“Cantiere sociale” – Associazione culturale – Messina – “Una montagna vista dal mare: Capizzi da Capo d’Orlando”

Venerdì 23 maggio (ore 18) alla Biblioteca comunale di Capo d’Orlando (via del Fanciullo 2) si discute su Capizzi. L’occasione è data dalla presentazione del libro di Giuseppe Restifo “Capizzi fra Tre e Seicento. In un mondo mediterraneo di tensioni”.
La conversazione sarà introdotta dal dr. Carlo Sapone, responsabile della Biblioteca comunale “E. Mancari”. Modera e dialoga con l’autore il dr. Salvatore Granata, dirigente di Legambiente. Interverranno, oltre l’autore, la prof.ssa Franca Sinagra e l’editore dr. Lucio Falcone.
Quindi dal mare di Capo d’Orlando si alzerà lo sguardo ai 1139 metri d’altezza, per andare a cogliere la storia di quello che non è un borgo fra i tanti, ma un paese di montagna appunto, sui Nebrodi, con una vicenda avvincente e plurisecolare.
A partire dal tempo di Federico II, imperatore e re di Sicilia, Capizzi è riottosa al dominio feudale: vuole essere – e ci riesce – città demaniale, in modo da autogovernarsi e da governare le risorse della montagna. Il panorama che si apre fra il medioevo e l’età moderna è sorprendente agli occhi di chi oggi guarda dalle grandi città, dal mare alla montagna, considerandola luogo povero, arretrato e spopolato.
La capacità dei capitini – o “capizzuoti” in lingua siciliana – di “comprendere” le risorse delle “terre alte” è inattesa così come è eccezionale l’attitudine alla “co-evoluzione” con l’ambiente. Persino la neve, che tanto fastidio dà all’attuale circolazione automobilistica, è una grande risorsa per il territorio nebroideo: la si conserva in inverno per averla in estate pronta per i sorbetti e le granite.
Il libro di Restifo sulla storia capitina ha ricevuto una entusiastica recensione in Spagna e si capisce bene il perché: Capizzi è la Santiago siciliana. Ha un Santuario di San Giacomo famoso, conserva una reliquia del Santo Apostolo, lo celebra con una festa che è stata iscritta nel grande libro delle “Eredità immateriali” della Civiltà siciliana.
San Giacomo e Capizzi hanno una storia intrecciata di pellegrinaggi (come Santiago de Compostela), di devozioni e di narrazioni miracolose. Si va quindi alla radice dell’identità di questi messinesi – un po’ anche ennesi, per la verità – che per secoli, e ancora oggi, abitano una delle montagne del Mediterraneo, un mare in mezzo alle terre, spesso “terre alte”.

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