Amministratore giudiziario infedele si sarebbe impossessato dei soldi confiscati ai boss. Polizia sequestra all'erede beni per 780 mila euro

Un amministratore giudiziario  avrebbe sottratto soldi da conti correnti dei boss Rosario Gambino e Salvatore Inzerillo che il professionista gestiva per conto del tribunale.
La polizia di Palermo ha sequestrato quasi 800 mila euro, su ordine della sezione misure di prevenzione, nei confronti dell'erede dell'amministratore. Il professionista è deceduto senza avere depositato il rendiconto finale e su di lui era in corso un'inchiesta: dal 2005 e al 2008 aveva effettuato una serie di indebiti prelievi di denaro, per 621 mila euro, dai conti correnti confiscati. L'amministratore era stato iscritto nel registro degli indagati per peculato continuato. Procedimento archiviato dopo la sua morte. Ma gli accertamenti, in base al Codice antimafia, sono proseguiti. La norma prevede, infatti, che il procedimento di prevenzione può essere iniziato anche in caso di morte.E' stato accertato che quei soldi prelevati dai conti sarebbero stati investiti in un'azienda vitivinicola nella provincia di Agrigento con la realizzazione di una cantina e un oleificio in terreni di proprietà dell'amministratore giudiziario. Il professionista avrebbe trasferito le quote societarie a un erede, pur restando di fatto l'amministratore della società fino alla morte.
Lo scorso maggio l'erede ha venduto un ramo di azienda per 928 mila euro. Dagli accertamenti bancari è stato possibile verificare che il prezzo della compravendita è stato accreditato su un conto corrente intestato alla società, sul quale è abilitato ad operare l'erede dell'amministratore. La sezione misure di prevenzione ha disposto il sequestro d'urgenza del saldo per 779 mila euro. Secondo il Questore Laricchia: “Il sequestro patrimoniale d’urgenza che ha consentito di recuperare i soldi distolti da un amministratore infedele all’impiego a
favore della comunità, costituisce un brillante risultato delle attività di monitoraggio dei patrimoni mafiosi condotta anche dopo la confisca da parte della Procura della Repubblica e della Questura.
Questo ed altri episodi purtroppo avvenuti negli anni, confermano come l’attenzione sui patrimoni sequestrati o confiscati non possa fermarsi al provvedimento che ne
dispone la confisca da parte del Tribunale delle misure di prevenzione, ma debba continuare controllando ed accertando che i beni vengano effettivamente impiegati
in modo produttivo a vantaggio della comunità a cui sono stati sottratti dalla criminalità mafiosa.
Nel caso specifico i 621.487,77 euro contenuti nei conti correnti sequestrati a Rosario Gambino e Salvatore Inzerillo nel 2012 erano stati progressivamente distolti
dall’amministratore giudiziario per impiegarli nell’azienda agricola personale, poi venduta dagli eredi dopo la sua morte. Fortunatamente l’alert pervenuto dal
Tribunale delle misure di prevenzione a seguito di mirato controllo, ha consentito immediatamente di inoltrare allo stesso Tribunale una proposta congiunta di
sequestro patrimoniale preventivo del Procuratore della Repubblica e del Questore come prevede la legge, e di recuperare a tempo di record il maltolto sequestrando il
provento della vendita dell’azienda agricola ammontante a 779.476,31 euro.”

Nessun commento:

Posta un commento