Da "Tantestorie" il libro "Uomo di Stato" di Mongiovì che destina il ricavato delle vendite ad Aslti vicino ai piccoli e giovani pazienti del Civico

di Ambra Drago 
 Francesco Mongiovì è stato 35 anni in polizia dalla scorta di Falcone alla squadra Catturandi sino alla Narcotici. Una città vissuta con passione per la sua giubba. Come ama sottolineare, non è uno scrittore di mestiere ma ha scelto di raccontare il suo percorso professionale e la sua storia per una giusta causa. Ecco che sollecitato da amici e con il supporto sicuramente degli affetti più cari e portando con sé la sua professionalità e umanità sceglie di scrivere il libro " Uomo di Stato" edito OLIGO, a cura di Stefano Marina, con la prefazione del già capo della Polizia, Franco Gabrielli,  ed è stato presentato alla libreria Tantestorie per bambini, ragazzi e adulti attenti, di Giuseppe Castronovo, un libraio innamorato del suo mestiere e dei libri che definisce "amici preziosi". Uno scrigno di cultura e un punto di incontro di idee la libreria che si trova in via Ariosto a Palermo.  Ecco che dopo il COVID, Giuseppe Castronovo decide di realizzare degli "incontri sul marciapiede "  fatti di anime, sorrisi, dialoghi all' aperto dinanzi la sua libreria. Un'idea apprezzata e a cui Mongiovì ha partecipato con piacere proprio dialogando con lo stesso Castronovo. "Tutto il ricavato dei diritti del libro  andrà al Reparto di oncoematologia pediatrica del Civico di Palermo ha sottolineato Castronovo. In particolare attraverso l' Salti ( L' Associazione Siciliana Leucemie e Tumori dell' Infanzia ODV. In particolare l' Unità Operativa del Reparto di Oncoematologia del Civico)  Ecco che il libro oltre a infondere un arricchimento culturale per chi lo acquista, in questa sua veste diventa un veicolo di altruismo. Mi auspico che da oggi questo libro incontri più amici possibili visto la nobile causa".

Presente il dottor  Paolo D' Angelo, primario del Reparto di Oncoematologia pedriatica:" Il mio reparto si occupa di leucemia e di patologie che riguardano le malattie del sangue e che talvolta possono essere gravi ad esempio  possono richiedere il trapianto di midollo. Siamo anche punto di riferimento per problemi relativi al sistema immunitario. Dal 1984, da quando ero studente, conosco questo Reparto e non l'ho abbandonato più. Purtroppo i tumori rappresentano la seconda causa di morte soprattutto nella fascia dai 0 a 14 anni. Oggi come oggi, rispetto a quando ho iniziato, i bimbi da 0 a 14 anni possono guarire ( si registra l' ottanta per cento della casistica ) stessa cosa nella fascia adolescenziale. Cerchiamo di alleviare le  degenze lunghe dei nostri giovani pazienti e in questo ci collaborano la associazione dei genitori a cui Francesco Mongiovì devolverà tutti i diritti".

È stato chiesto al Dott. Paolo D'Angelo a quando risale l' incontro con Mongiovì e da dove nasce il legame con il Reparto. "Lui ci ha conosciuti per caso quando nel 2017 faceva la scorta al sindaco Orlando. Quel giorno ricordo che giocò e si avvicinò ad un bimbo di 7 anni e poi ha vissuto anche la storia di un suo collega che aveva una bimba ricoverata. Tutto questo lo ha avvicinato al mio reparto e ne sono contento". Storie di vita, storie vissute. Il libro parte da un giovane Francesco Mongiovì che svolgeva il lavoro di panettiere in aiuto al papà.

" Un lavoro faticoso racconta il poliziotto ( ormai in quiescenza ), mi svegliavo alle tre del mattino. Poi mio padre aprì un secondo punto vendita e vincemmo un concorso per fornire il pane a un noto centro commerciale, la Standa. Questa volta alle 8 dovevamo avere tutto pronto e feci questa vita sino al militare. Già comincio in quell'occasione a formarmi con amore e inizio ad avvicinarmi al mondo delle Forze dell' Ordine". La passione per la divisa inizia dal mondo militare per poi approdare in Polizia. "Prima ancora tanti lavori e un sogno svanito per i Carabinieri. Nel 1981 la Polizia si organizza civilmente e si entra per concorso. Ecco  supero questo step e a 28 anni entro in polizia. Francesco Mongiovì ha un sogno, approdato alla Lungaro, quello di  entrare nel Reparto Scorte della Polizia di Stato. "Da palermitano conoscevo il giudice Falcone e ammiravo i ragazzi della Quarto Savona Quindici (sigla radio dell' auto di scorta del Giudice) che sacrificavano la loro vita per proteggere questo grande uomo. Quando poi sono entrato in polizia mentre mi trovavo in giro per i corridoi della Questura vidi in una bacheca che c'era un corso di specializzazione come scorta a Abba Santa in Sardegna . Li si svolge la specializzazione per lavorare nelle scorte. Quando tornai venni subito assegnato.Dalla teoria alla pratica era tutto diverso. Però volevo farcela e quando potevo parlavo con quei ragazzi. E dicevo sempre " se vi serve un sostituto io sono qui". Ebbene  mi chiamarono da effettivo dopo il fallito attentato all' Addaura". Nel libro ci sono diversi passaggi storici. Viene ricordata la Strage di via D' Amelio, uno dei momenti più difficili racconta alla platea Mongiovì. " Io passai con mia moglie e mia figlia proprio da lì vicino. Sentimmo un boato. Arrivai davanti la Chiesa e guardandomi dietro vidi una colonna di fumo nero. Siccome in un residence vicino abitava il giudice Ajala pensavo che avessero colpito lui. Non sapevo che abitasse in zona la mamma del dottor Borsellino. Io entrai in quella Chiesa, per via del battesimo, con un ansia tremenda. Poi via via mi arrivavano notizie ed è stato tremendo. È come se avessi rivissuto la Strage di Capaci. Alla fine della cerimonia mi recai in via D' Amelio, mi qualificai ai colleghi  e mi ritrovai in mezzo alla tragedia e ancora oggi mi dico di aver sbagliato ad andare. Vi assicuro che vedere i corpi dilaniati non è una cosa che puoi dimenticare e lì insieme ai colleghi della Mobile mi misi a collaborare".Il percorso di Mongiovì è tutto in salita, e così approda alla Squadra della " Catturandi" prima guidata dal Claudio Sanfilippo e poi da Renato Cortese, attuale Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato.

"Ho trascorso nella Catturandi  ben 22 anni e posso dire che è stata una bella esperienza. Sono stato presente ed ho lavorato all' arresto di Giovanni Brusca colui che ha premuto il bottone del telecomando  da cui è scaturita la Strage di Capaci. 

Quel 20 maggio del 1996', quando arrestano Brusca avevo l' adrenalina a mille. Mi dicevo quell' uomo che vedrò quattro anni prima avevo fatto saltare i miei  colleghi e se lo avesse fatto 5 mesi prima poteva accadere a me. La cosa che mi ha fatto impazzire e che ricordo bene che il giorno dell' arresto a Cannatello nella zona di Agrigento, Brusca con i suoi familiari quella sera vedevano in TV la Strage di Capaci e mi diede un fastidio enorme. Quando Brusca ci chiese di abbracciare il figlio noi gli dicemmo di " No" perché Antonio Montinaro e Vito Schifani pensammo non rientrarono mai  a casa dai loro figli. Poi da Cannatello arrivammo a Palermo e li portammo ( Giovanni e Enzo Brusca) davanti la casa del giudice Falcone e poi facemmo un giro più largo della città . Fu un momento indimenticabile". La Catturandi, fiore all'occhiello in quegli a nni della Polizia di Stato, arrestò più di trenta latitanti. Puoi Mongiovì  riavvolge il nastro e racconta del passaggio alla sezione Narcotici." La mafia, poiché la droga dà denaro difficilmente la mollerà . È un modo per rimpinguare le loro casse. Io ho lavorato 5 anni in questa sezione e mi sono trovato in molte situazioni dove abbiamo portato a termine belle operazioni. Anni importanti e stimolanti". Ma i poliziotti sono anche uomini di cuore, dietro di loro ci sono mogli, compagne, figli che aspettano il loro ritorno o che aspettano di trascorrere anche le ferie insieme .Ebbene per dieci anni Francesco Mongiovì o Ciccio per gli amici, insieme a dei colleghi  hanno ideato il progetto :" Se vuoi". Un'esperienza indimenticabile ." Era un progetto itinerante racconta Mongiovì .Abbiamo iniziato con le scuole dei nostri figli poi via via ci hanno contattato tanti istituti. Con le quinte e le tre classi medie, le superiori e anche universitari trascorrevano tantissime ore a volte sino a tarda sera. Salivano sui nostri pullman insieme agli insegnanti. Noi  li accompagnavano sui luoghi della memoria, dove incontravano familiari di vittime di mafia,  gli amici. Partivamo da Brancaccio ricordando padre Puglisi e finivamo in realtà a Capaci e non ci fermavamo solo a Cinisi che spesso era l'ultima tappa indicata nel programma poi invece scattava la sorpresa con la prosecuzione in un luogo di memoria per noi importante . Abbiamo visto che i ragazzi erano interessati e spesso, alla fine, volevamo rimanere con noi. Noi ringraziamo ancora oggi tutti coloro che ci hanno coadiuvato e hanno accolto con gioia di incontrare i giovani magari sottraendo del tempo agli affetti o al proprio lavoro consuetudinario. Questo progetto è arrivato sino al Nord. Abbiamo cercato di dare voce a tutti. Sono questi momenti che ti riempiono il cuore. Così come la scelta di questo libro. Per me l'obiettivo è la finalità a cui è destinato. Ci credo perché amo donare anche il mio tempo e lo farò fin quando ne avrò forza".



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