Tutto si trascina senza soluzione, come se la rabbia dei Siciliani fosse ormai parte naturale e strutturale del vivere quotidiano. Ma questo agire vigliacco non è la natura a volerlo: è la politica. Una politica che ha usato il voto per ottenere potere e posizioni, senza mai assumersi la responsabilità di affrontare i nodi strutturali che soffocano questa terra. Come O.S. Sinalp, dichiara il Segretario Regionale Andrea Monteleone, va riconosciuto all’attuale Giunta Regionale di aver finalmente “smosso le acque stagnanti” lasciate dai governi precedenti, soprattutto nel settore viabilità, sia su strada che su rotaie, complice anche l'aver, il Governo Nazionale, finalmente approvato la realizzazione del Ponte di Messina. Ma questo non cancella decenni di abbandono e di scelte mancate. Il problema è che il sistema politico, sia nazionale che regionale, continua a premiare non il merito né la capacità, ma gli “yes men”, figure senza autonomia, messe a guardia degli interessi delle Segreterie Nazionali dei Partiti, piuttosto che di quelli della Sicilia. Il problema non è solo regionale, ma nazionale. L'attuale sistema elettorale premia i cortigiani, non i rappresentanti del popolo. Troppi parlamentari siciliani, pur di garantirsi la rielezione, hanno svenduto l’Autonomia, accettando leggi che mantengono la Sicilia in uno stato di sudditanza finanziaria (con il federalismo fiscale mai applicato), rafforzano il ruolo del Commissario di Stato, figura anacronistica che svuota di senso lo Statuto Speciale e bloccano lo sviluppo, lasciando la Sicilia in balia di emergenze infinite come dissesto idrogeologico, trasporti al collasso, sanità allo sbando, la totale assenza di una vera politica del lavoro e della casa. Eppure i temi da affrontare sono chiari da decenni, agricoltura, pesca, sanità, lavoro, casa, infrastrutture. Basta con le promesse e gli elenchi dei problemi, i Siciliani esigono soluzioni concrete, impegni precisi, scadenze chiare. Il punto centrale rimane l’applicazione dell’Autonomia Siciliana. Dal 1947 ad oggi, la sua piena attuazione è stata costantemente rinviata, limitata, ostacolata. Siamo o non siamo una Regione Autonoma con la nostra Carta Costituzionale?
Ha ancora senso la figura del Commissario dello Stato, o è solo un meccanismo per “tenere a bada” ogni velleità siciliana di emancipazione?
Alla data odierna come Siciliani chiediamo chiarezza, o si decide di rinunciare all’Autonomia, accettando l’umiliazione e lo scherno del resto d’Italia, o si ha il coraggio di battersi per farla vivere davvero, come fecero i nostri avi che la conquistarono a costo della vita e di sacrifici enormi. Emblematica è la vicenda del Piano Territoriale Regionale, approvato con la L.R. n. 19/2020 sotto la giunta Musumeci. Quella legge avrebbe dovuto segnare una svolta storica, superamento dei vecchi PRG, pianificazione più snella e partecipata, tutela del territorio e del paesaggio, coinvolgimento degli enti sociali.
Una riforma capace di guardare al futuro. Eppure, a distanza di anni, solo un terzo dei 391 Comuni siciliani ha avviato la redazione del nuovo Piano Urbanistico Generale. Il resto è ancora fermo, bloccato tra burocrazia, inerzia politica e incapacità amministrativa.
La verità è che la Sicilia continua a essere abbandonata da chi avrebbe dovuto difenderla. E se oggi ci troviamo ancora qui a denunciare gli stessi problemi di venti, trenta, quarant’anni fa, è perché buona parte della politica siciliana e nazionale ha scelto la via più comoda, quella delle promesse a vuoto e dell’obbedienza cieca alle Segreterie Nazionali dei Partiti, piuttosto che del coraggio e della responsabilità verso tutti i Siciliani. Non accettiamo più discorsi generici su “ridare dignità alla Sicilia”. Vogliamo risposte e proposte concrete. Chiediamo la Piena attuazione del PTR entro un anno, con sanzioni per quegli amministratori comunali ancora inadempienti.
Chiediamo la fine del commissariamento strisciante, o l’Autonomia si applica davvero, o si ammetta che è solo una finzione. Chiediamo un vero piano economico che restituisca alla Sicilia il controllo delle sue risorse, dai fondi europei alle royalties energetiche, visto che da Statuto il Demanio non è dello Stato ma della Sicilia. Chiediamo leggi speciali per agricoltura, pesca e infrastrutture, tutelando le nostre specialità dalla vergognosa globalizzazione commerciale messa in atto dalle multinazionali, che ci stanno distruggendo.
La Sicilia non può più aspettare. Se i prossimi candidati, regionali e nazionali, non avranno il coraggio di rompere con le logiche romane, questa terra sarà condannata a restare l’eterna cenerentola d’Italia.
O si cambia rotta, o il popolo siciliano dovrà avere il coraggio e la dignità di popolo per prendersi ciò che gli spetta con le proprie mani.
La Direzione Regionale Sinalp
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