“Updates on Teaching of Morphological Disciplines: from Atlantic to Mediterranean Sea” Palermo –Beirut – Washington a confronto

di Grazia Gulino
Palermo – Docenti di acclarata fama internazionale si sono incontrati a Palermo, nella cornice dell’Orto Botanico, per un confronto metodologico dell’insegnamento dell’Anatomia Umana. A portare a conoscenza di un pubblico attento, le metodologie in uso nelle università di appartenenza sono stati Rosalyn A. Jurjus, della George Washington University, Abdo Jurjus, della American University of Beirut e Valentina Di Felice dell’Università di Palermo. A trarre le conclusioni dei tre interventi è stata la Professoressa Ada Maria Florena, docente di Anatomia Patologica dell’Università di Palermo. Chairmen sono stati i Professori Francesco Capppello e Angelo Leone. A margine della prima sessione dei lavori, protrattisi per tre giorni, (uno di convegno e due di seminari per gli studenti) abbiamo rivolto alcune domande al Professore Cappello, Ordinario di Anatomia Umana dell’ateneo palermitano. 

- Quali sono le differenze sostanziali di metodo che si evidenziano nelle tre università qui rappresentate? 
- “Ci sono, innanzitutto, differenze sostanziali per quanto riguarda l’impostazione generale degli studi, perché nel mondo anglosassone ed americano in particolare, alla facoltà di medicina si accede dopo un College di tre anni, e gli studi medici durano solo quattro anni, mentre in Italia e, in Europa in genere, durano sei anni, quindi ,l’insegnamento dell’Anatomia umana deve adattarsi a questa prima differenza. Altra differenza è rappresentata dal numero di studenti e docenti, naturalmente là dove è possibile avere un miglior rapporto docente- studente e fare molte attività pratiche, l’insegnamento ha un successo maggiore.
Purtroppo le nostre università soffrono del definanziamento che hanno dovuto subire negli ultimi quindici anni e, quindi, della carenza cronica di docenti e ciò non aiuta a fare una formazione tanto buona quanto possono farla i nostri colleghi, per esempio, negli Stati Uniti e in Libano. Altro fattore che entra in gioco è la possibilità di insegnare Anatomia Umana direttamente adoperando il cadavere. È una prassi abituale sia negli Stati Uniti che in Libano, in Italia è più difficile, tuttavia, a Palermo siamo all’avanguardia perché abbiamo avuto la possibilità di riattivare la Sala Settoria, di attivare ex novo un programma di donazione dei corpi su base regionale, come non ne esistono altri sul piano nazionale. Grazie ad un centro interdipartimentale che abbiamo costruito, che vede non solo medici, anatomisti ed altri professionisti del mondo accademico quali giuristi, filosofi, bioticisti, etc, è stato posto al centro il corpo donato alla scienza ed abbiamo già avuto modo di organizzare dei cadaver labs che hanno riscosso grande successo con i nostri studenti. Insomma la nostra situazione è caratterizzata da luci ed ombre, quest’ultime determinate dalla carenza di finanziamenti. 
- C’è un accordo per fare transitare i nostri studenti nelle università statunitensi e/o libanesi perché possano sopperire a quegli aspetti deficitari che presentano i nostri atenei e viceversa? 
“Esiste già un accordo da oltre dieci anni tra l’università di Palermo e la American University of Beirut, in virtù del quale una decina di studenti libanesi sono venuti in Italia e, più o meno altrettanti, studenti italiani, ed anche docenti sono stati in Libano. Abbiamo accordi anche con altre università americane ma non riguardano gli studenti di medicina ma settori più avanzati, quindi gli studenti dei dottorati di ricerca.” 
- Perché questa differenza? 
“Perché ci sono dei costi notevoli che non sempre gli studenti possono permettersi, né le nostre università hanno dei fondi per supportarli.” 
-Facendo riferimento a quanto da lei detto prima, riguardo la donazione del corpo post mortem alla scienza, quali sono i vantaggi di uno studio fatto direttamente su un cadavere? 
“Noi abbiamo la fortuna di avere nel nostro istituto molto materiale didattico, quali manichini, modellini in plastica, segmenti scheletrici naturali, anche la possibilità di avere organi freschi per fare uno studio comparativo su organi di animali, abbiamo software di Anatomia virtuale, di Anatomia 3 D, ma devo dire che l’esperienza che gli studenti fanno, quando hanno a disposizione un cadavere, è un’esperienza insostituibile. I ricordi, inoltre, che lo studente riesce a farsi con i propri occhi, con le proprie dita, quando esplora le regioni anatomiche su un corpo donato alla scienza sono insostituibili.” 
- Volendo fare un consuntivo di questa giornata, cosa viene fuori? 
“ Che tutto sommato i nostri studenti sono abbastanza fortunati, almeno questo è emerso, perché a loro vengono offerte tutta una serie di possibilità che a studenti di altri atenei italiani non sono date, nel campo dell’apprendimento e dell’insegnamento dell’Anatomia Umana. Certamente ancora c’è molto da fare ma servono risorse e bisogna fare maggiori investimenti sulla didattica, sulla formazione universitaria. Ci sono giovani docenti capaci, che non possiamo lasciar scappare ma bisogna dargli gli strumenti migliori per fargli svolgere al meglio il loro lavoro.” 
Abbiamo rivolto qualche domanda anche al direttore del Dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica Avanzata, Professore Giuseppe Ferraro. 
- L’interlocuzione con le università statunitensi e medio orientali va avanti da anni, ma qual è lo stato dell’arte? 
“Lo step avuto oggi a Palermo, è uno step particolare, legato alla didattica: come insegnare una disciplina, quale l’Anatomia e l’Istologia, rendendo questo particolare insegnamento, con gli stessi contenuti e le stesse modalità sia in un’università americana, quindi con un’impronta molto tecnica, sia in una università libanese, di impronta americana originariamente, ma che risente dei vari influssi europei, nord africano ed asiatico.” 
-Quando ci si confronta con qualcuno si cerca di prendere il meglio, cosa prendete dall’università di Washington e cosa da quella di Beirut? 
“Oggi, abbiamo appreso che l’approccio ad una disciplina quale è l’Anatomia è un approccio verticale, cioè rispetto a quello tradizionale che ancora, nei nostri ordinamenti didattici, vede le discipline di base in modo verticale. Questo tipo di approccio in Italia è stato sperimentato ma, per il tipo di impostazione legata fortemente alle cattedre universitarie e alle autonomie delle varie discipline, non ha mai avuto successo. Oggi, invece, abbiamo visto nell’esperienza americana, che l’approccio integrato consente agli studenti appena laureati e durante il percorso professionale, di mantenere quelle conoscenze e quelle competenze delle discipline di base, che molto spesso l’approccio tradizionale, a blocchi trasversali, porta inevitabilmente a dimenticare. È quindi un approccio che ha delle refluenze su competenze che rimangono tali, inalterate, durante il percorso professionale.” 
-Cosa hanno apprezzato, invece, i vostri colleghi di oltreoceano della vostra didattica? 
“Quello che i nostri colleghi apprezzano è l’approccio teorico italiano che è ineguagliabile, cioè il livello di profondità con cui le varie discipline vengono affrontate, consente un bagaglio teorico che non ha pari. Naturalmente questo va associato ad un bagaglio pratico di attività professionalizzante che è quello su cui noi stiamo puntando, per cui la nostra sede, l’Istituto di Anatomia, sta puntando sullo studio sul corpo donato alla scienza.” 
- Qual è la criticità che il vostro Istituto e tutta l’Università si trova a dover affrontare? 
“La criticità fondamentale è che il Ministero non garantisce il giusto supporto finanziario per l’innovazione della didattica.” 
Non appare ridondante sottolineare quanto auspicabile sia una maggiore attenzione da parte del MIUR alle esigenze delle nostre università. Nell’ultimo quindicennio i governi succedutesi, pur avendo consapevolezza dell’importanza della ricerca, non hanno mai affrontato, con volontà risolutiva, le criticità degli atenei. È innegabilmente motivo di orgoglio prendere atto che, nonostante tutte le condizioni ostative con cui si impattano i nostri docenti universitari, l’ateneo palermitano abbia un primato: lo studio dell’Anatomia umana sul corpo donato alla scienza. Grande plauso a tutti coloro i quali hanno lavorato per rendere ciò realtà. 

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