Caso Shalabayeva. Capo della Polizia: "Stimo Cortese e Improta, grandissimo disappunto per sentenza di primo grado. La loro posizione sarà sicuramente chiarita"

di Ambra Drago
Il Capo della Polizia, Lamberto Giannini è intervenuto durante un'audizione in Commissione Affari Costituzionali sul "Caso Shalabayeva" nel quale in primo grado sono stati condannati dal Tribunale di Perugia per sequestro di persona l’ex capo della Squadra Mobile e ex Questore di Palermo, Renato Cortese e l’allora responsabile dell’ufficio immigrazione della questura di Roma, Maurizio Improta. Ad accendere le luci sul caso una domanda di Fabio Berardini ex del M5S, oggi tra le fila del movimento Coraggio Italia, proprio relativa alla condanna in primo grado dei due più bravi investigatori italiani. Il deputato ha posto l'accento sull'alta la professionalità e il valore dei due dirigenti di Polizia, evidenziando come l'accaduto possa anche destabilizzare il personale delle Forze dell'Ordine che a questo punto potrebbero sentirsi "demotivate o abbandonate" nell'esercizio delle loro funzioni. 
 E il Capo della Polizia in modo chiaro e diretto a conclusione del suo intervento in Commissione ha risposto al deputato trevigiano: ''Io ricordo e faccio mie le parole del capo della Polizia pro tempore sulla sentenza che abbiamo registrato, e lo dico anche personalmente, con grandissimo disappunto, dovuto alla conoscenza e alla grandissima stima che ho dei colleghi e alla certezza che la posizione verrà al più presto chiarita perché esistono vari gradi di giudizio e le persone sono innocenti fino alla conclusione. Gli atti di sindacato ispettivo, ha concluso Giannini, conterranno una ricostruzione dei fatti per come erano all'epoca''. E apprezzamento per l'intervento di Giannini è stato mostrato da Enzo Letizia, segretario dell'Associazione nazionale funzionari di Polizia che il 6 maggio scorso aveva scritto una lettera indirizzata proprio al Capo della Polizia dove si auspicava una "restituzione dell'onore e della dignità professionale" ai due alti funzionari. "La presunzione di innocenza fino all'ultimo grado di giudizio afferma Letizia - vale anche per i poliziotti la cui dignita' va rispettata da chiunque e nessuno puo' dimenticare quanto per la sicurezza di questo Paese hanno fatto quegli uomini. Noi siamo convinti della loro totale innocenza e siamo fiduciosi che verra' resa loro giustizia. Torniamo a ribadirlo oggi alla luce delle ultime, positive affermazioni del Capo della Polizia. Vicende giudiziarie complesse come quelle legate al caso Shalabayeva, ribadiamo, insegnano e confermano soprattutto che i funzionari pubblici e i servitori dello Stato sono sempre i primi a pagare, mentre chi ha avuto responsabilità politiche su tutto l'affair non ha ancora fatto chiarezza. Rispettiamo, ovviamente, le decisioni e le sentenze della magistratura. Vedremo, dopo la condanna in primo grado, cosa accadrà nei successivi livelli di giudizio. Ricordiamo ancora una volta però che tra coloro che sono coinvolti nella vicenda vi sono persone con uno stato di servizio eccellente, protagonisti di operazioni e arresti importanti come quelli che hanno riguardato Provenzano e Brusca. Non lo dimentichiamo. E per nostra fortuna non lo ha dimenticato neppure il Capo della Polizia". Parole di gratitudine per le dichiarazioni del Capo della Polizia sono arrivate anche da Felice Romano, segretario generale del sindacato di polizia Siulp. "Siamo stati - ricorda Romano - sempre rispettosi delle sentenze ma siamo altrettanto convinti della linearita' e legittimita' dell'operato dei colleghi coinvolti sul caso Shalabayeva. Cosi' come siamo strenui difensori che sino al terzo grado di giudizio nessuno puo' essere considerato colpevole. Ma - aggiunge - cosa assai piu' importante siamo anche sicuri che alla fine la questione sara' chiarita sancendo la completa estraneita' dei colleghi agli addebiti contestati ".
Anche il sindacato di polizia Siap ha mostrato la piena condivisione su quanto affermato dal Capo della Polizia. Il segretario generale, Giuaseppe Tiani ha ribadito: Siamo sempre rispettosi delle sentenze ma siamo altrettanto convinti della legittimità e correttezza dell'operato dei colleghi coinvoli così come siamo strenui difensori del principio democratico e di giustizia che sussiste fino al terzo grado di giudizio".

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