Convenzione di Palermo guarda al futuro, confronto al Tribunale di Palermo. "Criminalità è un fenomeno globale"

di Ambra Drago
Sono passati 18 anni dalla ratifica della Convenzione di Palermo entrata in vigore nel 2003 diventata pilastro del contrasto transnazionale al fenomeno della criminalità organizzata ma anche del traffico e della tratta di essere umani. Quarantuno articoli che portarono sul tavolo internazionale ciò che Falcone aveva teorizzato fin dal 1980 il contrasto alla criminalità riguarda tutti i Paesi auspicando al tempo stesso un'ammonizzazione della legislatura.

Ben 188 Paesi non mostrarono alcuna esitazione accogliendo nel proprio ordinamento un documento che avrebbe rappresentato un punto di svolta e che nell'ottobre di quest'anno ha iniziato un lungo procedimento di revisione, che si presume terminerà dato gli argomenti trattati tra una decina di anni ma che ha messo in evidenza l'importanza del testo internazionale tenuto conto dei dovuti aggiustamenti o delle lacune da colmare dovute soprattutto al fatto che le mafie hanno raggiunto un'ampiezza di portata globale.
Dell'importanza, degli effetti giuridici e investigativi e del futuro della Convenzione si è parlato nell'Aula Magna della Corte d'Appello di Palermo. 


L'incontro è stato moderato dalla giornalista e capo servizio della redazione palermitana dell' agenzia di stampa AdnKronos, Elvira Terranova, e ha visto al tavolo dei relatori il presidente di Corte d'appello Matteo Frasca che ha fatto gli onori di casa:" Quel protocollo, rinnovato un mese fa ha rappresentato una misura efficace un'adeguata  risposta alla criminalitá organizzata in chiave di cooperazione internazionale. Voglio dedicare questo incontro a Giovanni Falcone che aveva un forte senso dello Stato e un profondo servitore e agli attacchi meschini rispose con altrettanta fermezza".

A seguire ha preso la parola Roberto Scarpinato, procuratore generale della Corte d'appello  di Palermo:"Il mio pensiero va a Giovanni Falcone che aveva capito che dietro delitti di mafia o riciclaggio di denaro si è celato il gioco del potere e rendendosi invisibile alla pubblica opinione".
Il meccanismo di revisione votato a Vienna consente di superare gli ostacoli relativi al contrasto del fenomeno della criminalitá a livello globale. Per cogliere i diversi aspetti è stato proiettato un video di Rai Cultura. Tra i primi a teorizzare una cooperazione tra gli Stati è stato il giudice istruttore Rocco Chinnici ucciso dalla mafia il 29 luglio 1980 a dare seguito è stato  poi il lavoro di Falcone sfruttando il suo lavoro con la Dea e le procure dei vari Paesi. 

E al dibattito è intervenuta la figlia del giudice istruttore, Caterina Chinnici, attualmente parlamentare europeo che ha a lavorato come relatore per conto del gruppo S&D alla direttiva europea antiterrorismo, al dossier della commissione speciale sul terrorismo e al regolamento che ha istituito la procura europea, primo organo sovranazionale con autonomi poteri di indagine :"Nella più recente normativa il legislatore europeo ha riconosciuto in funzione antiterrorismo la validità delle strategie e degli strumenti sviluppati contro il crimine organizzato.Due punti di forza del diritto penale europeo contro criminalità organizzata e terrorismo sono la collaborazione tra autorità giudiziarie e la cooperazione sia informativa che operativa tra le autorità di contrasto – ha aggiunto Caterina Chinnici – ma nell’attuale legislatura ha finalmente assunto la dovuta importanza a livello UE il contrasto patrimoniale, attraverso la nuova disciplina dell’incriminazione del riciclaggio ma anche con il nuovo regolamento su confisca e congelamento dei beni che, per la prima volta, prevede il reciproco riconoscimento, tra stati membri, dei provvedimenti di confisca in assenza di condanna. Le sfide future sono l’interconnessione e l’interoperabilità delle banche dati, la regolamentazione del rapporto tra nuove tecnologie e prova elettronica e l’adozione di un’accurata definizione comune di criminalità organizzata, la cui mancanza fa sì che attualmente in Europa continuino a esistere approcci molto diversi all’incriminazione del fenomeno associativo criminale. Al riguardo ho commissionato all’Università di Palermo uno studio giuridico comparativo e ho recentemente un’interrogazione alla Commissione Europea”.

"Quando la Convenzione venne adottata- sottolinea Antonio Balsamo- consigliere giuridico della Rappresentanza italiana permanente all' O.N.U.- molti non ne comprendemmo la portata e in questo momento la dimensione della criminalitá organizzata a una portata internazionale. Ci si è reso conto dell' importanza del ruolo di 189 Paesi e altra convenzione che viene usata è quella relativa al Cybercrime stipulata a Budapest firmata solo da 49 Paesi. Invece per il terrorismo la Convenzione di Palermo mantiene una definizione generale sul gruppo terroristico e poi una netta separazione anche con il fenomeno mafioso. Sul piano del diritto vivente la Convenzione di Palermo è stata usata da un' organizzazione criminale che ha fornito armi al terrorismo e poi il terrorismo mafioso e nei processi conclusi a Caltanissetta abbiamo applicato l' aggravante della finalitá terroristica. Una mancanza nel testo riguarda l' esecuzione delle misure patrimoniali all' estero. Queste difficoltà non ci sono per il sequestro e la confisca  nella Convenzione perchè all' art.12 c'è un concetto di proventi del reato che ricomprendere bè anche gli utili di un' azienda mafiosa. Altro settore riguarda le operazioni sotto copertura nelle indagini sulla corruzione e che trova un riferimento nella Convenzione".
E Francesco Testa, procuratore della Repubblica al tribunale di Chieti che ha partecipato come apprendista te italiano ai lavori di revisione a Vienna: " È stato un negoziato complesso all' interno dell' Onu avviato nel 2008 fallito nel 2013 e faticosamente riavviato sotto la spinta italiana. Dovrá essere un processo che tenga conto della differenza degli Stati e il processo di revisione partirá sulla compilazione da parte degli Stati di un questionario e due Stati sorteggiati esaminerà no intesti di legge alla fine verranno prodotte una lista e eventuali modifiche. Il processo durerá  dieci anni ( due sono iniziati) e i protagonisti saranno gli esperti ".
Scendendo nello specifico ci si chiede se a Palermo la Convenzione sia mai stata applicata. 
"È stato previsto che i Paesi debbano introdurre norme effettive che consentano i sequestri e confische di beni di provenienza illecita o di facilitare le.procedure di estradizione e qui di queste previsioni sono un notevolissimo passo avanti a livello globale- sottolinea Francesco Lo Voi- procuratore Capo del Tribunale di Palermo.Sará difficile coinvolgere Paesi come Bahamas e Emirati Arabi spesso paradisi fiscali. Poi ci sono casi in cui come la Bolivia che in tema  estradizione prima applicherá le sue norme e poi la convenzione. Credo che queste dichiarazioni non faciliteranno il lavoro del meccanismo di revisione anche oerchè ci sono pure annessi dei protocolli ( quelli sulla tratta e sul traffico di esseri umani).Per il regolare funzionamento è necessario che gli Stati abbiamo un giusta esperienza anche in tema investigativo. In questa Convenzione c'è spazio per tenere conto di una condotta assimilabile a quello che noi chiamiamo concorso esterno in associazione mafiosa".

Su cosa manca veramente a questa Convenzione è intervenuto invece Francesco Minisci- Presidente di Anm:"Rafforzamento di strumenti di repressione, ricerca diel'identità armonizzazione dei Paesi e allora ritengo che manchi un tassello che aprirebbe la possibilitá di aggredire la mafia ovvero il riconoscimento a livello transnazionale del reato previsto dall' art.416 bis del codice penale". 
Sulla strada fin ora fatta dalla Convenzione e verso dove stia andando si è soffermato l' onorevole David Erminio - vicepresidente del Csm:"Non c'è nessuna alternativa alla cooperazione tra gli Stati anchenperchè le mafie sono pedine geopolitiche non Oslo le mafie producono effetti devastanti sull' economia e nella.lotta alle mafie l' Italia non è seconda a nessuno". 


Anche il Procuratore Nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho ha voluto sottolineare l'importanza del documento di portata internazionale e che ha permesso di effettuare diverse operazioni da parte delle diverse Forze dell'Ordine usufruendo delle tecniche investigative ma soprattutto della collaborazione degli altri Paesi . 
La Convenzione rappresenterebbe il pilastro della normativa internazionale in tema di criminalità e che non poteva non chiamare in causa in termini positivi e di elogio il lavoro di Giovanni Falcone.
A conclusione l' intervento del Ministro della Giustizia: "La Convenzione ha un valore fondamentale per il contrasto alla mafia e ci tengo a sottolineare l' orgoglio che ho provato a Vienna e di poter parlare della Sicilia come una terra di legalitá".

Nessun commento:

Posta un commento