Prestiti con tassi usurai fino al 140 per cento. Scattano cinque misure cautelari e un sequestro di beni per 500mila euro

Prestito di denaro con tassi di interesse anche di tipo usurario nei confronti di una vasta platea di persone orbitanti nell’area palermitana e romana, per un ammontare complessivo pari a circa 150.000 euro.Un meccanismo che secondo gli investigatori avrebbe visto al vertice Salvatore Cillari di 63 anni per il quale si sono spalancate oggi le porte del carcere. Il cognome è noto in città, Salvatore è fratello di Gioacchino, boss ergastolano, e di Antonio, uomo d’onore che ha scontato una condanna per mafia. 
Mentre sono finiti Gabriele Cillari di 34 anni Matteo Reina di 61 anni e Giovanni Cannatella di 49 anni. Mentre nei confronti di Achille Cuccia di 51 anni applicata la misura del divieto di dimora nel territorio del Comune di Palermo.
Tutti gli indagati dovranno rispondere vario titolo per associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e autoriciclaggio.
Con lo stesso provvedimento il Gip ha disposto il sequestro preventivo di beni nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo stimato in circa 500 mila euro.

Le investigazioni condotte dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo nel periodo novembre 2019/dicembre 2020, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti, videoriprese, esami dei flussi finanziari, allo stato delle indagini hanno consentito di delineare l'attività illecita di una consorteria criminale.

Parte dei proventi illeciti poi sarebbero stati poi “autoriciclati” dal figlio Gabriele, attivo "collaboratore" del padre nelle azioni criminali, in un’attività economica nel settore della ristorazione nel pieno della “movida” palermitana.

Gli altri sodali avrebbero operato a vario titolo come intermediari nel meccanismo sotteso alla erogazione dei prestiti di denaro, entrando in contatto con le “vittime”, proponendo “piani di rientro”, nonché veicolando “messaggi” per il rispetto della scadenza delle rate concordate.

La progressione investigativa curata dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo ha consentito di raccogliere elementi circa:

− il grave stato di bisogno vissuto dai soggetti che hanno chiesto i prestiti di denaro, proseguiti anche nel periodo di c.d. lockdown causato dall’emergenza epidemiologica da Covid-19;

− l’esistenza di un sistema professionale basato sul rilascio di assegni postdatati utilizzati a garanzia dei prestiti erogati, nonché su dazioni in contanti, prive di qualunque tipo di tracciabilità, con l’obiettivo di "schermare" i passaggi di denaro;

− l’applicazione di tassi di interesse che sarebbero arrivati fino al 140% annuo, per ottenere i quali gli indagati hanno esercitato anche minacce nei confronti delle vittime.

Parallelamente, i finanzieri hanno valorizzato in chiave patrimoniale gli elementi acquisiti, attraverso l’esame, il confronto e l’incrocio di informazioni estratte dalle diverse banche dati in uso al Corpo – tra cui il noto applicativo “MOLECOLA” –, accertando l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità degli indagati e i redditi dichiarati.

Sulla base di tali accertamenti, il G.I.P. ha emesso un provvedimento ablativo che ha consentito di sottoporre a sequestro:

− due immobili costituiti da locali destinati a uso commerciale ove svolge la propria attività un ristorante "L' Acerba" nel quartiere “Capo” di Palermo;

− un motoveicolo e conti correnti.

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