Case di riposo, videopoker e droga, gli affari del clan di Brancaccio guidati da Scimò e Testa: 25 arresti

Uscita dalla Squadra Mobile di Luigi Scimò
di Ambra Drago
Venticinque le persone arrestate oggi dagli uomini della Mobile di Palermo che hanno inflitto un duro colpo al mandamento di Brancaccio. Le accuse sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata, incendio, trasferimento fraudolento di valori aggravato da autoriciclaggio, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e contrabbando di tabacchi.Dopo L’ arresto di Pietro Tagliavia il mandamento di Brancaccio in particolare della famiglia di Corso dei Mille è stato riorganizzato da Luigi Scimò e Salvatore Testa. Sono loro che negli anni hanno intrattenuto rapporti con altri esponenti mafiosi come Pietro Salsiera e Sergio Napolitano, ai vertici della famiglia di Resuttana e poi Giovanni Sirchia di Passo di Rigano,ma anche Bisconti all’epoca capo mandamento di Belmonte Mezzagno, oggi collaboratore di giustizia e infine Leo Sutera, rappresentante della famiglia di Agrigento e detenuto.
Erano diversi gli interessi portati avanti all’interno del tessuto economico del mandamento. 

Le estorsioni erano affidate a Salvatore Giordano e Giuseppe Di Fatta. Mentre per ciò che riguarda il contrabbando di sigarette questo veniva gestito da Girolamo Castiglione e il settore dei video poker affidato al duo Giovanni De Simone e Aldo Militello. Ma sembra che gli affari girassero anche intorno alle case di riposo, intestare fittiziamente a altre persone tramite Anna Gumina e Pietro Di Marzo, tutti referenti di Scimò. Inoltre Pietro Di Marzo, genero di Scimò avrebbe acquistato una partita di droga da un esponente della famiglia Barbaro di Platì in Calabria.Al controllo del duo Testa e Scimò non sfugge nulla tanto da intervenire direttamente a scovare gli autori di una rapina ai danni di un bingo che si trova nel loro mandamento.
Uscita dalla Squadra Mobile di Salvatore Testa
Entrambi erano chiamati a dirimere anche controversie personali. È il caso del furto di un motorino di Di Marzo e questo approfittando della conoscenza del territorio ha rintracciato il ladro costringendo i genitori a acquistare uno scooter uguale per riparare l’ offesa.
Infine gli investigatori hanno documento anche casi di usura messi in atto da Caterina Feliciotti, moglie di Enrico Urso che curava gli affari di Scimò nonché là preparazioni delle riunioni tra i sodali.

 Sono stati ricostruiti anche casi di furto commessi dai Rovetto. Inoltre sono stati sequestrati beni come veicoli e imprese dal valore di circa un milione di euro. 

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