Regione: Beni Culturali, la Gestione del Castello di Caccamo passa al Comune

Il Castello medievale di Caccamo - sito culturale di proprietà della Regione Siciliana - verrà gestito direttamente dal Comune. Lo prevede una convenzione firmata dal governatore Nello Musumeci, dal dirigente generale del dipartimento dei Beni culturali Sergio Alessandro e dal sindaco del Palermitano Nicasio di Cola. La finalità è quella di realizzare una migliore fruizione e valorizzazione di siti monumentali, storici e di pregio, grazie alla partnership tra la Regione e gli enti locali, che li gestiranno direttamente, nell’ottica di un’azione di valorizzazione e fruizione. Il Comune dovrà assicurare la custodia del Castello e l’apertura al pubblico con modalità e orari che garantiscano un servizio plurisettimanale di visite.
Interventi di manutenzione, revisione periodica delle coperture, miglioramento del decoro degli ambienti, stabilità e sicurezza dell’immobile, progetti di restauro dei soffitti, abbattimento delle barriere architettoniche: questi gli altri interventi previsti nella convenzione firmata a Palazzo d’Orleans. E ancora la produzione di segnaletica turistica specifica e materiale promo-pubblicitario in più lingue, completano l’offerta dell’amministrazione di Caccamo. L’assessorato per il tramite della soprintendenza per i Beni culturali eserciterà le funzioni di tutela e ricerca scientifica. I proventi derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso andranno al Comune, che dovrà reinvestirli in interventi di valorizzazione e fruizione o interventi sull’immobile. La convenzione prevede anche lo sviluppo dell’occupazione sul territorio, stipulando accordi con associazioni culturali o di volontariato che abbiano finalità di promozione e diffusione della conoscenza dei beni culturali. «La convenzione – evidenzia il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci - è un primo modello di partenariato Regione-Enti locali che il mio governo ha intenzione di replicare sul territorio siciliano. Siamo partiti con il prezioso Castello di Caccamo e seguiranno altri luoghi della cultura. Ho fiducia in un decentramento controllato dei siti meno noti che sono i nostri piccoli preziosi tesori. Dobbiamo sempre di più sforzarci di inserirli nei grandi circuiti culturali e turistici per farli conoscere al grande pubblico. La Regione eserciterà il suo ruolo di tutela, controllo e verifica dei risultati di questa esperienza innovativa, che è una delle idee forti della nostra visione dei beni culturali in Sicilia». Oltre al Castello di Caccamo, potranno essere trasferite ai Comuni le gestioni per i seguenti monumenti: Castello Bauso di Villafranca Tirrena, Villa Di Pasquale a Messina e Castello cinquecentesco di Spadafora, nel Messinese; Castello Beccadelli di Marineo e Terme arabe di Cefalà Diana, in provincia di Palermo; Palazzo Cappellari a Palazzolo Acreide nel Siracusano; lo stabilimento Florio di Favignana in provincia di Trapani; il Museo di Marianopoli nel Nisseno; il Museo delle Croci di Scicli in provincia di Ragusa.
Note storiche sul Castello. Il sito ove sorge il Castello, per la particolare posizione strategica, in origine era probabilmente occupato da una fortezza o torre d'avvistamento di matrice araba. Le strutture in stile normanno sono conferite da Matteo Bonello, signore di Caccamo, nel XII secolo in seguito alla riconquista dell'isola. Nel XIV secolo i rappresentanti della potente famiglia dei Chiaramonte, a partire da Manfredi I Chiaramonte, apportano radicali modifiche al complesso. Stratificazioni di ulteriori interventi strutturali minori si susseguiranno fino al XVII secolo. Nel 1646 la famiglia Amato acquistò la baronia di Caccamo, elevata dal re Filippo IV di Spagna (Filippo III di Sicilia) a ducato, possesso durato fino al 1813, periodo durante il quale sono eseguiti pesanti interventi che sconvolgeranno il primitivo impianto chiaramontano, con una serie di ristrutturazioni che cancelleranno le strutture medievali, convertendo di fatto il castello in palazzo signorile, arricchito da una serie di saloni con interessanti soffitti lignei dipinti e fregi affrescati. La costruzione raggiunge la massima estensione, perdendo le peculiarità strategica che aveva fino ad allora rivestito. Dopo il 1813 la famiglia De Spuches, principi di Galati, sono i nuovi proprietari, assumono il titolo di duchi di Caccamo. I componenti della casata col possesso operano un drastico restauro stilistico, il castello diviene una grande struttura costruita in pietra bianca arroccata sullo sperone roccioso, ha uno sviluppo con pianta irregolare, possenti mura con merli a coda di rondine, bifore in stile medievale, torri, fossato e un cortile. L'interno è costituito da un dedalo di stanze e scale alla stregua di una dimora reale. Nel 1823 un terremoto abbatte la Torre Mastra. Primo evento infausto di un progressivo processo di decadimento che, nonostante l'impegno dei De Spuches, sfocerà in una serie di crolli che coinvolgeranno l'intero impianto. Negli anni ‘60 la dimora è stata acquistata dalla Regione Siciliana.

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