Castelvetrano, Dia sequestra i beni dell'imprenditore Cattaneo ritenuto in stretti rapporti con Messina Denaro

Sequestro di beni a Castelvetrano nei confronti dell’imprenditore Carlo Cattaneo, 35enne, attivo nel settore dei giochi e delle scommesse, ritenuto dagli investigatori e inquirenti un elemento appartenere a Cosa nostra. Il provvedimento, scaturito da accertamenti patrimoniali svolti dalla DIA, che hanno scoperto una sproporzione fra i redditi dichiarati e gli investimenti sostenuti dal Cattaneo per l’attività d’impresa, ha colpito:
‐ quote e intero compendio aziendale di 2 società di capitali ed 1 ditta individuale (con sedi a Palermo e a Castelvetrano) operanti nel settore della ristorazione e nei servizi informatici di gestione di sale giochi e scommesse;
‐ un appartamento, un appezzamento di terreno ed un fabbricato in corso di costruzione a Castelvetrano;
‐ diverse autovetture e motocicli;
‐ 4 conti correnti bancari, 1 polizza, depositi e rapporti con istituti di credito, per un valore stimato in oltre 300mila euro.

Le investigazioni sono state portate avanti sulla base degli elementi che sarebbero emersi nell'operazione "Anno zero" del 18 che portò a numerosi provvedimenti di fermo e decreti di sequestro emessi dalla DDA di Palermo nei confronti di affiliati a famiglie mafiose del mandamento di Castelvetrano, fra i quali Carlo Cattaneo e Rosario Allegra (recentemente deceduto), cognato del latitante Matteo Messina Denaro per averne sposato la sorella Giovanna, accusati rispettivamente di concorso esterno e partecipazione in associazione di tipo mafioso.
Utili alle indagini anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che  dimostrarono come l’espansione, nella Sicilia occidentale, delle agenzie di scommesse affiliate a siti di gioco on line (illeciti) sponsorizzati dal Cattaneo, fosse strettamente correlata alla sua relazione con la criminalità mafiosa.
In particolare i rapporti d’affari sarebbero stati avviati, fra il 2012 e il 2013, per iniziativa di Francesco Guttadauro (definitivamente condannato per associazione mafiosa, nonché nipote prediletto di Matteo Messina Denaro) e continuarono, anche dopo l’arresto di quest’ultimo (avvenuto nel dicembre 2013), per il tramite di Rosario Allegra, che, a fronte di protezione, riscuoteva dal
Cattaneo periodiche somme di denaro, utilizzate sia per il sostentamento dei familiari del latitante, sia per quello dell’organizzazione mafiosa.

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