Commemorazione Agostino,messa in Cattedrale. Don Ciotti: "Far sentire le nostre voci contro i silenzi complici"


di Ambra Drago
Nel giorno del 31esimo anniversario dell'uccisione dell'agente Nino Agostino, di sua moglie Ida Castelluccio e del figlio che portava in grembo è sceso come ormai accade da qualche anno a Palermo Don Luigi Ciotti presidente di Libera che prima si è recato dinanzi la stele a Villagrazia di Carini poi ha concelebrato una messa in cattedrale insieme a padre Massimiliano Purpura, cappellano della Polizia di Stato.
Tra i primi banchi i familiari di Nino Agostino e poi ancora il questore di Palermo, Renato Cortese, il prefetto ed a seguire le altre autorità.Dopo la lettura del Vangelo ha preso la parola Don Luigi Ciotti:
"Credo che partendo dal Vangelo posso  poter dire con voi che spesso la nostra Fede è tra il dubbio e la ricerca. Credo che tutti noi chi prima o chi dopo abbiamo avuto un  momento in cui la nostra Fede è stata messa in dubbio e allora si quando poco fa eravamo nel luogo dove sono stati assassinati Nino e Ida ci siamo detti che c'è  bisogno di silenzio. Dobbiamo però sentire forte il bisogno di una memoria viva che deve trasformarsi in responsabilità e impegno. Solo il silenzio ci aiuta decifrare il mistero della vita ma non può soffocare la speranza".


Quella speranza dell'anima e che nutrono i cuori dei familiari di Nino Agostino.
"Le nostre giornate- continua Don Ciotti- hanno bisogno di umanità e di silenzio. Papa Francesco ha detto: “ Dio ha bisogno delle nostre mani per soccorrere e delle nostre voci per denunciare ciò che non va".
 Un saluto caro per coloro che hanno perso la vita, quanti hanno dato le loro mani per soccorrere e hanno prestato la loro voce per denunciare. Siamo chiamati tutti a far sentire le nostre voci contro il silenzio complice. Allora coraggio e umiltà non gesti eroici. Speranza, giustizia e tanto bisogno di verità sono i tre grandi orizzonti del Vangelo e le declinazioni della sua parola. Il male non è solo dei complici ma anche di chi si rifugia nell’ipocrisia, nei silenzi complici. Voi mi insegnate che ci sono scelte che si pagano, al rispetto di se si arriva quando si comprende che il nostro metterci in gioco è strumento di vita. Ognuno deve stare vicino alla vita delle persone, c'è bisogno di  un’etica pubblica che vuol dire sentirsi parte di una comunità”

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