Il ricorso non sarà solo una difesa delle vittime che hanno già presentato istanza, ma un passo fondamentale per garantire che la politica rispetti gli impegni presi. “Quando una legge viene approvata, deve essere applicata. Non possiamo permettere chel’inefficienza politica e burocratica privi i più deboli di diritti fondamentali – concludono i legali”.
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