di Ambra Drago
Un "comitato di affari"sottolineano gli investigatori e gli inquirenti, gestito da imprenditori e professionisti in grado di incidere sulle scelte gestionali di dirigenti pubblici e amministratori locali. Un meccanismo che avrebbe portato avanti gli interessi privati in modo da ottenere vantaggi nel settore dell'edilizia privata. Tutto ciò è stato scoperto dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza e i Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Palermo. Sono scattati i domiciliariper i consiglieri comunali Sandro Terrani di Palermo e Giovanni Lo Cascio già presidente della 2^ commissione urbanistica, per i funzionari comunali Mario Li Castri di Palermo, già dirigente dell’Area Tecnica della Riqualificazione Urbana e delle Infrastrutture, Giuseppe Monteleone già dirigente dello Sportello Unico Attività Produttive. E poi il professionista Fabio Seminerio, di, architetto e gli imprenditori Giovanni Lupo di San Giovanni Gemini e Francesco La Corte, originario di Ribera , rispettivamente amministratore di fatto e di diritto della BIOCASA s.r.l. (con sede in Palermo) operante nel settore edilizio. All’architetto Agostino Minnuto , originario di Alia , è stato notificato l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.
Nel corso del 2016, Seminerio e soggetti a lui riconducibili avrebbero presentato – per conto di numerosi imprenditori – tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo (via Maltese, via Messina Marine e via San Lorenzo) e conseguente realizzazione di complessive 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata.
Per derogare al piano regolatore generale era necessario che il Consiglio Comunale attestasse il pubblico interesse di tali iniziative.
L’istruttoria sulle proposte di deliberazione curata da Li Catri, all’epoca a capo dell’Area Tecnica del Comune, il quale, da un lato, si trovava in situazione di incompatibilità, essendo stato socio in affari con Seminerio, rilasciava parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata.
Per derogare al piano regolatore generale era necessario che il Consiglio Comunale attestasse il pubblico interesse di tali iniziative.
L’istruttoria sulle proposte di deliberazione curata da Li Catri, all’epoca a capo dell’Area Tecnica del Comune, il quale, da un lato, si trovava in situazione di incompatibilità, essendo stato socio in affari con Seminerio, rilasciava parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata.
In cambio Li Castri avrebbe accettato la promessa (formulata da La Corte e Lupo, interessati all’approvazione dei piani costruttivi) di assegnare a Seminerio la direzione dei lavori edilizi da realizzarsi, che a sua volta avrebbe destinato a Li Castri una parte dei profitti percepiti a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale delle tre proposte di deliberazione.
Anche Monteleone, secondo gli investigatori e gli inquirenti si sarebbe adoperato adoperava per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo.
I consiglieri comunali, destinatari del provvedimento, in cambio della promessa di utilità di varia natura, si sarebbero adoperati per una rapida calendarizzazione ed approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore.
In un'altra vicenda Li Castri, sempre nel suo ruolo di dirigente comunale, avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia della BIOCASA, consentendo di aumentare le unità abitative da realizzarsi da 72 a 96. Il progetto era stato redatto anche in questo caso dal suo ex socio in affari Seminario, al quale veniva assegnato l’incarico di direttore dei lavori.
Monteleone, già dirigente dell’Area Tecnica, curava alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla BIOCASA anche per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare sempre a Palermo, avallando varianti in aumento al fine di consentire la realizzazione di un maggior numero di unità abitative da 96 a 133. In cambio Lupo, La Corte e A.M.. gli promettevano 15.000 euro. I primi due, avrebbero assegnato a una strettissima amica di Monteleone, molteplici incarichi professionali, corrispondendole cospicue somme di denaro.
Anche Monteleone, secondo gli investigatori e gli inquirenti si sarebbe adoperato adoperava per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo.
I consiglieri comunali, destinatari del provvedimento, in cambio della promessa di utilità di varia natura, si sarebbero adoperati per una rapida calendarizzazione ed approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore.
In un'altra vicenda Li Castri, sempre nel suo ruolo di dirigente comunale, avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia della BIOCASA, consentendo di aumentare le unità abitative da realizzarsi da 72 a 96. Il progetto era stato redatto anche in questo caso dal suo ex socio in affari Seminario, al quale veniva assegnato l’incarico di direttore dei lavori.
Monteleone, già dirigente dell’Area Tecnica, curava alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla BIOCASA anche per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare sempre a Palermo, avallando varianti in aumento al fine di consentire la realizzazione di un maggior numero di unità abitative da 96 a 133. In cambio Lupo, La Corte e A.M.. gli promettevano 15.000 euro. I primi due, avrebbero assegnato a una strettissima amica di Monteleone, molteplici incarichi professionali, corrispondendole cospicue somme di denaro.
Il sistema scoperto dalle Forze dell'Ordine sarebbe stato rafforzato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Filippo Bisconti, capo mandamento di di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, il quale avrebbe riferito circostanze e dinamiche interne agli uffici tecnici comunali, con particolare riguardo agli interessi coltivati per anni dai Li Castri, Seminerio e Monteleone .
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